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Sciopero Amazon anche a Verona. «Lavoro precario e con carichi eccessivi»

I segretari provinciale di Cgil Filt, Fit Cisl e Uil Trasporti: «Nell’azienda di uno dei cinque uomini più ricchi del mondo, i problemi non sono diversi da quelli che si riscontrano anche nell'ultima delle aziende o delle cooperative»

Oggi, 22 marzo, in Piazza Dante a Verona si è tenuto un presidio dei lavoratori della filiera Amazon per protestare contro il gigante dell'e-commerce. I sindacati denunciano il fatto che i vertici dell'azienda non si vogliono sedere al tavolo delle trattative per una piattaforma contrattuale di secondo livello della filiera Amazon. Lo sciopero di un giorno è stato indetto a livello nazionale ed, in Veneto, ha coinvolto il magazzino Amazon di Verona e quelli di Padova e Rovigo.Nel magazzino veronese di Amazon lavorano dalle 500 alle 700 persone tra diretti (che sono circa una trentina), lavoratori somministrati mandati dalle agenzie ad occuparsi del magazzino (150-200 unità a seconda dei picchi di lavoro) e personale viaggiante (circa 350-400 autisti dipendenti diretti di almeno cinque diverse aziende di trasporti in appalto ma che rispondono tutti ad Amazon). Proprio la categoria dei corrieri stamattina è stata la vera protagonista della protesta veronese. Quasi in 200 hanno scioperato e una loro rappresentanza ha presidiato il magazzino Amazon in Zai. Poi si sono spostati in Piazza Dante dove, guidati dai segretari provinciali dei sindacati Filt Cgil, Fit Cisl e Uil Trasporti, hanno avuto un incontro con il capo di gabinetto della Prefettura di Verona Daniela Chemi, alla quale hanno consegnato una lettera unitaria rappresentativa delle gravi criticità aziendali. La Prefettura si è impegnata a portare la vertenza all'attenzione del Ministero dei trasporti e del Ministero dello sviluppo economico, affinché si facciano carico di esercitare una pressione nei confronti dei vertici italiani di Amazon, avviando così contrattazione. Lavoratori e sindacati hanno inoltre incassato l'impegno, sempre della Prefettura, a valutare la possibilità di istituire un tavolo regionale di confronto raggruppando in un'unica istanza le rivendicazioni di Verona, Padova e Rovigo.
«Nell’azienda di uno dei cinque uomini più ricchi del mondo, i problemi non sono diversi da quelli che si riscontrano anche nell'ultima delle aziende o delle cooperative: mancata stabilizzazione di contratti a tempo determinato e somministrato; eccessivi carichi e ritmi di lavoro; incorretto inquadramento professionale del personale; importi inadeguati delle indennità di trasferta; assenza delle clausole sociali che garantiscono la continuità occupazionale dei lavoratori esposti a cambi d'appalto o di fornitori di servizi - hanno spiegato i segretari Cgil Filt, Fit Cisl e Uil Trasporti Verona Raffaello Fasoli, Gianluca Di Filippo e Samuela Benvegnù - E poi è ancora criticità la condizione degli autisti, senza assicurazione a copertura dei danni ai mezzi, con le franchigie che vessano i lavoratori, senza il riconoscimento dei buoni pasto, senza i premi di risultato concordati e senza una specifica indennità Covid. Diversamente dal caso Zalando-Fiege, a cui dobbiamo dare atto di una positiva apertura alle stabilizzazioni dei lavoratori e al riconoscimento del ruolo delle rappresentanze sindacali, Amazon continua in una inaccettabile politica di chiusura delle relazioni sindacali che non è positiva né per i lavoratori né tanto meno per il territorio».

Da sinistra Francesca Tornieri Segretaria Cgil Verona - Luis Everton Da Silva e Raffaello Fasoli della Filt Cgil Verona-2
(Lavoratori in sciopero)

L'azienda ha replicato alla protesta dicendo che: «L'impegno verso dipendenti e fornitori è una priorità», ma intanto dalla politica arrivano segnali di sostegno al personale di Amazon. La consigliera regionale del Partito Democratico del Veneto Vanessa Camani ha commentato: «Nel settore dell'e-commerce la crescita del fatturato durante la pandemia non è andata di pari passo con quella dei diritti. È intollerabile che, dopo mesi di attesa, la multinazionale si ostini a non voler ascoltare le richieste legittime delle lavoratrici e dei lavoratori. Anche la Regione dovrebbe essere in prima linea in questa battaglia. La sfida dei diritti del lavoro nel secolo nuovo delle innovazioni tecnologiche e delle piattaforme digitali deve trovare la politica e le istituzioni pronte. Il Veneto non può perdere questa occasione».

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