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Cronaca Cologna Veneta

In servizio come guardia medica, dottore aggredito da un paziente

L'aggressore avrebbe voluto un certificato di malattia che il medico non avrebbe potuto produrre. Tommasa Maio di Fimmg: «Non è tollerabile che nulla si faccia per arginare il fenomeno e punire i colpevoli»

Si sarebbe rifiutato di firmare un illegittimo certificato di malattia che avrebbe permesso al paziente di giustificare l'assenza dal lavoro. Per questo un medico è stato aggredito mentre era in servizio come guardia medica a Cologna Veneta.
L'aggressione è avvenuta la settimana scorsa e la vittima è uno specializzando all'ultimo anno della scuola di formazione per medici di medicina generale. Il dottore era operativo nel servizio di continuità assistenziale di Cologna Veneta e di notte si è visto arrivare un operaio che in quella giornata non si era presentato sul posto di lavoro. L'uomo avrebbe chiesto un certificato di malattia che però, per legge, non può essere rilasciato da una guardia medica. L'aggressore è così andato su tutte le furie, minacciando e spintonando il medico che è poi riuscito a chiamare i carabinieri.

Una violenza subita da un operatore sanitario. Un episodio che purtroppo non è isolato, come denunciato da Tommasa Maio, segretaria nazionale della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale). Tommasa Maio ha espresso solidarietà per il collega aggredito ed ha aggiunto: «Non possiamo più accettare di essere esposti a questi rischi nell’assoluto immobilismo di quanti hanno la responsabilità di tutelarci. Non è tollerabile che i medici impegnati in prima linea debbano essere alla mercé di questi soggetti e, per di più, che nulla si faccia per arginare il fenomeno e punire i colpevoli. Questo episodio è l’ennesima dimostrazione che l’inasprimento delle pene previsto dalla recente legge non è sufficiente».

Non a caso, Fimmg si batte affinché sia riconosciuto ai medici nell’esercizio delle proprie funzioni lo status di pubblico ufficiale, una richiesta rispetto alla quale la politica si è sinora dimostrata sorda. «Con questo riconoscimento le aggressioni si ridurrebbero, perché aggredire un medico sarebbe come aggredire un carabiniere, con tutte le conseguenze del caso - ha detto Maio - Inoltre, eviterebbe a chi subisce violenza di dover vivere anche il trauma di battersi in solitudine per fare in modo che queste persone siano debitamente perseguite».

La segretaria nazionale di Fimmg ha poi denunciato che queste situazioni sono spesso esacerbate da carenze di personale e da carenze strutturali. E nel solo mese di gennaio, in Veneto, sono già state otto le aggressioni registrate al personale sanitario. «È solo la punta dell’Iceberg, perché numeri simili, se non superiori, si registrano in tutta Italia - ha concluso Tommasa Maio - Dati che spesso non emergono per la mancata denuncia da parte dei medici, che continuano ad essere lasciati soli. È desolante ritrovarci ciclicamente a fare proposte di riorganizzazione e chiedere interventi per la messa in sicurezza dell’attività, restando inascoltati e con la frustrazione di non poter offrire ai colleghi soluzioni efficaci. Colleghi che sono costretti a lavorare convivendo con la paura di poter essere aggrediti in qualunque momento. In questa inerzia, non ci si deve stupire se sempre più medici decidono di lasciare la professione o se evitano di acquisire incarichi in aree della medicina sempre più pericolose».

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