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«Sull'accoglienza di profughi dall'Afghanistan ognuno deve fare la sua parte»

Per il sindacato dei pensionati della Cgil del Veneto è fondamentale che le amministrazioni comunali attivino il sistema Sai, l'ex Sprar. «È il sistema che garantisce di più l'integrazione ed è più consono ai nuclei familiari»

«Arriveranno a migliaia. Di questo dobbiamo farcene una ragione. I più fortunati sono già arrivati, ma molti altri arriveranno attraverso le rotte classiche, quella balcanica soprattutto, ma anche dal mare. Non possiamo essere impreparati». Sulla crisi in Afghanistan e sul numero potenzialmente alto di profughi che da quel paese potrebbe raggiungere anche l'Italia, è intervenuto anche il sindacato dei pensionati della Cgil del Veneto. Lo Spi regionale ha apprezzato le riflessioni e l'impegno espressi finora dai prefetti veneti, i quali hanno sottolineato la necessità di una collaborazione da parte dei Comuni nella politica dell'accoglienza. E per i pensionati della Cgil, è fondamentale che le amministrazioni comunali attivino il sistema Sai, quello che prima veniva chiamato Sprar. «È il sistema che garantisce di più l'integrazione ed è più consono ai nuclei familiari - hanno comunicato dallo Spi Cgil Veneto - Le famiglie devono stare unite e i bambini devono frequentare le scuole».

«Ora da Zaia ci aspettiamo un chiarimento sulla sua posizione alquanto ambigua - hanno proseguito dal sindacato pensionati - Non si possono anteporre gli interessi economici legati alle presenze turistiche all'accoglienza e al rispetto dei diritti umani. E questo però non ci deve far dimenticare anche tutti gli altri profughi. Non ci possono essere profughi di serie A e profughi di serie B. Le prefetture stanno facendo i bandi per l’assegnazione alle cooperative della gestione proprio dell’accoglienza. Allora ognuno per davvero deve fare la sua parte, per i profughi afghani e per tutti i profughi che sono costretti a scappare di fronte a guerre, cataclismi, miseria. Siamo la parte più ricca del mondo, non possiamo restare indifferenti e questa può essere l’occasione per rivedere le politiche messe in campo e per capire che non saremo invasi, ma che un po' di posto certo lo dobbiamo mettere a disposizione senza rimetterci».

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