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Cronaca San Michele / Via San Michele

«Morto un 44enne nel carcere di Montorio: aveva paura del "dopo"»

A dare la notizia è stata l'organizzazione no profit Sbarre di Zucchero, la quale sottolinea che «il dramma di tanti, di troppi, non è solo la detenzione di per sé, ma ciò che li aspetta fuori, una volta espiata la pena»

«Nel carcere di Verona si continua a morire nel silenzio più totale, nell’indifferenza generale, invisibili tra gli invisibili», è la denuncia divulgata nella giornata del 14 agosto dall'organizzazione no-profit "Sbarre di Zucchero, la quale riferisce di essere stata informata nella giornata di domenica della «morte di Cristian Mizzon, 44 anni, e non lo abbiamo saputo dalla stampa perché, per l’ennesima volta, la notizia è stata taciuta, nascosta, ci è stato comunicato da una familiare di un altro detenuto che ci segue dai nostri social, altrimenti la sua scomparsa non avrebbe valicato le mura di cinta dell’Istituto scaligero».

Tra i fondatori dell'associazione c'è Maurizio Mazzi, che è anche volontario nella casa circondariale di Montorio con La Fraternità e CNVG Veneto, il quale conosceva il 44enne: «Cristian l'avevo conosciuto tramite una sua lettera pubblicata su Verona Fedele, qualche mese fa, dove diceva che da bambino la madre aveva lasciato la famiglia, poco più avanti era morto il padre e verso i 15/16 anni anche le sorelle, con le quali viveva, lo hanno abbandonato e così è rimasto solo e per vivere girovagava e sopravviveva di espedienti, finché ha rubato in un supermercato ed è finito in carcere. Questo è quanto aveva scritto nella lettera e implorava che qualcuno gli scrivesse per non sentirsi abbandonato da tutti. Allora, tramite Fra’ Alberto, ho incominciato a scrivergli. Poi una volta mi ha risposto ringraziandomi e con toni disperati mi diceva che a novembre sarebbe uscito dal carcere e, non avendo nessuno a cui rivolgersi, avrebbe dovuto di nuovo girovagare per strada e questo lo angosciava molto, e questo lo comunicai a Fra’ Alberto. Nel frattempo ho scritto a Cristian, cercando di tranquillizzarlo, dicendogli che ci persone buone e avrebbe trovato possibilità di accoglienza. Avevo telefonato in posti che ospitano ex detenuti - Emmaus di Villafranca e una Casa di Ronco all'Adige – e di tutto ciò Fra Alberto è sempre stato informato. Come vedi dalle sue lettere, ha avuto una vita molto dolorosa, e delle sorelle che lo avevano abbandonato non ha più fatto nessun riferimento».

Il cordoglio per la morte di Cristian Mizzon è arrivato anche dalle parole di Matteo Barbera, agente penitenziario di Montorio e sindacalista AlSiPPe, il quale dice: «Era un bravissimo ragazzo, mai una discussione, sempre corretto con il personale, mi dispiace davvero tanto».

Da Sbarre di Zucchero poi spiegano: «Non sappiamo se si sia trattato di suicidio o di morte per altre cause, quel che è certo è che Cristian aveva paura del "dopo", perché il dramma di tanti, di troppi, non è solo la detenzione di per sé, ma ciò che li aspetta fuori, una volta espiata la pena».
L'associazione infine conclude dicendo che «continuerà sempre a lottare contro il muro di gomma che vorrebbe tacere su questi drammatici e continui eventi. Non si può morire nel silenzio generale, quando la tua vita è nelle mani dello Stato».

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