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Cronaca Borgo Trento / Via Isonzo

Verona, un anno di indagini pronte a chiudersi: l'ex vicesindaco Giacino (e moglie) verso il processo

Il pm potrebbe anche decidere di chiedere un ulteriore prororga di sei mesi ma la decisione sarebbe quella di procedere in senso inverso: la Cassazione intanto deve decidere sulla scarcerazione

Sei mesi di indagini più altre sei di proroga. In tutto sono durate un anno le indagini a carico dell’ex vicesindaco Vito Giacino, culminate poi con il suo arresto e con quello della moglie, l’avvocato Alessandra Lodi. Il marito è ancora detenuto in cella a Montorio mentre lei è agli arresti domiciliari nell’attico di proprietà a Borgo Trento. Orbene, ora la procedura implica che le strade da seguire possano essere due: la chiusura delle indagini, con la richiesta di rinvio a giudizio, o altri sei mesi di proroga. Nel primo caso, il meno intuitivo, si prefigura la notifica agli indagati e successivamente la scelta nell’affrontare l’udienza preliminare o la richiesta di processo con rito immediato. Secondo quanto riporta il Corriere Veneto, tuttavia, sembra che la pm Beatrice Zanotti, che coordina le indagini fin dall’inizio, abbia deciso proprio di chiudere l’inchiesta.

Anche secondo gli avvocati difensori potrebbe essere la strada più probabile. Così come sarebbe più probabile quella dell’udienza preliminare, ad evitare che, in caso la Corte di Cassazione decida positivamente sulla scarcerazione di Giacino, il lavoro fatto finora dall’accusa venga vanificato. Se accadesse mentre si sta celebrando il rito immediato il processo dovrebbe interrompersi istantaneamente. Intanto come spiega il quotidiano locale, l’ex vicesindaco rimane dietro le sbarre, con l’accusa di corruzione e concussione per aver intascato, a parere dell’accusa, tangenti per oltre 600mila euro dall’imprenditore edile Alessandro Leardini. Scopo: facilitare le pratiche di edificabilità su alcuni terreni.  

Dopo il serrato confronto davanti al giudice con la coppia Giacino-Lodi, Leardini ha continuato a confermare tutto, ribadendo in un'intervista ai mass media che «già da parecchi mesi avevo in più occasioni detto a Giacino di non sopportare più la pressante e continua richiesta di denaro che lo stesso mi faceva con riferimento alla mia attività imprenditoriale».

Oltre che alle mosse del pm, l'attesa sia per l'avvocato Vicentini che per il suo collega Apollinare Nicodemo (che difende la Lodi) è rivolta anche alla fissazione dell'udienza in cui la Cassazione si pronuncerà sulla permanenza o meno a carico della coppia delle attuali esigenze cautelari che ne hanno separato i destini, costringendo lei ai domiciliari nel mega attico di Borgo Trento e lui in una cella a Montorio, «dove viene trattato senza privilegi e come tutti gli altri detenuti». Lo ha «chiesto lui stesso».

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