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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Influenza aviaria: dal tavolo di crisi le proposte in favore degli allevatori

"L’obiettivo è coordinare le richieste delle maggiori regioni produttrici per fare pressing sul governo al fine di ottenere adeguate misure in favore dell’industria avicola", ha detto il titolare del referato per l’Agricoltura e il settore primario

Revisione della normativa igienico-sanitaria, indennizzi anche indiretti per i periodi di ‘fermo’ obbligatorio, aiuti per investire negli allevamenti e sostenere delocalizzazioni e misure di biosicurezza, nuove regole urbanistiche per gli stabilimenti della filiera avicola: sono le proposte formulate dai rappresentanti delle imprese e delle categorie economiche del settore avicolo in merito all’emergenza aviaria, al tavolo di crisi convocato dagli assessori regionali all’Agricoltura e alla Sanità.

“La Regione Veneto, con l’aiuto dei rappresentanti delle associazioni professionali di settore, metterà ora a punto un pacchetto di richieste puntuali – ha promesso il titolare del referato per l’Agricoltura e il settore primario – che condividerò martedì prossimo 12 settembre a Milano, con i colleghi della Regioni Lombardia ed Emilia Romagna e della provincia autonoma di Trento. L’obiettivo è coordinare le richieste delle maggiori regioni produttrici per fare pressing sul governo al fine di ottenere adeguate misure in favore dell’industria avicola. Il Veneto è leader in Italia nella produzione di polli e tacchini e, purtroppo, quindici anni di focolai di influenza aviaria rischiano di mettere in crisi il potenziale produttivo e occupazionale dell’intera filiera”.

Nel corso del 2017 la Regione Veneto è stata interessata da 16 focolai e 18 abbattimenti preventivi, che hanno comportato l’eliminazione di oltre 254 mila capi (per l’85% tacchini) in particolar modo nella Bassa Veronese (che produce il 70% della carne di tacchino e il 50% della carne di pollo), nella Bassa Padovana, nel Polesine, e nel Veneziano. Per i danni diretti (indennizzo degli animali e spese operative/connesse) sono stati sinora corrisposti 2.638.145,11 euro; ulteriori indennizzi per un milione e 300 mila euro, sono in arrivo.

Gli indennizzi per i capi abbattuti non ristorano, tuttavia, gli allevatori dei danni indiretti subiti a causa del fermo obbligatorio e dei collegati divieti di movimentazione e di accasamento. La rilevazione infatti di un focolaio dell’epidemia impone, ai sensi della normativa comunitaria, l’abbattimento di tutti gli animali dell’allevamento e la creazione di una zona di protezione, di 3 km di diametro dal focolaio, ed una zona di sorveglianza di diametro di 10 km dal focolaio. In queste zone oltre ad essere vietato il cosiddetto “accasamento”, cioè la reintroduzione di animali in allevamento, sono inoltre previsti limiti diversificati alla movimentazione degli animali anche a fini della macellazione. Il divieto di accasamento dura fino a 30 giorni dall’ estinzione del focolaio e, pertanto, oltre al danno diretto e immediato dovuto all’abbattimento e distruzione degli animali, gli agricoltori interessati si trovano a subire i danni “indiretti”, da mancati redditi, dovuti alla mancata possibilità di allevare gli animali.

“L’istituzione regionale è pronta a fare la propria parte - ha assicurato l’assessore all’Agricoltura – e siamo già al lavoro per individuare una specifica misura nel Programma di sviluppo rurale che renda disponibili fondi comunitari per le imprese avicole che investano in biosicurezza e in nuove tecniche di allevamento. Il budget ipotizzabile per questo tipo di misura ammonta a 5 milioni di euro”.

Quanto al sistema sanitario regionale (al quale fanno capo la sicurezza alimentare e veterinaria), l’assessore di comparto ha assicurato la massima disponibilità a recepire le richieste di adeguamento normativo formulate da associazioni e categorie, già a partire dalla prossima legge di semplificazione attualmente al vaglio del Consiglio regionale.

“Abbiamo chiesto ai rappresentanti convenuti al tavolo di crisi – concludono i due assessori veneti – di istituire tavoli tecnico-operativi per formulare un dettagliato pacchetto di interventi, da condividere con le altre regioni e sottoporre ai due ministeri competenti, per ripensare le strategie di sviluppo dell’intera filiera avicola. Il Veneto intende svolgere un ruolo di capofila nella difesa e nella riqualificazione dell’intero comparto, a tutela del potenziale produttivo dell’avicoltura regionale che, con quasi 300 milioni di capi tra polli, tacchini e galline ovaiole, contribuisce in maniera determinante all’autosufficienza nazionale”.

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