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Cronaca Centro storico / Piazza Brà

Truffa dei falsi Cavalieri di Malta, banda sgominata anche a Verona

Ci sono decine di persone truffate dall'organizzazione smantellata tra Roma e Verona: un 67enne scaligero è finito in manette. La banda era dedita anche all'immigrazione clandestina: avrebbe dovuto far entrare in Italia circa 5mila tunisini

Vendevano falsi certificati cavallereschi legati al famoso ordinamento di Malta per celare il loro traffico di immigrati clandestini. Una truffa vera e propria messa in atto da sette persone in tutto il territorio italiano "nel conferire onoreficenze e decorazioni cavalleresche e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina". Dieci persone sono state arrestate dalle prime ore di questa mattina, 4 giugno, tra la provincia di Roma, Verona, Pianella, Reggio Calabria, Bologna e Viterbo dai carabinieri della Capitale. Tra di loro, al vertice dell'organizzazione c'è anche un veronese di 67 anni. Lui sarebbe uno dei due membri della banda finito ai domiciliari. Altri sette sono invece in carcere, mentre solo per uno è scattata la misura dell'obbligo di presentazione in caserma tutti i giorni.

LE INDAGINI - Secondo quanto ricostruito, la banda vendeva falsi cavalierati in rande quantità, trovando clienti addirittura tra ignari pubblici funzionari e accreditandosi anche su numerosi stati esteri, facendo credere di essere i veri "Cavalieri di Malta". L’arte degli imitatori era così sottile che erano riusciti a ingannare diversi parroci per la concessione delle chiese da utlizzare per altisonanti cerimonie religiose e l’immancabile iniziazione. L’indagine, condotta dai militari della stazione di Roma-Monteverde nuovo era cominciata dalla denuncia presentata il 9 novembre scorso dalle titolari di una tipografia, che avevano ricevuto una commessa sospetta riguardante la stampa di alcuni passaporti da parte di uno degli indagati. In quell'occasione, infatti si era presentato come rappresentante di un’agenzia diplomatica internazionale. Le successive investigazioni hanno consentito di acertare che gli indagati avevano costituito una prima associazione "Ordine Militense del Sovrano Ordine di San Giovanni di Gerusalemme-Cavalieri di Malta" a Latina, l'11 novembre 2009. Il 5 novembre 2012 ne avevano messa in piedi una seconda denominata Volontari di Protezione Civile S.O.M.S.J. del Sovrano Ordine Ospitaliero Melitense di San Giovanni di Gerusalemme – Cavalieri di Malta. Era attraverso due siti distinti ma molto simili a quelli dell'autentico ordine cavallersco, che la banda si faceva pubblicità.

LE TRUFFE - I carabinieri hano così scoperto che con la prima associazione effettuavano affiliazioni, concedevano cavalierati dopo il versamento di somme di denaro oscillanti tra 3mila e 10mila euro. La seconda associazione serviva a celare un traffico di immigrati clandestini. La banda, infatti, aveva fatto entrare in Italia almeno 350 cittadini tunisini che pagavano tra i 2mila e i 5mila e 500 euro a testa con la promessa di una successiva occupazione. Complessivamente dovevano essere 5mila i cittadini tunisini che, nell’arco temporale di un anno, avrebbero dovuto raggiungere l’Italia. La scusa certificata era quella di "dover svolgere un corso per l'uso del defibrillatore". Per questo, lo scorso 23 novembre, tre respnsabili della banda erano state fermate all'aeroporto di Fiumicino mentre tentavano di far entrare 66 tunisini muniti di un falso visto collettivo del Ministero degli Esteri e falsi cartellini di appartenenza all'Ordine cavalleresco di Malta in qualità di volontario, e dotati di pettorine catarifrangenti con le insegne del falso ordine.

Sono in corso le indagini per verificare l’impiego delle ingenti somme di denaro ricavate dall’illecita attività. E’ stata accertata la presenza di vari conti correnti, collegati all’associazione, sparsi per il mondo, così come i contatti per "ambasciatori e corrispondenti". Tra gli arrestati ritenuti "eccellenti", risultano esserci anche un'ex legionario di 63 anni e un docente 56enne di Scienze manageriali all’università "Gabriele D’Annunzio" di Chieti-Pescara. Tra le vittime, che pagavano fino a diecimila euro, anche Ramona Badescu.

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