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Con il nuovo Piano di assetto del territorio a Verona l'obiettivo di attrarre e coinvolgere i giovani

Politiche e progetti per il progresso della città: abitare in locazione sostenibile, servizi, infrastrutture per potenziare e riconnettere i quartieri

Il nuovo Piano di assetto del territorio (PAT), a cui l’assessorato all’Urbanistica guidato da Barbara Bissoli sta lavorando nell’ambito del progetto "Viviamo Verona", sarà anche lo strumento che «aiuterà a fotografare la situazione corrente e a indicare la direzione attraverso cui la rigenerazione urbana potrà essere uno strumento anche per una crescita sostenibile». Lo sottolinea una nota del Comune di Verona, nella quale viene poi specificato: «La transizione demografica impone alla città di offrire prospettive e soluzioni possibili, a fronte di questioni relative al processo di invecchiamento della popolazione, alla corrispondente crescente domanda di servizi (sanità, assistenza, accompagnamento) e alla riduzione delle persone in età di lavoro. Centrale quindi il tema delle risorse necessarie alla crescita della domanda di servizi e anche per la città di Verona lo scenario dei prossimi dieci anni si gioca sulla capacità attrattiva e sulla sua capacità di essere inclusiva». 

La vicesindaca Bissoli ha quindi dichiarato: «Negli ultimi 4 anni la popolazione universitaria è aumentata del 30 per cento, ciò grazie alla politica lungimirante del Magnifico Rettore Pierfrancesco Nocini. Il nostro obiettivo è far sì che i giovani restino a Verona anche dopo gli studi, per lavorare e per formare nuove famiglie, attratti dalle opportunità che la città sa dare a livello occupazionale, abitativo e di infrastrutture. In quest’ottica il processo di redazione del nuovo PAT può incidere con politiche urbanistiche strategiche a medio e lungo termine. I filoni di intervento sono l’housing sociale con locazioni sostenibili, infrastrutture verdi e luoghi di aggregazione, tutte esigenze già emerse durante gli incontri nelle Circoscrizioni. Partire dall’ascolto dei quartieri è fondamentale per avere la mappatura dei bisogni di tutta la città. Quanto agli strumenti economici per realizzare gli interventi, il Comune sta cercando nuovi investitori che siano interessati ad investire sull’housing sociale in locazione e su nuove modalità di partenariato pubblico privato». 

In merito è poi intervenuto anche l’assessore alle politiche giovanili Jacopo Buffolo: «L’amministrazione ha ben chiara l’altezza di questa sfida. Da subito abbiamo costruito momenti di confronto con i giovani e con le associazioni giovanili, cercando di promuovere relazioni con i gruppi anche attraverso attività laboratori, anche per ascoltare esigenze e mappare problemi da risolvere. I dati elaborati in questo percorso ci portano a ragionare sui quartieri a sud della città, in cui vive il 25% della popolazione giovanile, anche in ragione della presenza dell’ateneo. I giovani sono una generazione attenta a questioni di parità di genere, pari opportunità, di ambiente e cambiamento climatico; le nostre azioni quindi devono andare in questa direzione». 

I dati elaborati dal Cresme per il Comune di Verona e illustrati dal suo direttore tecnico, Lorenzo Bellicini, tra i componenti del gruppo interdisciplinare che affianca i tecnici dell’assessorato all’urbanistica, nell’ambito delle azioni di analisi e studio dello stato di fatto finalizzati alla revisione degli strumenti urbanistici, mostrano una situazione in cui, a livello demografico, nel 2023 Verona rimane «la prima città del Veneto per popolazione, con oltre 5mila abitanti in più di Venezia (e 49mila in più di Padova, la terza città del Veneto), per un totale di 255.643 persone». E tutto questo nonostante l’impatto che la pandemia ha avuto sulla popolazione e sulle dinamiche insediative: tutte le principali città del Veneto hanno perso popolazione nel 2020, ad eccezione di Vicenza (+975 abitanti). Così Venezia tra 2019 e 2023 ha perso 8.316 abitanti, Verona nel ha persi 3.444, e Padova 2.776. 

Una perdita di popolazione che è dovuta principalmente a due fattori: da una parte il saldo negativo tra nati e morti (-1.386 unità nel 2022), e dall’altra le dinamiche dei saldi migratori, sia con il resto dei Comuni italiani che con l’estero. Nel 2022 il saldo interno è di -262 unità. Allo stesso tempo sono immigrati a Verona dall’estero 2.011 abitanti, mentre ne sono emigrati 769: in questo caso il saldo è positivo per 1.242 unità, non sufficienti però a tenere in positivo la dinamica demografica veronese. La popolazione di Verona si caratterizza tra le realtà urbane in Italia con «una struttura della popolazione più equilibrata, anche se non è indenne dalle dinamiche demografiche strutturali che stanno interessando il nostro Paese».

La sfida di Verona per i prossimi dieci anni, secondo quanto evidenziato nella nota di Palazzo Barbieri, è quella di «rimanere una città attrattiva e sempre più inclusiva, soprattutto per la popolazione attiva e per i giovani, con i dati dell’Università degli Studi di Verona che parlano di un incremento della popolazione studentesca del 30% in quattro anni raggiungendo i 27mila iscritti, e con un aumento dell’offerta formativa che oggi include nuovi 28 percorsi diversi». Un’opportunità anche per la città che, in sinergia con l’Università, potrà contare «sulla capacità di generare lavoro per trattenere i neo-laureati, incidendo su benessere e sviluppo economico».

Non secondari gli ambiti sui cui sta investendo l’ateneo: innovazione nell’area della salute, della transizione digitale, del trasferimento tecnologico, dello sviluppo economico-gestionale, degli studi strategici. Tutti progettati con grande attenzione allo sviluppo sostenibile e in linea con le direttive del PAT e in risposta alle esigenze di un mercato del lavoro in costante evoluzione con la formazione di laureate e laureate dotati di competenze che inseriti nel mondo del lavoro possono fare la differenza, in termini di innovazione di processi e prodotti, a beneficio di professionisti, imprese e organizzazioni territoriali. 

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