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Lo Spi Cgil annuncia l'arrivo del taglio della pensione per 73 mila veronesi

«I pensionati con una pensione che supera i 1.537 euro lordi, tre volte il trattamento minimo, dovranno anche restituire parte dell’aumento ricevuto dal primo gennaio e frutto dell’accordo sindacale del 2016», spiega Adriano Filice

Le lettere dell'Inps sono già arrivate nelle case di molti pensionati veronesi. E la comunicazione non è di quelle gradite. L'Ente previdenziale, infatti, annuncia che l'assegno è stato ricalcolato secondo l'articolo 1, comma 260, della legge 30 dicembre 2018 numero 145. Tanti numeri che significano una cosa sola, fa sapere lo Spi Cgil di Verona: il taglio della pensione per circa 73 mila anziani della provincia di Verona (oltre il 30% dei pensionati totali), “rei” di ricevere un assegno superiore ai 1.537 euro lordi al mese (circa 1.200 euro netti). Per loro l'adeguamento al costo della vita (detta anche rivalutazione o perequazione) sarà inferiore rispetto a quanto era programmato proprio a partire dal 2019.

Non solo, informa sempre la sigla sindacale. Siccome il “taglio” verrà applicato appunto dal prossimo mese, l'Inps decurterà anche gli importi di gennaio, febbraio e marzo con un conguaglio che ridurrà ulteriormente gli assegni previdenziali dei 66 mila e 500 pensionati veronesi coinvolti. Un provvedimento che verrà adottato nei mesi successivi alle elezioni europee.

«Nonostante le proteste e le mobilitazioni dei pensionati a dicembre e la grande manifestazione di febbraio – spiega Adriano Filice, segretario generale dello Spi Cgil di Verona - il Governo ha mantenuto la decisione presa con la legge finanziaria di tagliare la rivalutazione delle pensioni. Così i pensionati con una pensione che supera i 1.537 euro lordi, tre volte il trattamento minimo, dovranno anche restituire parte dell’aumento ricevuto dal primo gennaio e frutto dell’accordo sindacale del 2016. Non sappiamo quando avverrà il conguaglio perché il governo lo ha rinviato a dopo le elezioni europee per ovvie ragioni di opportunità. Ma noi lotteremo perché non venga attuato. Nessun cambiamento all’orizzonte, insomma: anche questo governo tratta i pensionati come un bancomat. E ancora una volta mette le mani nelle loro tasche facendogli pagare il conto della manovra economica con un danno permanente, perché questa decurtazione non sarà più recuperata in futuro. Questa amara sorpresa è un passo indietro rispetto alle decisioni assunte dal precedente governo. Noi la riteniamo ingiusta e punitiva. Non possiamo tollerare i continui attacchi alle pensioni come se fossero frutto di privilegi. A rimetterci non sono le pensioni d’oro ma chi ha una pensione normale. E continueremo a mobilitarci contro questi provvedimenti, per una vera riforma delle pensioni che tenga conto del diritto dei giovani e degli anziani ad avere una pensione dignitosa, oggi come domani».

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