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Cronaca

Le testimonianze da Gaza: «Oltre 4 mila morti». MSF: «Mancano elettricità, persone senza cibo e acqua»

In un messaggio audio la cooperante veronese per l'associazione Gazzella Onlus Giuditta Brattini racconta: «Bombardati gli ospedali, 46 medici uccisi»

«A Gaza mancano elettricità e internet e le persone sono rimaste senza cibo né acqua potabile. All’ospedale di Al-Shifa due giorni fa un team di Medici Senza Frontiere è riuscito a consegnare delle forniture mediche con enorme difficoltà».  È quanto si legge in una nota di MSF divulgata anche dalla sezione veronese, nella quale poi si aggiunge: «Nell’ospedale sono assiepate centinaia di persone in fuga dai bombardamenti ma in questo momento non esiste un luogo sicuro a Gaza».  

Sempre da Medici Senza Frontiere viene inoltre fatta pervenire la testimonianza di Loay Harb, un infermiere impegnato da quindici anni con MSF a Gaza. Attualmente, secondo quanto spiegato da MSF, lo stesso Loay si starebbe rifugiando con la sua famiglia e i suoi figli nella sua casa vicino all’ufficio di Medici Senza Frontiere a Gaza. «La situazione qui è molto difficile. - afferma in un messaggio audio Loay Harb - Non abbiamo elettricità, acqua o internet. Non c’è un luogo sicuro e la situazione è estremamente complessa: dall’inizio della guerra non c’è sicurezza né cibo, acqua o elettricità. Dio ci salvi in questo momento così difficile. Non abbiamo acqua da bere, perché è inquinata o non potabile. Non abbiamo nemmeno il carburante per pompare l’acqua nei pozzi. Le nostre famiglie stanno vivendo momenti davvero difficili. Non esiste un posto sicuro in mezzo ai bombardamenti. Le nostre famiglie e i nostri bambini si sono spostati dal nord al sud e dal sud verso qualsiasi altro luogo ma non abbiamo un posto sicuro dove stare». 

Loay Harb poi racconta: «Due giorni fa abbiamo consegnato delle forniture mediche all'ospedale Al Shifa a Gaza. Lo spostamento verso l'ospedale è stato molto complesso, abbiamo visto centinaia di persone rifugiarsi nell'ospedale ed era difficile muoversi all’interno della struttura. Ci è voluto molto tempo per consegnare le forniture. C'erano moltissime persone all'interno dell'ospedale, pensano che sia un posto sicuro, ma non esiste un luogo sicuro. La maggior parte delle ferite sono molto gravi. Non c'è abbastanza spazio. Ci sono alcuni pazienti che necessitano di interventi chirurgici e rimangono a terra a causa dell’elevato numero di persone ricoverate. Ho deciso di restare a casa mia, perché a Gaza non esiste un posto sicuro. La mia casa è vicina all'ufficio e alla clinica di MSF». 

Alle parole di Loay Harb si aggiunge inoltre la nuova testimonianza della cooperante veronese per l'associazione Gazzella Onlus, Giuditta Brattini. L'audio del suo racconto è stato diffuso sui social da Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista, Coordinamento di Unione Popolare.

La cooperante ha esordito facendo così il punto della situazione: «Il ministero della salute qui ieri ha mandato i dati della Striscia di questi giorni: 4.137 morti, il 70 per cento dei quali bambini, donne e vecchi, i feriti sono oramai quasi 14 mila, si parla anche di 1.400 corpi sotto le macerie e metà di loro sono di bambini. Come avrete saputo, - ha proseguito Giuditta Brattini - Israele due giorni fa ha bombardato l'al-Ahli Arab Hospital nella città vecchia di Gaza, ha bombardato interamente un ospedale dove erano ricoverati feriti, dove c'erano medici e dove si erano portate delle famiglie evacuate dalle loro case e si erano messe nei giardini intorno all'ospedale per trovare un riparo sicuro. Altri sette ospedali sono stati bombardati, parzialmente danneggiati e quindi con un'interruzione in pratica di una parte dei servizi».

La stessa cooperante dell'associazione Gazzella Onlus, Giuditta Brattini, ha quindi segnalato che sarebbero rimasti uccisi «46 medici», mentre sarebbero «85 i feriti», cui si aggiungerebbero «23 ambulanze colpite». Infine, la coperante veronese ha dichiarato che «ieri, non ultimo, è stata bombardata anche la chiesa ortodossa con 16 morti». 

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