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Lunedì, 29 Aprile 2024
Incidenti stradali Vigasio

Camionista condannato ad 1 anno e 10 mesi per l'incidente che costò la vita ad un motociclista

Solamente in questi giorni la famiglia di Stefano Perinoni è venuta a conoscenza del patteggiamento dell'autista di 42 anni, che nel maggio 2022 ha provocato la morte del 60enne negandogli la precedenza

L'11 maggio 2022, a Nogarole Rocca, ha causato il tragico incidente in cui ha perso la vita Stefano Perinoni, 60enne di Vigasio ed ora il camionista di origini romene L.M.G., 42enne residente a Oppeano, è stato condannato a un anno e dieci mesi con la sospensione condizionale della pena, oltre alla sanzione accessoria della sospensione della patente di guida per l’analoga durata. 
Una sentenza che è stata depositata ancora il 24 maggio 2023 dal gip del tribunale scaligero, la dottoressa  Musio, all’esito dell’udienza tenutasi quello stesso giorno, i familiari della vittima lo avrebbero appreso casualmente solo in questi giorni, con grande senso di insoddisfazione. 

Il drammatico incidente ha avuto luogo nel tratto di sp3 denominato via Vittorio Veneto, nella frazione di Bagnolo, all'altezza del civico 80. Dal verbale della polizia stradale di Bardolino, che ha effettuato i rilievi, e dall’inchiesta condotta dal pubblico ministero Silvia Facciotti, cui ha contribuito l’ingegner Luigi Cipriani con una consulenza tecnica cinematica, emerge che L.M.G., citando gli atti, "per colpa generica consistita in negligenza, imprudenza e imperizia nonché per colpa specifica consistita nell’inosservanza del Codice della Strada, giunto in prossimità dell’accesso all’impresa Real Service Noleggi" per la quale lavorava, e proprietaria del mezzo pesante, un Iveco Magirus, "eseguendo una manovra di svolta a sinistra per accedervi collideva con la moto Honda Italia condotta da Stefano Perinoni, che stava percorrendo la medesima Sp3 nel senso di marcia opposto, non concedendogli la dovuta precedenza e dunque provocando un violento urto e cagionando la morte del motociclista". Nella violenza dell'impatto, quest'ultimo è finito contro un palo ed è rovinato poi a terra, riportando un gravissimo trauma cranio-encefalico e toracico che si è rivelato fatale. 

Viste le sue responsabilità nell'incidente dovute ad una manca precedenza (l'autotrasportatore ha tagliato la strada la 60enne che arrivava in moto, svoltando a sinistra), l'indagato ha chiesto ed ottenuto il patteggiamento della pena ancora durante le inagini preliminari: una procedura legale che non prevede l’obbligo di dare notizia ai congiunti dell'udienza o del patteggiamento concluso. Questi invece attendevano una richiesta di rinvio a giudizio e la fissazione dell’udienza preliminare del processo, come da prassi. Inoltre, paradossalmente, nel verbale della già emessa sentenza di applicazione della pena e contestuale motivazione, familiari e legali hanno preso atto che all’udienza del 24 maggio “nessuno è presente per le persone offese”.

"La causa tecnica dell’evento è stata individuata nella manovra di svolta a sinistra posta in essere dall’indagato alla guida dell’autocarro senza concedere la dovuta precedenza al motociclo visibile e avvistabile proveniente dall’opposto senso di marcia, in contrasto, quindi, con quanto prescritto dall’art. 145 del Cds" ha sentenziato il giudice Carola Musio nel confermare la proposta di patteggiamento del camionista, cui aveva già aderito il sostituto procuratore: pena base di quattro anni, poi ridotta di oltre la metà, un anno e dieci mesi appunto, per il riconoscimento delle attenuanti generiche e per lo sconto previsto dalla scelta del rito alternativo.

I congiunti del motociclista, per essere supportati, attraverso il consulente Alessio Rossato si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A. e all’avvocato penalista Davide Picco del foro di Vicenza.Familiari che si aspettavano un'altra risposta dalla giustizia penale, la quale li ha amareggiati, sia nella sostanza, sia nella forma. 

«Un anno e dieci mesi per aver strappato una vita è nulla, tanto più perché mio marito non ha avuto colpa alcuna, non ha commesso alcuna infrazione - osserva la moglie Emanuela -. Capisco che questa modalità possa essere ammessa dalla legge, e niente e nessuno ci riporterà indietro Stefano, ma un briciolo di sensibilità ce la saremmo aspettati nei confronti di una famiglia che ha aspettato invano ed è rimasta all’oscuro di tutto per mesi. Pensavo che sarebbe stato il minimo avvisare i parenti della vittima: questo patteggiamento a nostra insaputa ci lascia doppiamente basiti. Per noi non è giustizia questa».

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