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Migranti, Governo pensa ai rimpatri ma i Comuni chiedono aiuto per l'accoglienza

Il consiglio dei ministri ha dato via libera a nuovi Cpr, ma dalla commissione Anci sull'immigrazione si alzano richieste diverse: «Bisogna implementare il Sai, sistema di accoglienza e integrazione»

Da una parte i Comuni italiani parlano di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, di potenziamento della rete di accoglienza e integrazione (Sai) e di gestione dei migranti "fuori quota". Dall'altra il Governo apre alla creazione di nuovi centri per i rimpatri (Cpr) e allunga a 18 mesi il tempo massimo consentito sempre per i rimpatri. Ieri, 18 settembre, l'associazione dei Comuni italiani (Anci) ha riunito la sua commissione sul tema immigrazione, formulando alcune proposte. E sempre ieri, si è riunito il consiglio dei ministri della premier Giorgia Meloni che ha varato nuove misure proprio sull'immigrazione. Anci e Governo sembrano però parlare due lingue diverse, perché l'associazione dei Comuni chiede aiuto sull'accoglienza mentre l'esecutivo nazionale al momento ha in mente solo i rimpatri. Un punto di contatto, però, sembra possibile. Meloni ha infatti dichiarato: «È mia intenzione portare e approvare la settimana prossima in consiglio dei ministri un nuovo decreto in tema di immigrazione e sicurezza con ulteriori norme necessarie a risolvere piccole e grandi criticità legate all'immigrazione illegale di massa. Penso, ad esempio, alla questione dei minori non accompagnati». E l'Anci spera che nel provvedimento annunciato dalla presidente del consiglio siano inserite le proposte emerse durante la riunione di ieri.

Riunione a cui ha partecipato anche il Comune di Verona, rappresentato dall'assessora alle politiche sociali Luisa Ceni. L'assessora ha fatto fronte comune insieme ad altri amministratori veneti, come l'assessora padovana al sociale Margherita Colonnello, l'assessore vicentino alle politiche sociali Matteo Tosetto e l'assessora di Rovigo alle politiche sociali Mirella Zambello. Tutti insieme, questi quattro assessori hanno voluto evidenziare i passaggi principali della riunione della commissione Anci. «Condividiamo - scrivono - la richiesta che sia lo Stato centrale a prendersi capo della gestione dei cosiddetti “fuori quota” ovvero quei migranti, soprattutto provenienti dalla rotta balcanica, che arrivano nel nostro territorio in modo irregolare e spontaneo e che, quindi, vengono accolti in strutture di accoglienza messe a disposizione dei singoli Comuni. Un processo che, con spirito di solidarietà, abbiamo il compito di gestire, ma che ha delle ingenti ricadute economiche sui bilanci dei nostri Comuni. Riteniamo poi pienamente corretta la posizione dei Comuni italiani nel richiedere di implementare il Sai, sistema di accoglienza e integrazione, con ulteriori 5.000 posti proprio in considerazione delle attuali presenze. Ed è fondamentale inoltre che i Comuni che già appartengono alla rete Sai siano esentati dall'attivazione di ulteriori forme di accoglienza. Sui minori non accompagnati bisogna stabilire e strutturare una rete di centri di prima accoglienza esclusivamente a carico e sotto la responsabilità del Ministero dell'Interno e delle relative strutture periferiche. In questi centri si procederà, in un tempo massimo di 45/60 giorni, all'identificazione e all'accertamento dell'età, del controllo sanitario e della presenza di parenti sul territorio. Concluso questo iter i minori non accompagnati saranno trasferiti esclusivamente in strutture del Sai i cui posti devono essere ampliati. Indispensabile, inoltre, rafforzare e potenziare gli uffici immigrazione delle questure per velocizzare l’identificazione e la regolarizzazione degli immigrati. In una situazione così ampiamente drammatica, non possiamo, infine, che ribadire la nostra forte preoccupazione sugli effetti del cosiddetto Decreto Cutro, che limita fortemente la protezione speciale con il rischio di un aumento dei migranti irregolari sul territorio».

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