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Cronaca

Arresti e abusi in questura a Verona: altri 17 poliziotti sotto indagine

Nuovi provvedimenti sul caso emerso martedì con l'arresto di un ispettore e quattro agenti delle volanti. Nel frattempo sono state raccolte le testimonianze di alcune delle presunte vittime

Proseguono i provvedimenti in seguito all'arresto di un ispettore e quattro agenti della questura di Verona, accusati di tortura e, a vario titolo, lesioni, falso, omissioni di atti d’ufficio, peculato e abuso d’ufficio. I poliziotti avrebbero "commesso reati piuttosto che prevenirli" e approfittato "della qualifica ricoperta, anche compiendo falsi ideologici in atti pubblici con preoccupante disinvoltura", come ha riportato il gip nell'ordinanza. 

L'inchiesta, durata otto mesi circa, tra il luglio 2022 e il marzo 2023, avrebbe portato alla luce sette episodi avvenuti in questo lasso tempo. In merito a questo Roberto Massucci, questore di Verona, ha disposto che altri 23 agenti vengano rimossi dai loro incarichi: questi non avrebbero preso parte agli abusi, ma non li avrebbero impediti o denunciati. 
Inoltre altri 17 poliziotti delle volanti sono indagati dalla Procura scaligera, per i quali il giudice per le indagini preliminari, Livia Magri, ha richiesto altre misure interdittive, come il trasferimento d'ufficio o la sospensione dal servizio. 

Come spiega il magistrato nell'ordinanza di custodia cautelare, nei confronti di quest'ultimi bisognerà "fissare il preventivo interrogatorio prima della decisione". È attesa dunque un'altra ordinanza, mentre per i cinque arrestati gli interrogatori di garanzia dovrebbero essere fissati nelle prossime ore. «Saranno sicuramente necessari accertamenti lunghi e complessi - ha detto all'ANSA il legale che assiste uno dei cinque indagati -. L'indagine è molto delicata, ma sicuramente saranno necessari sviluppi e approfondimenti che comporteranno tempi lunghi per fare piena chiarezza e stabilire la veridicità dei fatti. Intanto restiamo in attesa della convocazione per l'interrogatorio di garanzia»

Non ricorda il pestaggio, ma altri tre testimoniano

Una delle presunte vittime dei 5 poliziotti finiti ai domiciliari è M.T., italiano. Ascoltato a dicembre dal magistrato, non ricorda di essere stato picchiato e messo KO. ANSA riferisce che sarebbe lui l'individuo al centro del racconto fatto da uno degli indagati nel corso di una telefonata alla sua ragazza. «Adesso ti faccio vedere io quante capocciate alla porta dai, boom boom boom boom». «E io ridevo come un pazzo», si sarebbe vantato l'uomo: «Ho caricato una stecca amo', bam, lui chiude gli occhi, di sasso per terra è andato a finire, è rimasto a terra». 
La vicenda risalirebbe al 22 agosto, quando M.T. è stato condotto in questura verosimilmente dopo aver assunto farmaci e alcol. Si trovava insieme ad altri 3 cittadini nordafrican, a loro volta fermati, che confermeranno poi la dinamica dell'episodio. L'italiano infatti avrebbe iniziato a tirare testate alle pareti in plexiglas della stanza e a quael punto uno degli agenti lo avrebbe condotto fuori dall'"acquario", sapendo che lì non erano preseti telecamere. Lì si sarebbero consumate le violenze: un poliziotto avrebbe fatto sbattere la testa a M.T., che tornato indietro avrebbe continuato ad inveire, secondo quanti riportato da ANSA. A quel punto il giovane è stato fatto uscire di nuovo e sarebbe stato colpito con un pugno che lo avrebbe messo al tappeto, dopodiché un terzo agente lo avrebbe colpito con calci alla schiena. 
Fatti che la vittima avrebbe detto di non ricordare in quanto sotto l'effetto di farmaci e alcol, ma che sono stati confermati dagli altri tre presenti e che combacerebbero con le intercettazioni. M.T. in quell'occasione sarebbe stato fermato solamente per l'identificazione. 

"Buttato sulla sua pipì"

In un'intervista rilasciata al Mattino di Padova, Nicolae e afferma di essere stato "buttato nella sua pipì" dopo essere stato portato in questura. «Ho chiesto di andare in bagno – ha spiegato – ma un agente mi ha risposto "falla qui dentro la cella". Poi mi ha preso e mi ha buttato nella mia pipì». L'uomo ha riferito di essere stato fermato mentre era al bar con un'amico. 

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