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Volto e collo ustionati dall'ex marito, curate le cicatrici di Pinky

La donna di origini indiane e cresciuta in Italia è stata sottoposta al percorso terapeutico Biodermogenesi. E i risultati sono stati presentati a Verona. «Dopo tanti anni ho ritrovato la speranza»

L'ex marito l'aveva cosparsa di Diavolina liquida, dandole fuoco davanti ai loro figli di 2 e 5 anni. Da allora, ha portato sul volto e sul collo le cicatrici inflitte dall'uomo da cui poi si è separata. Quel matrimonio le era stato imposto dalla sua famiglia di origine. E dopo dei primi anni relativamente sereni, quell'unione era diventata per lei un teatro di soprusi. Soprusi culminati con le gravi ustioni che l'hanno deturpata.

La vittima di questa violenza di genere si chiama Pinky ed è una donna di origini indiane cresciuta in Italia. Per lei, come per le altre donne sfregiate da uomini violenti, le cicatrici non rappresentavano solo un danno fisico. Ogni cicatrice portava con sé un trauma psicologico e relazionale e la convinzione di non poter più avere una normale vita sociale. Ma a distanza di anni, la vita di Pinky sta cambiando anche grazie a Biodermogenesi, un percorso terapeutico i cui risultati sono stati presentati oggi, 17 aprile, nella sede del dipartimento di neuroscienze, biomedicina e movimento dell’università di Verona.

La storia di rinascita di Pinky si affianca a quella di Filomena Lamberti e Maria Antonietta Rositani, tre donne che hanno beneficiato delle cure gratuite di RigeneraDerma. Il progetto nasce da un’idea di Maurizio Busoni, ricercatore, docente del master di medicina estetica dell’università di Camerino e dell’università di Barcellona. Il progetto si pone l'obiettivo di riparare il danno funzionale per migliorare la vita delle donne vittime di violenza di genere. E lo fa offrendo a 500 persone la cura gratuita delle cicatrici con Biodermogenesi, una metodologia italiana di rigenerazione dei tessuti cutanei. E il partner del progetto RigeneraDerma è l’università di Verona, che vede impegnati in prima linea Andrea Sbarbati, direttore della sezione di anatomia e istologia, e Sheila Veronese, ingegnere del dipartimento di neuroscienze, biomedicina e movimento.

«All'inizio ero molto dubbiosa: non credevo che, grazie ai trattamenti, avrei ottenuto miglioramenti - ha dichiarato Pinky - Anche a livello psicologico non è stato semplice, poiché trattare le cicatrici mi riaccendeva i ricordi e il conseguente trauma. Quando ho iniziato il ciclo di cure avevo difficoltà nel muovere il collo e non riuscivo a rotearlo completamente. Sentivo la pelle che tirava, al punto tale che di notte non riuscivo a dormire, perché non trovavo una posizione comoda. Una seduta di Biodermogenesi dopo l’altra ho visto i primi risultati. Oggi sento la pelle più morbida e non tira più come prima. Sebbene non sia ancora perfetta, la mobilità del collo è migliorata di molto e adesso la notte dormo. Durante i primi trattamenti avvertivo un minimo di fastidio che man mano è scomparso. Ho iniziato a percepire il trattamento come un massaggio, senza fastidio né dolori, anzi come una sensazione piacevole e rilassante. Dopo tanti anni ho ritrovato la speranza».

Andrea Sbarbati, professore ordinario dell'università di Verona, ha spiegato: «La cura delle cicatrici rappresenta una sfida per la medicina, in quanto le terapie attualmente a disposizione non sempre consentono la guarigione dei tessuti lesionati. Il nostro gruppo di lavoro è da tempo impegnato nello sviluppo di terapie innovative in grado di limitare i danni sia estetici, sia funzionali legati alla presenza di cicatrici. In particolare, le numerose pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali prodotte testimoniano come l’approccio mediante la terapia con campi elettromagnetici e vacuum rappresenti un efficace metodo per il trattamento di queste patologie. Gli aspetti etici di questa ricerca sono evidenti e, anche se rappresentano, ovviamente, solo una goccia nel mare di un problema ben più vasto è comunque importante che la comunità scientifica si impegni su questi temi».

Le terapie sono state erogate pro bono da Sara Zecchetto, specialista in medicina interna e medico estetico, che ha raccontato: «Pinky è venuta alla nostra attenzione per delle ustioni diffuse al viso e al collo, presenti ormai da qualche anno. Dopo l’incidente ha subito numerosi interventi chirurgici, grazie ai quali ha recuperato in parte la regolare fisionomia del volto. Permaneva però tessuto cicatriziale fibrotico e deturpante nella parte medio-inferiore del volto e al collo. La cicatrice era molto ampia e le procurava un deficit di movimento del collo, con conseguente contrattura posturale della schiena. Per trattare le cicatrici, nell’ambito del progetto RigeneraDerma, le è stato offerto un ciclo di sedute gratuito con metodologia Biodermogenesi, che si basa sull’utilizzo di onde elettromagnetiche e vacuum. Questa metodologia ha dimostrato, grazie a numerosi studi scientifici, di rigenerare i tessuti cutanei. Le sedute effettuate sono state 12, una a settimana. Il trattamento è stato ben tollerato. Seduta dopo seduta abbiamo osservato un progressivo ammorbidimento dei tessuti e un assottigliamento delle cicatrici. È migliorata, inoltre, la postura e si è attenuata la contrattura alle spalle, secondaria alla cicatrice. Completato il ciclo di trattamenti, Pinky ha anche recuperato una maggiore serenità nella sua vita».

«Ho valutato Pinky prima e dopo aver eseguito il trattamento delle cicatrici che ha sul viso e sul collo - ha aggiunto Alessandro Picelli, associato di medicina fisica e riabilitativa dell’università di Verona e vicepresidente della Società italiana di Riabilitazione neurologica - Alla prima visita mi ha riferito una importante riduzione della qualità di vita ed una grande difficoltà nel dormire a causa del senso di fastidio e di peso che sentiva. C’era una limitata possibilità di muovere il collo in tutte le direzioni associata a dolore. Ho potuto, inoltre, osservare una aumentata rigidità delle aree cicatriziali grazie all’utilizzo di un particolare tipo di ecografia, detto elastonografia, che è in grado di misurare l’elasticità di un tessuto biologico. Alla visita di controllo eseguita al termine del ciclo di trattamento è stato possibile osservare un significativo miglioramento di tutti i parametri esaminati, con un conseguente effetto positivo sulla qualità di vita di Pinky, che ora riesce addirittura a dormire per tutta la notte».

«RigeneraDerma ci mette di fronte persone devastate da coloro che dichiaravano di amarle - ha dichiarato Maurizio Busoni - Il nostro obiettivo è aiutarle giorno dopo giorno a ritrovare fiducia in sé stesse e negli altri, intraprendendo un percorso destinato a migliorarne le cicatrici, a mitigarne le conseguenze psicologiche e a migliorare il loro livello di qualità della vita». E Sheila Veronese ha concluso: «La partecipazione a questo progetto è stata fortemente voluta, in primis perché eravamo consapevoli delle potenzialità della terapia Biodermogenesi nella rigenerazione dei tessuti cicatriziali, ma anche per dimostrare che tutti possono fare qualcosa. È importante parlare di queste situazioni e promuovere trattamenti che permettano un miglioramento della qualità della vita di queste persone».

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