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Gli ingegneri di Verona per una città green, l'ass Ferrari: «Zone 30 e 250 punti ricarica elettrica, il filobus sarà solo l'inizio»

Si è svolto il seminario promosso dalla commissione Ambiente dell'Ordine degli Ingegneri scaligeri: «Traffico, riscaldamento e agricoltura, sono i principali nemici dell'ambiente a Verona dove le auto ferme sono pari a 300 campi da calcio»

«Mobilità alternativa, in contrasto a quella insostenibile e autocentrica, efficienza del trasporto pubblico, ma anche la stimolante forestazione urbana e l'innovativo uso del titanio sulle strade cittadine per assorbire gli inquinanti, insieme alla trasformazione del calore delle acciaierie in vapore acqueo, da recuperare nel teleriscaldamento». Sono questi i principali ingredienti emersi mercoledì 18 gennaio durante il seminario promosso dalla commissione Ambiente dell'Ordine degli Ingegneri, coordinata da Roberto Penazzi, per contribuire a migliorare l'aria di Verona e più in generale quella della pianura padana.

«Il nodo più grande di Verona è senza dubbio quello della mobilità, che richiede un cambio di cultura radicale. - ha evidenziato la vicepresidente dell'Ordine, Anna Rossi - La nostra categoria è protagonista nell'individuare soluzioni per contrastare l'inquinamento, a partire dall'elaborazione di una serie di buone pratiche, come quelle del recupero del calore da acciaierie per diffonderlo nelle abitazioni, specie là dove si utilizzano stufe a legna». Traffico, riscaldamento residenziale e agricoltura sarebbero in cima alle fonti di inquinamento del nostro territorio, secondo quanto emerso dall'incontro: «Le politiche sulla mobilità sono ancora troppo poco incisive. - ha fatto notare Chiara Martinelli, presidente di Legambiente Verona - Servono azioni sul traffico, sulle ciclabili, lo sviluppo di città 15 minuti e bisogna abbattere il consumo di suolo, specie quello legato alla logistica e tanto diffuso nella nostra provincia, che innalza i livelli di particolato».

Catherine Dezio, docente del corso di Laurea in Progettazione e Gestione del Territorio e del Verde dell'Università di Padova - Ordine degli Ingegneri

Stando a dati Arpav, ricorda una nota dell'Ordine degli Ingegneri di Verona, nella nostra città «stanno progressivamente diminuendo le medie di concentrazione di inquinanti nell'aria durante l'annualità, ma i superamenti dei limiti giornalieri, nel caso delle Pm10, continuano a sforare il limite dei 35 giorni all'anno». In merito, «la legna rappresenta il combustibile peggiore e a Verona produce il 58% delle Pm10», mentre «Borgo Milano, restando in città, e San Bonifacio, dove vi sono le centraline di traffico, registrano i principali picchi di ossidi di azoto della provincia». D'altro canto gli spostamenti a Verona avvengono «per il 70% dei casi in auto, superando la media del 65% a livello nazionale, che si contrae al 33% in Europa».

Inoltre, come evidenziato da Francesco Seneci, Ceo e Direttore Tecnico Netmobility Srl, «il 50% degli spostamenti interni alla città fatti in auto sono sotto il raggio dei 5 chilometri, e il 22% addirittura sotto i 3». Lo stesso Seneci ha quindi evidenziato: «Per il 95% del tempo della loro vita le auto stanno ferme. Spostiamo infatti due tonnellate di ferro con mediamente solo 100 chili a bordo per una media di un'ora e 27 minuti al giorno. A Verona le auto ferme sono pari a 300 campi da calcio e dobbiamo iniziare a trattare il trasporto pubblico locale come un servizio pari alla sanità, gratuito o a basso costo, e al contempo ridurre l'offerta delle sosta e aumentare le zone 30».

Simona De Zolt Sappadina dell'Arpav ha aggiunto: «Bisogna distinguere tra componenti primari e secondari degli inquinanti. Nel primo caso riscaldamenti e biomassa hanno il ruolo di protagonisti, mentre le emissioni di altri gas diventano particolato. Il che accade per l'azoto dovuto al traffico veicolare, a Verona pari al 55,3%, e per l'ammoniaca che, nel 91% dei casi è prodotta dall'agricoltura». Le ha fatto eco la collega Silvia Pillon: «L'aria che si respira a Verona è quella dell'intero Bacino padano visto che gli inquinanti emessi in atmosfera sono trasportati in masse d'aria e poi dispersi. Per combattere l'inquinamento servono azioni congiunte di Unione Europea, Regione e dei comuni locali».

Ne è ben cosciente l'assessore all'ambiente del Comune di Verona, Tommaso Ferrari, che punta a favorire la mobilità alternativa, e a unire le forze con gli altri Comuni veneti per reclamare maggiori contributi regionali per il trasporto pubblico, a fronte di una Lombardia che li ha quasi raddoppiati: «Prevediamo l'implementazione di zone 30 con sostanziali modifiche alle strade. - ha detto l'ass. Tommaso Ferrari - Il filobus sarà solo il punto di partenza, va ampliata la ciclabilità e installeremo 250 punti di ricarica elettrica». Circa la forestazione urbana, Ferrari ha poi annunciato il dialogo aperto con le università di Padova e Verona per una progettazione mirata: «Il contributo degli alberi in città dipende dalla tipologia delle piante e dalla densità che occupano. In un paio di mesi approcceremo la pianificazione urbana considerando il verde come strategico. Mappare la situazione attuale di isole di calore e altri bio indicatori ci porterà a meglio comprendere come e dove intervenire».

Proprio della riforestazione urbana ha parlato oggi Catherine Dezio, docente del corso di Laurea in Progettazione e Gestione del Territorio e del Verde dell'Università di Padova: «Non basta avere il verde in città, va progettato definendo obiettivi, aree di intervento, indirizzi progettuali e scegliendo le specie arboree e il materiale di propagazione. - ha spiegato Dezio - Solo così otterremo risposte concrete per l'ecosistema». Ulteriore strategia emersa oggi, è quella presentata da Roberta Bertani, docente al Dipartimento di Ingegneria Industriale dell'Università degli Studi di Padova, che ha argomentato l'efficacia dell'utilizzo di «ossidi di titanio come additivo da applicare a pareti verticali e al manto stradale per disinquinare e pulire le città». Una tecnologia, già sperimentata, che «si basa sull'uso della luce».

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