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Riciclaggio di denaro in Veneto per 110 milioni, 13 arresti: l'operazione arriva anche a Verona

L'indagine del Comando provinciale della guardia di finanza di Vicenza è sfociata in una serie di provvedimenti ai quali è stata data esecuzione nella mattinata di martedì

È scattata nelle prime ore di martedì mattina l'operazione del Comando provinciale della guardia di finanza di Vicenza, che vede impegnati 80 militari con l'ausilio di un'unità cinofila cash dog del gruppo di Tessera, il supporto di un elicottero della Sezione Aerea di Venezia e dei reparti territoriali competenti (gruppi di Padova, Verona e Brescia), per dare esecuzione ad una serie di provvedimenti emessi dal gip berico, su richiesta della procura, fra le province di Vicenza, Venezia, Padova, Verona e Brescia
Si tratta di un'ordinanza cautelare emessa nei confronti di 13 indagati, di cui 8 in carcere e 5 ai domiciliari; di un decreto di sequestro preventivo per equivalente, relativamente ad un importo pari al profitto illecito che avrebbe generato il sodalizio, di circa un milione e mezzo di euro; ed infine di un decreto di perquisizione locale presso 18 abitazioni ed aziende a disposizione degli indagati.  

L’operazione è scattata al termine delle complesse indagini svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Vicenza, su delega della autorità giudiziaria berica, che avrebberio consentito di disarticolare un’associazione per delinquere operante tra Vicenza, Padova, Verona, Brescia, Mantova, Milano, Prato, Chieti e Roma, con collegamenti in Germania, Slovenia e Repubblica Popolare Cinese, composta da 16 persone (3 vicentini, 9 bresciani, 2 cingalesi e 2 cinesi).

L’attività investigativa è stata avviata dalle Fiamme Gialle grazie all’acquisizione sul territorio di informazioni nei confronti di un 51enne originario di Arzignano (VI), sospettato di svolgere l’attività di "money mule o spallone" ovvero di trasportare contanti, frutto di frode fiscale, da e verso l’estero. I servizi preliminari di osservazione e pedinamento avrebbero consentito alle forze dell'ordine di monitorare frequenti viaggi in auto dell'individuo verso la Slovenia, dove si fermava per circa un’ora per poi far rientro in Italia. Attraverso le successive attività d’intercettazione telefonica, telematica e ambientale, lo svolgimento di verifiche bancarie e riscontri operativi eseguiti nel Centro e Nord Italia, sarebbe stata ricostruita l’operatività dell’intero gruppo criminale, che al vertice avrebbe avuto proprio il 51enne arzignanese, operativo nella piazza vicentina, coadiuvato da due coniugi di Gussago (BS), operativi nella piazza bresciana, nonché da ulteriori 11 complici addetti al trasporto del denaro contante.

Secondo le ricostruzioni degli investigatori, i contanti trasportati dall’estero verso l’Italia e viceversa in appena un anno e mezzo, attraverso ben 556 "viaggi", ammontano a circa 110 milioni di euro provenienti da frodi fiscali realizzate da società dedite prevalentemente al commercio di materiali ferrosi. In particolare, attraverso due società "cartiere" con sede rispettivamente a Brescia e a Roma, sarebbero state emesse fatture false volte a dare copertura documentale agli acquisti in nero effettuati da 25 società clienti con sedi nelle province di Vicenza, Verona, Rovigo, Brescia, Mantova, Bolzano, Alessandria, Roma, Milano e Torino.

I clienti avrebbero saldato le fatture false attraverso bonifici ai "fornitori/cartiere", i quali a loro volta avrebbero bonificato il denaro ricevuto a favore di società estere, veri e propri punti nodali dell’attività di riciclaggio, ovvero una società di Honk Kong e una società belga. Secondo gli investigatori, il denaro inviato all’estero veniva successivamente retrocesso ai clienti italiani, al netto delle commissioni medie spettanti all’organizzazione pari circa all’1,5% delle somme movimentate, attraverso l’utilizzo di uno "sportello bancario abusivo" della cosiddetta China underground bank, ovvero di quello che viene ritenuto un vero e proprio "circuito bancario informale e segreto" con numerose "filiali" sparse sul territorio nazionale, sospettato di muovere ingentissime quantità di denaro verso la Cina, offrendo servizi speciali per clienti speciali. Si tratta di un sistema composto da "operatori" cinesi che inviano soldi in madrepatria, frutto di riciclaggio ed evasione, anche di somme provenienti dalla stessa "economia illegale" cinese in Italia.

Questo "sportello bancario abusivo" sarebbe stato gestito da un 38enne cittadino cinese, residente a Vigonovo (VE) ma formalmente impiegato presso una ditta all’interno del "Centro Ingrosso Cina" di Padova, ritenuto vero e proprio perno della retrocessione del denaro, che avrebbe organizzato la consegna del contante ai "money mules/spalloni" in varie località d’Italia (Padova, Prato, Mantova, Milano, Chieti e Roma), nonché all’estero (Slovenia e Germania).

I contatti con l’intermediario cinese sarebbero stati tenuti esclusivamente dai vertici dell’organizzazione, il 51enne arzignanese e i due coniugi di Gussago, anche attraverso le chat criptate Telegram, Signal, DingTalk e WeChat, analizzate dagli esperti Computer Forensics e Data Analysis del Corpo, dalle quali sarebbero stati ricostruiti i viaggi compiuti dal sodalizio criminoso in Italia e all’estero per ritirare i contanti da retrocedere alle società clienti che beneficiavano della frode fiscale.

A tal proposito, l’organizzazione avrebbe utilizzato diversi metodi di riconoscimento per garantire il buon fine della retrocessione dei contanti: nel caso più semplice, i vertici del sodalizio avrebbero inviato al soggetto cinese che doveva consegnare il denaro agli spalloni il numero di targa o la foto dell’auto che avrebbe utilizzato il loro complice incaricato di ritirare i contanti; in alternativa, sarebbe stato utilizzato il numero seriale di una banconota quale "codice identificativo" o "token" che lo spallone doveva mostrare al soggetto cinese per confermare la propria autorizzazione al ritiro del contante.

Per il trasporto in sicurezza del denaro, i vertici del sodalizio avrebbero costituito squadre ad hoc composte in genere da due o più auto prese a noleggio, ciascuna guidata da un singolo spallone. La prima auto costituiva la cosiddetta "staffetta" che doveva anticipare la seconda auto, in cui veniva trasportato il denaro contante, con il principale compito di andare in avanscoperta e avvisare per tempo della eventuale presenza in strada di auto o personale delle forze dell'ordine, suggerendo se era il caso di cambiare itinerario.

Al fine di dare puntuale riscontro alle ipotesi investigative, le Fiamme Gialle beriche, rispettivamente nei mesi di giugno e luglio 2022, avrebbero: operato, attivando i finanzieri del Gruppo Prato, un controllo su strada nei confronti di uno spallone 58enne di Lonigo, che avrebbe portato al rinvenimento e sequestro di circa 140.000 euro in contanti riposti in una busta nascosta nel bagagliaio sotto la ruota di scorta; eseguito una perquisizione domiciliare, con l’ausilio di un’unità cinofila cash dog della Compagnia di Orio al Serio (BG), presso l’abitazione situata a Chiampo del presunto principale referente della piazza vicentina, rinvenendo e sequestrando, tra le altre cose, 84.000 euro in contanti e uno smartphone contenente una vera e propria contabilità dei viaggi organizzati e delle movimentazioni di denaro contante di provenienza illecita.

Infine, nel corso delle indagini sarebbe emerso che uno degli spalloni, un 57enne originario di Chiampo, avrebbe illecitamente percepito il sussidio di disoccupazione (NASPI) per oltre 5.600 euro, visto che non solo percepiva i proventi dell’attività di money mule (per ogni singolo viaggio uno spallone percepiva un minimo di 400 euro al netto del rimborso di tutte le spese sostenute per il viaggio ovvero pedaggi autostradali, benzina, ristoranti, etc.) ma anche lavorava presso un’azienda operante nel distretto della concia.

I 16 membri del sodalizio criminoso, 13 dei quali arrestati in queste ore, dovranno rispondere di ben 556 episodi di riciclaggio e autoriciclaggio di denaro, per un totale di circa 110.000.000 euro movimentati dall’organizzazione nel periodo novembre 2020-giugno 2022. Tre indagati bresciani, un 50enne, un 55enne e un 65enne, dovranno anche rispondere, quali amministratori di fatto o di diritto delle due società "cartiere", del reato di emissione di fatture false. Le Fiamme Gialle beriche stanno, inoltre, completando il sequestro preventivo disposto dal Tribunale di Vicenza sui compensi e sulle provvigioni percepite dall’organizzazione per l’attività di riciclaggio, quantificati in oltre 1.500.000 euro.

Aggiornato alle ore 13

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