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Polizia penitenziaria scova un cellulare nella cella di un detenuto a Montorio

«Nonostante la previsione di reato prevista dal art. 391 ter del Codice penale di recente emanazione per l'ingresso e detenzione illecita di telefonini nelle carceri, con pene severe che vanno da 1 a 4 anni, il fenomeno non sembra ancora attenuarsi», sottolinea il SAPPE

La polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Verona, martedì sera ha portato a termina una brillante operazione di servizio, rinvenendo un cellulare all'interno della cella occupata da un detenuto straniero

Come spiega Gerardo Notarfrancesco, segretario provinciale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, «nella serata di martedì, alcune unità di Polizia Penitenziaria, a seguito di accertamenti info-investigativi, hanno provveduto a perquisire la cella occupata da un detenuto nordafricano ed hanno rinvenuto, ben occultato all'interno dell'armadietto presente, uno smartphone completo di sim e auricolari. È sempre e solo grazie all’alta professionalità dei Baschi Azzurri di Verona che ancora una volta si è riusciti a garantire la sicurezza interna dell’istituto. Va detto con estrema chiarezza che senza un immediato intervento dell’amministrazione sarà sempre più difficile garantire la legalità e la sicurezza all’interno dei penitenziari italiani. Per questo il SAPPE esprime il proprio apprezzamento al personale di Polizia Penitenziaria in servizio presso il carcere di Verona».

Donato Capece, segretario generale del SAPPE, sottolinea come il rinvenimento sia avvenuto «grazie all'attenzione, allo scrupolo e alla professionalità di Personale di Polizia. Questo deve far comprendere una volta di più come l’attività di intelligence e di controllo del carcere da parte della Polizia Penitenziaria diviene fondamentale. E deve convincere sempre più sull’importanza da dedicare all’aggiornamento professionale dei poliziotti penitenziari in materia di contrasto all’uso ed al commercio di telefoni cellulari e stupefacenti in carcere». Per il SAPPE, «nonostante la previsione di reato prevista dal art. 391 ter del Codice penale di recente emanazione per l'ingresso e detenzione illecita di telefonini nelle carceri, con pene severe che vanno da 1 a 4 anni, il fenomeno non sembra ancora attenuarsi. Torniamo a sollecitare urgenti soluzioni drastiche, come la schermatura delle Sezioni detentive e degli spazi nei quali sono presenti detenuti all’uso dei telefoni cellulari e degli smartphone».

Per questo, il leader del primo Sindacato della Polizia torna a sollecitare un intervento dei vertici dell’Amministrazione Penitenziaria.

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