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Contro gli assembramenti, provvedimenti diversificati e "zone rosse" a Verona

Sono le intenzioni emerse dalla riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica che si è tenuta il 20 ottobre: «Non servono ordinanze generiche che penalizzerebbero tutti», ha sottolineato Federico Sboarina

Si è tenuto nel pomeriggio del 20 ottobre, in video conferenza, il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, convocato dal Prefetto di Verona. Collegati, a distanza, il sindaco Federico Sboarina, il presidente della Provincia Manuel Scalzotto, il Questore Ivana Petricca , il Comandante provinciale dei Carabinieri Pietro Carrozza, così come quello della Guardia di Finanza Carlo Ragusa e dei Vigili del Fuoco Luigi del Giudice.

All’ordine del giorno l’ultimo decreto della Presidenza dei Ministri con le ‘misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid-19’.

Alla luce di quanto stabilito dal Dpcm, il sindaco ha chiesto al Cosp di condividere provvedimenti per il controllo del distanziamento sociale senza per questo penalizzare le attività economiche. È stata condivisa la modalità di azioni diversificate a seconda delle zone e delle motivazioni in cui si generano assembramenti. In città, quindi, ci potranno essere alcune cosiddette 'zone rosse', così come delle aree sensibili sottoposte al controllo dinamico degli agenti. Il tutto per scongiurare gli affollamenti, che non sono quelli dei bar, dato che da lunedì nessuno può più consumare in piedi dopo le ore 18, ma piuttosto luoghi d’incontro abituali o di flussi turistici.

Mercoledì si metterà al lavoro un Tavolo operativo per mappare le zone della città a rischio e prendere nei prossimi giorni dei provvedimenti ad hoc, specifici per ogni piazza o via ‘critica’. Le zone eventualmente interdette potrebbero essere quelle facilmente delimitabili, come ad esempio Riva San Lorenzo o l’Arsenale, frequentate soprattutto dai ragazzi dopo la scuola. Mentre gli affollamenti di via Mazzini e via Cappello nel weekend saranno controllati in maniera dinamica.

Il Cosp è tornato quindi sulla facoltà data dal Governo ai territori di chiudere piazze e vie dopo le 21, per evitare assembramenti. Da Palazzo Barbieri fanno sapere che "era già nella disponibilità di sindaci e Prefetti, con ordinanze contingibili e urgenti o per motivi di pubblica sicurezza. Tutte azioni che nei mesi scorsi sono già state applicate localmente anche a Verona quando ce n'era la necessità, soprattutto per contenere gli affollamenti generati dalla ‘vita notturna’. Un’indicazione generica che, tra l’altro, nella prima versione del Dpcm sembrava venisse data ai sindaci, ma poi, nel decreto ufficiale, non è stato specificato chi dovrebbe prendersene carico. Senza contare che, con le attività aperte, sarebbe comunque garantito il via vai di persone che escono o devono raggiungere i locali".

«Non servono ordinanze generiche che penalizzerebbero tutti – ha spiegato Sboarina -, servono invece provvedimenti mirati per limitare i contagi e allo stesso tempo preservare le nostre attività economiche. Un mix di soluzioni studiate per ogni singola situazione. Quelle che prenderemo, saranno azioni specifiche a seconda della tipologia di assembramento che può generarsi e della parte di città interessata. Ordinanze diversificate, per evitare di penalizzare gli esercenti e le attività che devono essere raggiunte dai veronesi. I gestori dei locali si sono dimostrati fin dall’inizio attenti a far rispettare tutte le normative. A maggior ragione adesso che, come deciso dal Governo, dopo le 18 nessuno può sostare in piedi fuori dai bar. A Verona l’emergenza non è ai livelli di altri Comuni e Regioni, per questo vogliamo intervenire laddove effettivamente c’è un problema. Senza colpire tutti indistintamente. Nei prossimi giorni definiremo che tipo di controlli e presidi fare, in maniera elastica, per affrontare anche questa fase. Se camminiamo nella maniera giusta, speriamo di evitare quello che abbiamo già vissuto mesi fa. Limitiamo i contagi con la lotta agli assembramenti per scongiurare ipotesi di chiusure massicce. Salute e posti di lavoro sono le nostre priorità».

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