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Brennero, secondo giorno di protesta di Coldiretti. «Vogliamo trasparenza»

Con il supporto delle forze dell'ordine, gli agricoltori hanno fermato tir che portavano in Italia cibo straniero, spesso però venduto come nazionale. «Concorrenza sleale»

Cosce di maiale danesi dirette a Modena che rischiano di diventare prosciutti italiani, uva indiana spedita a Novara, frutta sudafricana proveniente dalla Moldavia con direzione Sicilia, preparati industriali a base di uova fatti in Polonia e attesi a Verona. Ed anche un tir carico di grano senza tracciabilità. Sono solo alcuni esempi del falso Made in Italy scoperti dalla Coldiretti al Brennero, dove 10mila agricoltori con il supporto delle forze dell’ordine hanno fermato i tir carichi di prodotti alimentari provenienti dall’estero. Una mobilitazione per dire stop all’invasione di cibo straniero, spesso venduto come nazionale, con l’avvio di una grande raccolta di firme per una proposta di legge europea di iniziativa popolare che porti a estendere l’indicazione dell’origine in etichetta su tutti i prodotti in commercio nell’Unione Europea.

La mobilitazione è cominciata ieri, 8 aprile, e si conclude oggi con la verifica dei carichi di tir e autobotti in arrivo. «Ci dicevano che non avremmo trovato camion in ingresso che trasportavano prodotti agroalimentari come li avevamo trovati negli anni passati - ha detto il presidente di Coldiretti Ettore Prandini - Purtroppo i fatti hanno dimostrato esattamente il contrario. Troppi prodotti stranieri diventano italiani varcando i nostri confini. Questo non è più accettabile e vale per tutti i prodotti. Vogliamo una giusta trasparenza rispetto a quelle che sono le informazioni che devono essere date ai cittadini».

E sono stati circa 500 gli agricoltori veronesi che tra ieri e oggi si sono uniti alla protesta al valico del Brennero. Tra questi anche Silvia Lorenzini, vent’anni, studentessa di economia aziendale, che con la famiglia alleva mucche da latte a Caprino Veronese, dove da un anno collabora nella gestione dell’agriturismo Malga Ime con la mamma, una zia e uno zio non ancora trentenne. «Nel mio piccolo voglio contribuire a fermare l’invasione di prodotti alimentari stranieri spacciati per italiani - ha dichiarato la giovane - Il progetto della mia famiglia è quello di rinnovare l’agriturismo per dare servizi sempre più qualificati alla nostra clientela che è composta per lo più da turisti locali e stranieri che vogliono godersi il nostro meraviglioso territorio tra monti e lago, oltre a formaggi e salumi di nostra produzione. Ma il sogno nel cassetto che porto avanti con lo zio è quello di dotarci di una sala mungitura. Questo progetto richiede uno sforzo economico non indifferente e con le quotazioni altalenanti del latte non è facile fare previsioni imprenditoriali a lungo termine. Qui al Brennero ho visto con i miei occhi i tir che entrano in Italia per portare cagliate e quintali di latte destinati alle industrie casearie. Mi domando che senso abbia un simile boicottaggio al Made in Italy. Noi chiediamo solo di lavorare onestamente senza essere costretti a difenderci dalla concorrenza sleale dei nostri stessi connazionali. E chiediamo che i nostri sforzi vengano riconosciuti anche nel prezzo che viene garantito ai nostri prodotti».

«La nostra azione è stata resa necessaria dagli arrivi incontrollati di alimenti dall’estero che spesso non rispettano le stesse regole di quelli nazionali e fanno così concorrenza sleale alle produzioni italiane facendo crollare i prezzi pagati agli agricoltori», ha spiegato il presidente di Coldiretti Verona Alex Vantini, anche lui presente al confine del Brennero.

E pieno appoggio alla Coldiretti è stato espresso dall'assessore veneto all'agricoltura Federico Caner: «I nostri imprenditori agricoli dimostrano nuovamente di essere le sentinelle sul territorio di un sistema che innesca la produzione di falsi prodotti che non rispettano le normative italiane ed europee. Sono al fianco del mondo agricolo, tant'è che la Regione si è sempre impegnata per tutelare le eccellenze agroalimentari locali venete, simbolo di una terra, di una tradizione e del rispetto delle regole. Non è una presa di posizione contro la libera concorrenza, ma semmai l'ennesimo tentativo di fermare l'invasione di cibo straniero spacciato per italiano e a volte non conforme. C'e bisogno di maggiore trasparenza sulle etichette, e non mi riferisco a limitazioni come quelle del Nutri-Score, affinché i consumatori possano decidere liberamente cosa acquistare e portare in tavola. All'etichetta a semaforo e ad altre inutili classificazioni il Veneto risponde continuando a produrre alimenti di serie A, che si distinguono per il valore delle materie prime utilizzate e trasformate».
Dalla parte di Coldiretti anche l'eurodeputato veronese Paolo Borchia: «Basta prodotti stranieri senza regole che non rispettano il principio di reciprocità, cibi importati e camuffati che penalizzano consumatori e produttori. Non siamo più disposti ad accettare ulteriori soprusi: gli obblighi che vengono imposti ai produttori italiani devono valere anche per chi vuole vendere nel mercato europeo. Hanno ragione i nostri agricoltori a pretendere maggiori controlli, soprattutto ai varchi, per contrastare l’importazione di cibi trattati con sostanze e metodi vietati in Europa».

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