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Gsk conferma investimenti in ricerca e annuncia vaccino contro virus respiratorio sinciziale

L'azienda investirà in ricerca e produzione 617 milioni di euro tra il 2020 e il 2024. E con l'incontro "InnovaCtion - cosa serve alle idee per diventare salute, impresa, futuro" ha celebrato i suoi 90 anni in Italia

Prevenzione, innovazione e programmazione sono i cardini della "salute di domani" in Italia. E di un sistema sanitario universale e sostenibile dove le malattie prevenibili, grazie alla vaccinazione, sono fermate sistematicamente anche nell’adulto per concentrare le risorse destinate a cura e ricovero sui bisogni medici insoddisfatti. Sono questi i punti su cui imperniare i prossimi investimenti in ricerca e innovazione emersi nel corso dell'incontro "InnovaCtion - cosa serve alle idee per diventare salute, impresa, futuro", promosso da GlaxoSmithKline (Gsk). L'evento si è tenuto ieri, 11 luglio, nella sede veronese dell'azienda che ha così anche festeggiato i suoi 90 anni di presenza in Italia.

Che la prevenzione faccia bene non solo alla salute delle persone ma anche alle casse dello Stato lo testimoniano numerose analisi e ricerche. Uno studio della Johns Hopkins University ha analizzato gli effetti degli investimenti in prevenzione sul contenimento della spesa sanitaria: per ogni dollaro speso in vaccini si risparmiano 16 dollari per le spese mediche e 28 dollari per costi indiretti legati alla produttività del lavoro, in totale 44 dollari. Analogamente, una recente ricerca di Altems ha considerato il numero di casi di influenza, malattia pneumococcica e herpes zoster nella popolazione italiana occupata, malattie oggi prevenibili grazie alla presenza di vaccini efficaci. L’impatto annuo complessivo è di circa 1,1 miliardi di euro, di cui 185 milioni relativi alla parte fiscale e 915 milioni a quella previdenziale. Lo studio, basato sul modello del "Fiscal Impact", considera non solo i costi relativi alla perdita di produttività del lavoro, ma anche il calo dei consumi e la riduzione del gettito fiscale, considerando, di fatto, i trasferimenti di ricchezza tra tutti gli attori del sistema economico.
Insomma, investire nella prevenzione conviene ma mentre l’Italia dimostra una notevole organizzazione ed efficacia nel vaccinare bambini ed adolescenti, lo stesso non si può dire per gli adulti, che sono chiamati ad un ruolo attivo e lavorativo fino in tarda età e che, con l’invecchiamento, tendono ad avere maggiori bisogni di salute che la comunità deve affrontare con costi importanti di trattamento e ricovero. Secondo il Rapporto Osmed del 2021 , la spesa totale per i vaccini in Italia è stata pari a 562,5 milioni di euro nel 2020 ma, analizzando tale spesa, emerge come per le vaccinazioni destinate all’adulto siano stati spesi in totale solo 108 milioni di euro. Una cifra che però ha permesso di coprire solo parzialmente la popolazione eleggibile: in particolare, l’antinfluenzale per la coorte degli over 65enni ha raggiunto il 63%, a fronte di un obiettivo del 75%.
In tutto questo, il problema però non è solo quello di trovare risorse per produrre e comprare più vaccini ma anche di trovare le soluzioni normative, organizzative e regolatorie di accesso che permettano d’identificare le persone adulte che possono beneficiare di certe vaccinazioni e creare per loro un sistema facile che li porti a proteggersi. Per tale motivo l’esperienza fatta con le vaccinazioni anti-Covid di massa nell’adulto potrebbe rivelarsi preziosa per creare anagrafi vaccinali e campagne informative efficaci.

E per innovare in prevenzione è necessario il contributo di tutti e Gsk ha voluto confermare il proprio impegno con 617 milioni di euro di investimenti in ricerca e produzione nelle strutture italiane nel quinquennio 2020-2024, di cui circa 300 nel prossimo biennio e oltre 400 sul totale destinati alla sola prevenzione nei siti di Siena e Rosia, in Toscana. Proprio a Siena, nei giorni scorsi sono stati investiti infatti 19 milioni di euro in nuovi laboratori per unire con ancora maggiore efficacia la ricerca allo sviluppo, sia nei progetti locali che in quelli internazionali.
Fabio Landazabal, presidente e amministratore delegato di Gsk ha dichiarato: «Siamo a Verona da 90 anni, la nostra è una storia di sviluppo, investimento e crescita. Verona ora è un centro strategico per coordinare gli investimenti, e abbiamo sviluppato un polo biofarmaceutico a Parma e in Toscana. In futuro vogliamo investire oltre 300 milioni di euro: stiamo investendo in ricerca sul sistema immunitario in chiave terapeutica e per la prevenzione. Nuove tecnologie ci permettono di prevenire malattie nell’adulto. E il nuovo centro veronese è pensato anche per attrarre talenti, creare uno spazio in cui generare nuove soluzioni».
E Roger Connor, presidente dell'area vaccini e salute globale di Gsk ha aggiunto: «La vaccinazione degli adulti è generalmente scarsa, se si confrontano i tassi di copertura con quelli dei bambini e i tassi di vaccinazione degli adulti sono diminuiti significativamente durante il Covid. Credo che dovremo fare un cambiamento di paradigma per migliorare davvero l'adozione e la copertura della vaccinazione degli adulti come parte dei nostri piani di immunizzazione nazionali. Per far sì che ciò accada, abbiamo bisogno di tre azioni: i vaccini per adulti devono essere disponibili e finanziati dal sistema sanitario; in secondo luogo, questi vaccini devono essere facilmente accessibili e, infine, abbiamo bisogno che i nostri cittadini si convincano che hanno bisogno di questi vaccini, che si ricordino di farli e che siano disposti ad assumerli: non è facile, lo sappiamo, ma ci siamo riusciti durante la Covid possiamo farlo di nuovo».

Infine, il capo scienziato di Gsk Vaccines Rino Rappuoli ha annunciato che, se approvato, a breve Gsk potrebbe rendere disponibile un vaccino contro il virus respiratorio sinciziale. Ed ha anche rivelato gli altri progetti su cui l'azienda è impegnata: «Stiamo lavorando da tempo per vaccini contro il cancro. E ora ci stiamo concentrando sui batteri, perché la resistenza agli antibiotici è un problema urgente, in diversi casi non sono più efficaci. Abbiamo diversi batteri su cui stiamo lavorando. La resistenza agli antibiotici è la nuova pandemia: non così veloce come il Covid, arriva piano e non si ferma. Se non diamo rimedi tra dieci anni sarà un problema insostenibile. I vaccini saranno il futuro dell’uomo, ci hanno risolto nell'ultimo secolo la mortalità infantile. Se vogliamo vivere bene è indicato anche agli anziani vaccinarsi, dato che sono molto soggetti all’antibioticoresistenza».

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