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Cronaca

Sfruttamento di prostituzione e manodopera clandestina, 22 arresti

Indagine coordinata dalla Procura di Perugia. Provvedimenti cautelari eseguiti dai carabinieri di Assisi. Sequestrati centri massaggi cinesi, appartamenti ed altro anche nel Veronese

Arresti e sequestri sono stati avviati questa mattina, 30 settembre, dai carabinieri di Assisi nell'ambito di un'indagine per favoreggiamento della prostituzione e di manodopera clandestina coordinate dalla Procura della Repubblica di Perugia. Un'inchiesta che tocca anche il territorio veronese.

I militari dell'Arma hanno dato il via agli arresti di 22 cittadini di nazionalità cinese, eseguendo un'ordinanza del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Perugia. I reati contestati sono associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento ed allo sfruttamento della prostituzione, favoreggiamento della permanenza e della collocazione di manodopera clandestina, riciclaggio dei proventi illeciti e presentazione di false documentazioni alle autorità di pubblica sicurezza per ottenere il permesso di soggiorno.

Oltre ai 22 arresti, sono stati sequestrati anche undici centri massaggi cinesi, quattro appartamenti, due autovetture e numerosi conti correnti bancari, individuati nelle province di Perugia, Lodi, Verona, Bologna, Firenze, Prato, Arezzo, Fermo, Ascoli Piceno, Teramo e Brindisi.

L'attività investigativa è stata avviata dai carabinieri nel luglio del 2019 e la ricostruzione dei fatti fornita da militari dimostrerebbe l'esistenza di un gruppo criminale formato da quasi tutti gli indagati. Un gruppo che avrebbe avuto un'organizzazione interna ben definita.
L’indagine ha interessato alcuni centri massaggi della provincia di Perugia. Attraverso servizi di osservazione e accessi ispettivi da parte del nucleo di ispettorato del lavoro dei carabinieri, l'attività si è via via allargata grazie ad attività tecniche di intercettazione telefonica ed ambientale nelle province di Lodi, Verona, Bologna, Firenze, Prato, Arezzo, Fermo, Ascoli Piceno, Teramo e Brindisi dove gli indagati, tutti di nazionalità cinese ma stabilmente radicati sul territorio nazionale, avrebbero investito i loro capitali acquisendo abitazioni e centri massaggi. In questi locali, i sospettati avrebbero fatto prostituire giovani connazionali, quasi tutte irregolari in Italia.
L'attività di prostituzione era pubblicizzata attraverso annunci pubblicati in vari siti internet. Al numero di telefono presente nell'inserzione rispondevano i responsabili dell’organizzazione, che indirizzavano il cliente di turno al centro massaggi più vicino, avvisando poi la donna che lo gestiva di prepararsi all’arrivo di una persona. In tal modo gli organizzatori oltre a monitorare il numero di clienti erano in grado di quantificare in anticipo la somma di denaro che poi, periodicamente, passavano a prelevare nei vari esercizi, evitando anche che le singole giovani potessero sottrare i proventi dell’attività. Le ragazze sarebbero state periodicamente spostate da un centro ad un altro e venivano fatte dormire nei centri o in appartamenti in uso all’associazione. In questo modo si sarebbero coperte la mancanza dei documenti e l'irregolare posizione lavorativa.
L’adescamento delle giovani sarebbe avvenuto tramite siti internet cinesi, ai quali le ragazze si rivolgevano consapevoli del genere di prestazioni che sarebbero state richieste una volta giunte in Italia.
E per evitare che i membri dell'organizzazione venissero accostati ai centri massaggi, queste attività venivano attribuite a dei collaboratori esterni, di nazionalità anche italiana. Costituito il centro e preparati i locali, al gruppo criminale non restava che collocare le giovani donne, informandole preventivamente sul tipo di prestazioni sessuali da offrire, sui prezzi e sui messaggi da inviare ai responsabili a prestazione avvenuta. E in caso di controllo da parte delle forze di polizia, le ragazze dovevano limitarsi a spiegare che non parlavano l’italiano, evitando così di rispondere alle domande.

Sempre secondo la ricostruzione dei carabinieri ogni singolo centro massaggi aveva un indotto medio di 1.000 euro al giorno, che generava un flusso complessivo di circa 350mila euro al mese. I proventi venivano in parte trasferiti su circuiti di credito internazionali e in parte reinvestiti nell’attività per l’acquisto di immobili o autovetture sempre intestate a terzi.

Dei 22 cittadini di cui è stato ordinato l'arresto, ne sono stati rintracciati 18. Otto di loro sono finiti in carcere, uno ai domiciliari e cinque sono stati sottoposti all'obbligo di firma. Per i quattro attualmente irreperibili è in corso il rintraccio.

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