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Livello basso delle falde in Veneto, allarme siccità. «Senza piogge per un mese sarà un'estate complessa»

È l'assessore regionale all'ambiente, Gianpaolo Bottacin, ad esternare la propria preoccupazione per i prossimi mesi

Nonostante in Veneto, nel mese di gennaio, abbia piovuto di più del medesimo periodo del 2022, anche rispetto a quella che è la media storica del mese, il quadrimentre compreso tra ottobre 2022 e gennaio 2023 vede un calo del 21% rispetto all'anno precedente. A questo si sommano le alte temperature e la grave siccità della scorsa estate, che hanno fatto scattare il campanello d'allarme per il 2023, il quale rischia di essere il palcoscenico di un'importante crisi. 
A lanciare l'allerta sul tema è l'assessore regionale all'ambiente della Regione Veneto, Gianpaolo Bottacin, che il 2 marzo è intervenuto a margine dell'inaugurazione della bonifica di un'ex discarica a Treviso. «Di sicuro siamo in una situazione - ha spiegato Bottacin - in cui le falde sono basse perchè le precipitazioni complessive non hanno consentito di recuperare quello che abbiamo perduto l'anno scorso, quindi si prospetta, se non dovesse piovere per un mese di fila, un'estate particolarmente complessa anche quest'anno».

Un cambio di passo a livello legislativo potrebbe essere fondamentale, ma in che modo? «È una tematica che ho posto già nel 2017, un anno particolarmente siccitoso - ha detto l'assessore ai microfoni di TrevisoToday - in questo Paese esiste una legge che specifica cosa c'è da fare quando c'è la siccità, che è il codice ambientale, e quell'articolo di legge dice che in caso di carenza idrica la priorità assoluta è l'idropotabile, al secondo posto l'agricoltura e poi tutto il resto. Il problema è che non c'è un'autorità in grado di far applicare la legge, quindi laddove ci sono situazioni di bacini idrografici che non sempre seguono i confini amministrativi ma passano da una regione all'altra si innesca quel meccanismo di braccio di ferro fra una regione e l'altra».

«Non essendoci questa autorità, io già nel 2017 chiesi la nomina di un commissario e quella volta non fui ascoltato - ha aggiunto Bottacin - questa volta pare che il tavolo interministeriale abbia definito questa strada. Si tratta di capire in termini pratici in cosa consisterà, perchè c'è il tema dell'applicazione della legge e poi c'è tutta la tematica dell'attuazione di quel piano che abbiamo realizzato riguardante i bacini di accumulo della risorsa idrica che non è così facile da realizzare con la normativa attuale. Se ad esempio prendo una ex cava, un buco, e dico di realizzarlo in un lago le autorizzazioni non sono così banali, pensate all'autorizzzazione paesaggististica».

«Sapendo la burocrazia che c'è in Italia e sapendo anche il fatto che per ricostruire un ponte crollato siamo stati costretti a fare una legge di una riga in cui si dice che si va in deroga su tutte le leggi dello Stato, forse un ripensamento delle varie leggi che ci sono in questo Paese, con una semplificazione vera - ha continuato l'assessore - oppure la nomina di un commissario, che è il fallimento della politica come dice il sottosegretario Gava, credo siano necessari. Propendo per la prima strada ma nel frattempo, quella della semplificazione normativa ma nel frattempo la nomina di un commissario potrebbe essere utile».

E un commissario che ruolo potrebbe avere? «Bisogna capire se ha anche poteri di deroga sugli aspetti normativi - ha concluso Bottacin - per esempio i commissari nominati a seguito di eventi calamitosi, a seguito della dichiarazione di stato di emergenza di protezione civile, possono andare in deroga su alcune leggi e questo spiega perchè in Veneto, dopo Vaia, abbiamo messo a terra un miliardo di euro in tre anni, altrimenti non sarebbe stato possibile, e lo abbiamo fatto senza distruggere l'ambiente. Sfido chiunque a venire nella zona dellla provincia più colpita, quella di Belluno, e dire che abbiamo fatto interventi invasivi. Tutte le leggi complesse non hanno la ricaduta che uno si aspetterebbe».

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