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I dipinti di Tamara de Lempicka e le vetrine dei sexy shop: da destra a sinistra il passo è breve

Il consigliere comunale e capogruppo Pd a Verona Federico Benini polemizza coi titolari di un sexy shop cittadino per la scelta di una vetrina: «È il caso che dei bambini vedano una donna in abiti succinti con la frusta? Quale spiegazione potranno dare i loro genitori?»

Il capogruppo in Consiglio comunale del Partito Democratico Federico Benini nelle scorse ore ha sollevato una polemica che potremmo definire ruotare attorno a una questione di "decoro urbano". Ad essere criticata è stata la scelta di un sexy shop cittadino situato in Corso Milano di aggiornare la sua vetrina espositiva. Il problema, secondo l'esponente del Partito democratico Federico Benini, è che lo avrebbe fatto «in modo decisamente provocante».

Poiché in un sexy shop la gente ci va appunto per comprare cose "provocanti", è lecito pensare che il lettore non abbia, a questo punto, ancora compreso bene quale sia il problema. Ma il consigliere comunale e capogruppo Pd Federico Benini, in una nota stampa ufficiale, entra ancor più nel dettaglio e spiega: «Mentre fino a quindici giorni fa lo "storico" negozio che vende articoli erotici si presentava ai passanti con una semplice scritta, oggi la vetrina non passa certo inosservata, tanto che ho ricevuto diverse segnalazioni di mamme decisamente infastidite da come si presenta all’esterno il nuovo negozio: due manichini/donne in abiti decisamente succinti, uno delle quali sventola un frustino sadomaso».

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La precedente versione della vetrina del sexy shop

L'esposizione del «frustino sadomaso» non è affatto piaciuta a diverse «mamme infastidite». Eccolo il problema sollevato da Federico Benini. Quest'ultimo, ovviamente, si è poi ben premurato di specificare che non ha assolutamente «nulla da recriminare sull’attività del negozio in sé», ma poi si chiede anche: «È davvero opportuna la scelta di questa nuova vetrina?». Il consigliere Benini tiene anche a specificare, per chi non lo sapesse, che la vetrina si trova su Corso Milano, dunque una «via trafficatissima di auto e molto frequentata dai pedoni». A questo punto l'inevitabile domanda da porsi non può che essere la seguente: «È il caso che dei bambini vedano una donna in abiti succinti con la frusta? Quale spiegazione potranno dare i loro genitori?». Ebbene sì, è evidente che passare dall'apologo della cicogna alla "Venere in pelliccia" non dev'essere affatto un'operazione semplice. Molto meglio chiedere ai titolari del sexy shop di «ripristinare una situazione come la vetrina precedente», perché questa è senza dubbio per il consigliere Benini «una soluzione di buon gusto, decoro e rispetto anche per i più piccoli».

Ora, fatto salvo il diritto di esprimere tutte le legittime perplessità da parte del capogruppo Pd in Consiglio comunale a Verona Federico Benini, restano alcune cose da aggiungere e, contestualmente, alcune domande cui, se mai avrà voglia, il consigliere stesso o il Partito democratico veronese in generale, potrebbe forse in futuro rispondere. La prima annotazione è questa: l'intera vicenda della vetrina del sexy shop di Corso Milano, non può non richiamare alla mente un altro episodio, legato alla mostra dell'artista polacca Tamara de Lempicka ospitata al Palazzo Amo di Verona nel 2016. Al tempo venne sollevato un vero e proprio polverone in relazione ai manifesti pubblicitari del'esposizione che erano stati affissi all'esterno del museo, quindi in una zona centralissima di Verona e, per dirla con Benini, «molto frequentata dai pedoni». La "colpa" imputata a tali cartelloni non era altro che quella di rappresentare alcuni dipinti di Tamara de Lempicka che ritraevano donne con i seni scoperti. Allora come oggi, vennero chiamate in causa le celebri «mamme infastidite» e gli altrettanto famosi «bambini», ai quali non si sapeva bene qual sorta di «spiegazione» fornire dinanzi ai corpi nudi ritratti dall'artista polacca. 

Vogliamo credere che il consigliere Benini al tempo non fosse favorevole all'ipotesi di censurare i cartelloni pubblicitari della mostra di Tamara de Lempicka (o forse sì?), e allora chiediamo: qual è la differenza tra allora ed oggi? Rispondere che in un caso si tratta di arte e nell'altro di una mera vetrina di un sexy shop è naturalmente un ottimo modo per non affrontare il problema. Il tema è infatti politico, riguarda l'idea politica che la "sinistra", incarnata a Verona anche dal capogruppo Pd Federico Benini, vuole promuovere e ritiene legittimo difendere in relazione alla sessualità. La volontà censoria nei confronti di frustini e corpi nudi, manichini o dipinti che siano, è persino doveroso attendersela da un'area politica contigua alla "destra", rigorosamente cattolica ed incline a sposare il ben noto adagio certe cose si fanno, ma non si dicono. Che sia il capogruppo Pd in Consiglio comunale a sollevare una simile questione appellandosi a «buon gusto, decoro e rispetto per i più piccoli» (e perché non anche al "buon senso" e alla "rivoluzione del buon senso"?), onestamente appare piuttosto insolito, o se si preferisce indicativo dello stato di salute della sinistra italiana, per lo meno a Verona e per lo meno sul piano culturale oltre che sociale. 

Ora, la pretesa non è certo quella di veder reincarnarsi all'improvviso Wilhelm Reich od Herbert Marcuse nel capogruppo Pd Federico Benini, tuttavia ci chiediamo: un elettore di centrosinistra non meriterebbe un approccio, diciamo così, un po' più neutro (si legga, meno colpevolizzante) ai temi che riguardano la sessualità, i corpi, la nudità, se non altro da parte di quegli esponenti di un'area culturale e politica di sinistra o centro-sinistra che dir si voglia? Poco più in là di Corso Milano (e questo lo ricordiamo anche all'attuale assessore alla Sicurezza di Verona Daniele Polato che in campagna elettorale aveva promesso un radicale repulisti), non hanno mai smesso di presenziare, in abiti succinti e pose provocanti, numerose prostitute. Qual è la posizione della sinistra veronese sul tema "prostituzione"? Anche qui, certe cose si fanno, ma non si dicono, o meglio, si lasciano fare, ma le si condanna e si fa finta di non vederle? Cosa propone il Pd circa un tema quale quello della prostituzione, è favorevole ad una sua regolamentazione e gestione, o piuttosto è contrario, su quali basi e presupposti? O ancora, cosa pensa il consigliere Benini ed il Pd veronese su un tema come quello dell'educazione sessuale nelle scuole? Iniziative in tal senso forse già esistono e siamo noi a non conoscerle, ma in caso contrario chiediamo: non sarebbe forse questa una campagna degna di essere portata avanti anche nella città di Verona per un partito di sinistra o centro-sinistra che sia? Da destra a sinistra il passo è breve, si è appena scritto, un'opinione forse avventata, certamente non così solida da dover essere immutabile, e dunque, infine, chiediamo: è davvero così breve?

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