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Economia Quinto / Via Valpantena

Burocrazia ed aumento dei costi di produzione, 14 licenziamenti al colorificio Casati

La decisione ufficializzata ai rappresentanti dei lavoratori viene vista come un tradimento delle parole di speranza e rilancio usate dall'azienda dopo l'incendio del marzo scorso

Dalla direzione del colorificio Casati di Via Valpantena è ufficialmente arrivata ai rappresentanti dei lavoratori la comunicazione dell'avvio della procedura di licenziamento collettivo per 14 dipendenti della sede di Poiano. A riferirlo è stato Gianni Morandini della Filctem Cgil Verona, il quale non condivide e non accetta la decisione dell'azienda che fa parte del gruppo internazionale Meffert.
In questa decisione, Morandini legge un tradimento delle parole di speranza e rilancio che l'azienda stessa aveva usato dopo l'incendio del marzo scorso. Incendio in cui morì un operaio. «Continuate a sostenerci nel promuovere la nostra importante realtà produttiva e commerciale», aveva chiesto l'azienda. Ed i dipendenti erano stati più volte rassicurati sulla ripresa lavorativa dell’intero stabilimento. Ma a meno di una anno dalla tragedia è arrivata la notizia dei licenziamenti per «complicazioni burocratiche ed aumento dei costi di produzione». Con queste motivazioni il colorificio ha annunciato che il reparto smalti a solvente non verrà riaperto e che per 14 lavoratori e lavoratrici (un quarto della forza lavoro che in totale ammonta a 58 persone) non c’è più posto nel suo organico, né nella sede di Poiano né in altre sedi.

«All'indomani dell’incendio, per garantire la stabilità occupazionale, era stata aperta in primis la cassa integrazione ordinaria e, da giugno 2022, la cassa integrazione straordinaria per riorganizzazione aziendale - ha ricordato Gianni Morandini - Riorganizzazione che terminerà il prossimo 5 giugno 2023 e che è finalizzata proprio alla integrale ripresa della attività lavorativa con completo mantenimento dei livelli occupazionali, oltre che ad un rinnovamento tecnologico che avrebbe aumentato ulteriormente le misure di sicurezza. Parlare di esuberi a questo punto è quanto di più fuori luogo si possa sentire. La stessa forza di filiera che undici mesi fa è stata usata per non frenare la produzione e rassicurare il mercato ora viene utilizzata per lasciare senza lavoro 14 famiglie. Come sindacato parteciperemo al tavolo di confronto che si svilupperà da qui fino alla fine delle tempistiche previste dalla procedura di legge. Ma è il momento che anche le istituzioni si facciano sentire, per non vedere impoverita una parte importante dell’economia del territorio e lasciare 14 famiglie prive di reddito, a maggior ragione in un contesto socio economico già di per sé difficile».

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