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Lunedì, 29 Aprile 2024
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La viticoltura alla prova dei cambiamenti climatici: «È un nostro patrimonio ed è importante trovare delle soluzioni»

«Gli imprenditori agricoli - sostiene il presidente di Coldiretti Verona Alex Vantini - sono chiamati a reagire con uno sforzo di adattamento che passa necessariamente dalle nuove tecnologie, alle pratiche agronomiche innovative fino ad arrivare alle Tea, le nuove frontiere della biotecnologia»

«Nel giro di cinquant’anni la temperatura media della superficie della terra è aumentata di un grado e mezzo e le previsioni del prossimo mezzo secolo parlano di un ulteriore, preoccupante, innalzamento». Lo ricordano da Coldiretti Verona, sottolineando che «le conseguenze di tale fenomeno sono percepite anche nel vigneto, dove è ormai fisiologico l’anticipo delle fasi fenologiche della vite, vale a dire germogliamento, fioritura, invaiatura e maturazione, tutte fondamentali per ottenere un vino di qualità».

Stress idrico, scottature, ristagno di acqua e gelate tardive sono questi alcuni dei fenomeni legati ai cambiamenti climatici che, secondo quanto spiegato da Coldiretti, possono essere «molto dannosi per le viti». In tal senso, è dunque necessario «correre ai ripari con tecniche agronomiche che possono avere efficacia sia nel breve periodo che a lungo termine». Tutte questioni trattate nella relazione di Giovanni Battista Tornielli, ordinario di arboricoltura generale e coltivazioni arboree dell’università di Padova, intervenuto mercoledì 27 marzo alla Cantina Valpolicella di Negrar in occasione del tradizionale incontro che Coldiretti e Valpolicella Benaco Banca organizzano in sinergia con la collaborazione della Cantina Valpolicella Negrar di Valpolicella, del Consorzio Tutela Vino Valpolicella, del Comitato Palio del Recioto e dell’Amarone, dell’Associazione Pro Loco di Negrar di Valpolicella e con il patrocinio del Dipartimento di Biotecnologie dell’Università di Verona.

«Gli effetti dei cambiamenti climatici influenzano anche il mondo agricolo e la nostra attenzione è rivolta alla viticoltura che rappresenta il nostro "patrimonio" - ha detto il presidente di Valpolicella Benaco Banca Daniele Maroldi - È importante quindi trovare soluzioni che cerchino di mitigare le conseguenze negative e la sinergia tra tutti gli attori diventa fondamentale. La nostra Banca organizza questi momenti di confronto per sottolineare l’importanza del settore vitivinicolo nella nostra provincia e per dare voce ai produttori che lavorano con serietà nel territorio».

Il professor Giovanni Battista Tornielli ha spiegato: «Poche decine di anni fa in molte aree della Valpolicella la data media di raccolta cadeva nella prima settimana di ottobre. Ora si inizia ad andare in vigneto anche a fine agosto. Questo può provocare diverse conseguenze: dall’eccessivo accumulo di zuccheri con innalzamento del tenore alcolico dei vini, al rapido calo dell’acidità con l’aumento del Ph del mosto, fino al disallineamento tra la maturazione dell’uva dal punto di vista tecnologico, da quello fenolico e aromatico. Senza pensare che anche in fase di appassimento si potrebbero riscontrare delle anomalie qualitative».

La buona notizia è però che è possibile affrontare tali fenomeni dal punto di vista agronomico garantendo così le migliori performance possibili delle viti. «Tra le misure di mitigazione a breve termine - ha evidenziato Tornielli - si va da una precisa cura della chioma all’applicazione di ombreggianti nel vigneto, fino a una scrupolosa gestione del suolo, della presenza di sostanza organica e dell’irrigazione di soccorso, quando possibile. Inoltre per ottenere risultati duraturi nel tempo, è necessario intervenire sulla posizione dei vigneti, sui sistemi di allevamento e sulle scelte varietali. I portinnesti attualmente più utilizzati - ha concluso Tornielli - sono stati costituiti più di un secolo fa, è quindi fondamentale incrementare la ricerca per ottenerne di più resistenti e adatti al clima che già sta interessando il nostro territorio».

Su questi argomenti si è poi espresso Alex Vantini, presidente di Coldiretti Verona al quale sono state affidate le conclusioni dell'incontro: «Negli ultimi anni la nostra provincia è risultata la seconda in tutto il paese per fenomeni siccitosi causati dalla forte mancanza di precipitazioni. Gli imprenditori agricoli sono chiamati quindi a reagire con uno sforzo di adattamento che passa necessariamente dalle nuove tecnologie, alle pratiche agronomiche innovative fino ad arrivare alle Tea, le nuove frontiere della biotecnologia che nulla hanno a che fare con i vecchi Ogm e grazie alle quali possiamo oggi sperare di ottenere vitigni più resistenti che rispettano le caratteristiche varietali e di biodiversità che poi trasferiscono riconoscibilità al vino».

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