Detenuto prova a togliersi la vita nel carcere di Montorio, ma viene salvato dagli agenti
L'uomo si sarebbe impiccato nella sua cella, ma il personale di polizia penitenziaria è intervenuto tempestivamente e «lo ha soccorso con immediato massaggio cardiaco», dopodiché sono sopraggiunti infermieri e medico della struttura
Quella di mercoledì è stata una serata da incubo nel carcere di Montorio. Sono i sindacati a dare la notizia del tempestivo intervento della polizia penitenziaria, la quale ha impedito che un detenuto nella casa circondariale di Verona si togliesse la vita.
A spiegare quanto avvenuto è Donato Pece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE): «Ieri sera (mercoledì, ndr), nella VIa Sezione detentiva della Casa circondariale Montorio di Verona, un detenuto si è impiccato. Solo grazie al tempestivo intervento del personale di polizia penitenziaria che lo ha soccorso con immediato massaggio cardiaco e intervento degli infermieri e medico di guardia il detenuto si è ripreso: contestualmente, sono arrivati i soccorsi del 118 e l’uomo attualmente è in ospedale. Non si possono escludere danni del tipo celebrali».
Capece poi loda «il personale di polizia penitenziaria che ha avuto un comportamento esemplare e professionale, degno di una valutazione lodevole. Chiaramente i ringraziamenti vanno anche al personale sanitario del carcere di Montorio per la loro professionalità e tempestività nell'immediato intervento. Plauso del SAPPE al personale di polizia penitenziaria della casa circondariale di Verona che, nonostante le carenze di risorse umane e materiali, riesce a mantenere l'ordine e la sicurezza dell’istituto di pena, seppur con estrema difficoltà».
Per il segretario generale del SAPPE, «questa è la polizia penitenziaria, pronta ad agire con gli altri operatori e con gli stessi detenuti per tutelare la vita dei ristretti. Questo è il senso vero della parola comunità, talvolta sbandierata a sproposito, ma nel rispetto dei difficili ruoli che ognuno viene chiamato a svolgere per la propria parte di competenza. Il dato certo è che la scelta di togliersi la vita è originata da uno stato psicologico di disagio. È un dato oggettivo che chi è finito nelle maglie della devianza spesse volte è portatore di problematiche personali sociali e familiari», conclude il sindacalista, che rileva infine come «l’ennesimo tentato suicidio di una persona detenuta, sventato in tempo dalla professionalità ed attenzione dei poliziotti, dimostra come i problemi sociali e umani permangono, eccome, nei penitenziari. E si consideri che negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della polizia penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 23mila tentati suicidi ed impedito che quasi 175mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze».