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Finanzieri segnalano associazione criminale e sequestrano beni per 2,5 milioni

Sono 71 i segnalati all'autorità giudiziaria, tra cui 20 ritenuti componenti dell'associazione a delinquere al cui vertice ci sarebbe stato un 62enne veronese. Tra i beni sequestrati anche una villa con piscina e un ristorante galleggiante

Su richiesta della Procura della Repubblica scaligera, accolta dal giudice per le indagini preliminiari del tribunale del capoluogo, i finanzieri di Verona hanno sequestrato a scopo preventivo beni riconducibili a un 62enne veronese, indagato per vari reati tra cui associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta e alla frode fiscale, oltre che per autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori.

Le indagini sono partite dall'approfondimento di alcuni fallimenti di società cooperative. Le Fiamme Gialle, ampliando e approfondendo le investigazioni, hanno individuato 34 società operanti soprattutto nei settori delle pulizie e del facchinaggio, tutte facenti capo a due consorzi della provincia e gestite di fatto da un'unica persona. Dietro queste società avrebbe operato un'organizzazione criminale dedita alla gestione di cooperative cosiddette "spurie".
Le cooperative, infatti, si sarebbero rivelate delle imprese asservite agli interessi dei due consorzi, i quali riuscivano ad ottenere importanti commesse grazie ad un presunto sistema illecito. I consorzi presentavano infatti offerte a prezzi talmente bassi da sbaragliare la concorrenza di qualsiasi operatore onesto. Tali condizioni "fuori mercato" discendevano dal fatto che le cooperative avrebbero omesso sistematicamente il versamento di imposte e di contributi nei confronti dei lavoratori, maturando enormi debiti nei confronti dell'erario. Le coop sarebbero state utilizzate come entità giuridiche di comodo, meri contenitori di forza-lavoro, soggetti fiscali su cui dirottare oneri tributari e contributivi mai assolti. Le cooperative sarebbero state così spogliate dei loro beni e pilotate verso il fallimento.

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Il meccanismo che sarebbe stato utilizzato più di frequente consisteva nel prelievo periodico di somme di denaro contante dai conti societari delle cooperative. I prelievi erano eseguiti dai formali amministratori delle cooperative, i quali avrebbero agito sulla scorta di direttive fornite dai componenti della presunta associazione criminale. Sarebbe stata dunque l'associazione criminale a ricevere e gestire il denaro prelevato, suddividendola tra gli associati e reinvestendola in ulteriori attività commerciali riconducibili, a tutti gli effetti, al soggetto apicale dell'associazione.

Alla luce delle fonti di prova raccolte, le Fiamme Gialle veronesi hanno segnalato all'autorità giudiziaria 71 persone, delle quali 20 ritenute componenti dell’associazione a delinquere, 46 per averne agevolato la sfera d’azione mediante un concorso esterno e 5 coinvolte nel riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento del denaro di provenienza illecita.
Secondo l’ipotesi accusatoria, il capo dell'organizzazione «pur non figurando in alcuna compagine societaria di cooperative, consorzi e studi professionali, di fatto ha diretto ed organizzato l’attività dell’intero gruppo, assumendo le decisioni finali, anche in ordine alle movimentazioni finanziarie societarie». E come ritenuto dal gip, tale figura apicale «appare dotata di evidenti capacità imprenditoriali, sebbene impiegate per commettere attività criminose».

Corposo, infine, il sequestro operato dai finanzieri. Il suo valore complessivo è di circa 2,5 milioni di euro e, oltre al denaro contante, comprende: una villa a San Giovanni Lupatoto con una superficie di circa 1.000 metri quadrati, con piscina, sauna e sala cinematografica; un fabbricato rurale composto da 4 terreni e un capannone; un'azienda agricola estesa su 38 terreni per circa 34mila metri quadrati complessivi con sede a Legnago; un ristorante galleggiante sull'Adige di circa 500 metri quadrati allestito su un'imbarcazione nel legnaghese.

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