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Cronaca Cologna Veneta

Processo Pfas. «La loro assunzione costituisce un pericolo oggettivo per la salute»

È la sintesi di quanto affermato da Riccardo Crebelli, dirigente del dipartimento Ambiente dell’Istituto Superiore di Sanità, nel corso dell'udienza tenutasi il 6 luglio. Nel frattempo l'Onorevole Cappelletti del M5S sottolinea come «della bonifica dello stabilimento chimico Miteni» si siano perse le tracce

L’esposizione o l’assunzione di Pfas costituiscono un pericolo oggettivo per la salute, perché le sostanze perfluoroalchiliche sono tutt’altro che innocue per l’organismo.
Questo in sintesi ciò che è emerso nell'udienza del 6 luglio, dinanzi alla Corte d’Assise del Tribunale di Vicenza, nel corso del processo Pfas sul grave inquinamento che ha colpito le province di Vicenza, Verona e Padova, che vede imputati 15 manager di Miteni, Icig e Mitsubishi Corporation, accusati a vario titolo di avvelenamento delle acque, disastro ambientale innominato, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale e reati fallimentari. 
Le dichiarazioni, divulgate in una nota dalle società idriche costituitesi parti civili, sono di Riccardo Crebelli, dirigente del dipartimento Ambiente dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha risposto nel controesame alle domande rivoltegli dall’avvocato Marco Tonellotto che, insieme ai colleghi Angelo Merlin e Vittore d’Acquarone, assiste Acque del Chiampo, Viacqua, Acquevenete e Acque Veronesi. 

«Bonifica Miteni: perse le tracce»

Mentre il procedimento penale prosegue, la politica torna sul tema e lo fa con Enrico Cappelletti, deputato del Movimento 5 Stelle in Commissione Industria, in seguito all’interrogazione in Aula al Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. «Nonostante la causa della contaminazione da Pfas in Veneto sia nota da molti anni, della bonifica dello stabilimento chimico Miteni si sono perse le tracce. Da tempo i cittadini veneti sono costretti ad affrontare problemi sanitari e ambientali generati dalla contaminazione delle acque, che dalla falda, attraverso i pozzi, passa ai campi, poi ai nostri cibi e arriva a contaminare il nostro sangue. Stiamo parlando di almeno 350.000 persone coinvolte, distribuite in 30 comuni, per un totale di 700 chilometri quadrati interessati. Dieci anni di ritardi su ritardi che non hanno portato a nulla di risolutivo per rimuovere le cause alla fonte dell’inquinamento. Oggi (martedì, ndr) in Aula il Sottosegretario per l'Ambiente e la sicurezza energetica, Claudio Barbaro, in risposta a una mia interrogazione, ha dichiarato che le attività di bonifica potranno partire solo al termine delle operazioni di caratterizzazione dell’area, che sarebbero in corso. Insomma, siamo ancora alle chiacchiere. Per evitare ulteriori ritardi e sbloccare la situazione, dopo promesse non mantenute da parte della Regione, credo sia il caso che il Governo pensi all'esercizio di poteri sostitutivi e a un commissariamento, per far finalmente partire le opere di bonifica».

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