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Lunedì, 29 Aprile 2024
Economia Zai / Viale del Lavoro

In Veneto l'agricoltura vale 7,7 miliardi di euro ed è sempre più tecnologica

Zaia: «Possiamo dire, con orgoglio, che oggi sono perlopiù i giovani a rappresentare il settore, con un contributo importante nell’innovazione, fatta anche di digitalizzazione e informatizzazione»

Nel 2022, il comparto agricolo veneto ha raggiunto un valore di 7,7 miliardi di euro. Un dato importante che segna addirittura un +18,4% sul 2021 e che per migliorare ancora deve contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici anche con le nuove tecnologie. E l'innovazione nel settore primario è al centro dell'evento in corso nel quartiere fieristico di Verona: Fieragricola Tech. Durante questo evento, Veneto Agricoltura ha presentato il bilancio economico del mondo agricolo regionale. Mentre Coldiretti ha presentato il suo "orto 4.0".

L'agricoltura in Veneto vale dunque 7,7 miliardi di euro, ma ad incidere maggiormente su questo valore non è tanto l'incremento delle produzioni quanto piuttosto l'aumento generale dei prezzi di mercato dovuto all'instabilità economica mondiale.
L'annata agricola regionale, l'anno scorso, ha registrato buone performance sia per le coltivazioni erbacee (+10,9%) che legnose (+29,1%), mentre il settore zootecnico ha mostrato un calo delle quantità prodotte, controbilanciato però proprio dall’incremento dei prezzi di mercato.
Nel dettaglio, l'annata cerealicola è stata senz’altro positiva per i cereali autunno-vernini, visto che sono aumentati gli ettari coltivati a frumento tenero, grano duro e orzo. In calo invece le rese, compensate però dall’incremento delle superfici coltivate, ad eccezione del grano tenero la cui produzione è stimata in calo. Annata negativa per i cereali a semina primaverile che hanno dovuto fare i conti con il pessimo andamento climatico estivo: per il mais da granella sono calate le superfici coltivate e soprattutto le rese. E l'aumento dei prezzi ha solo parzialmente controbilanciato la riduzione della produzione.
Per le colture industriali, l'annata è stata negativa a livello produttivo. Le superfici coltivate a soia sono aumentate (+5,3%), ma le rese sono calate decisamente e di conseguenza la produzione. In aumento gli ettari a girasole e in calo quelli coltivati a colza. Annata negativa per la barbabietola da zucchero che ha visto ridursi superfici e rese. Anche il tabacco ha registrato una riduzione sia degli investimenti che della produzione e in questo caso l’aumento dei prezzi non ha controbilanciato l’aumento dei costi di produzione, compromettendo la redditività della coltura.
Nelle coltivazione orticole, gli investimenti hanno tenuto e sono stati registrati leggeri incrementi per la patata, il radicchio, la lattuga e la fragola. Incrementi maggiori per asparago, zucchina e aglio. In calo invece le superfici coltivate a meloni, carote, fagiolini e cocomeri.
Ottima l'annata per tutte le produzioni frutticole, con rese in netto rialzo rispetto alla sfortunata stagione 2021. I prezzi unitari hanno avuto variazioni altalenanti, mentre le superfici investite a frutteti sono in calo di circa il 3% a livello regionale. Ancora in crescita la superficie vitata nel Veneto, della quale oltre l’83% riguarda aree in zone doc o docg mentre quella a Igt scende al 13,7%. Complessivamente nel 2022 nel Veneto sono stati prodotti 15 milioni di quintali di uva pari a 12,6 milioni di ettolitri di vino. Stabile il prezzo delle uve.
In calo la produzione di latte, come pure il numero di allevamenti, ma il prezzo medio annuo del latte è cresciuto del 24% rispetto all’anno precedente.
Infine, gli allevamenti. Il comparto sta subendo gli effetti del forte aumento dei costi energetici e alimentari con un importante riflesso sui prezzi delle quotazioni all’origine e anche sulla produzione. Per la carne bovina, il Veneto si caratterizza per la produzione del vitellone da carne e in parte per il vitello a carne bianca. La produzione viene stimata in calo del 3,5%. Il numero di allevamenti da carne è stabile a circa 6mila unità. La produzione di carne suina, concentrata nelle province di Verona e Treviso, pone il Veneto tra le regioni della filiera di alta qualità. Nel 2022 la produzione si è però ridotta.

«In Veneto - ha sottolineato il presidente della Regione Luca Zaia - abbiamo oltre 83mila aziende agricole, il 7,3% di tutte le aziende agricole italiane. Possiamo dire, con orgoglio, che oggi sono perlopiù i giovani a rappresentare il settore, con un contributo importante nell’innovazione, fatta anche di digitalizzazione e informatizzazione, in un settore ritenuto talvolta solo legato agli aspetti più tradizionali e meccanici delle colture. Invece oggi la competitività passa per l’innovazione: il valore nei mercati delle produzioni agricole è infatti dato anche dalla capacità delle aziende di "raccontare" il prodotto, in tutti i suoi aspetti. Sostenibilità, ecologia, proprietà organolettiche, ma anche quel patrimonio intangibile e straordinario che lega i prodotti del Veneto con la propria storia. Quella civiltà contadina che ha saputo guardare al futuro mantenendo salde le proprie radici».

E nelle parole del presidente Zaia è sintetizzata quella rivoluzione digitale che nelle campagne interessa oltre sei aziende agricole italiane su 10. Sono infatti il 64% le ditte che hanno adottato almeno una soluzione di agricoltura 4.0 dai droni ai robot, dai sensori ai gps, dalle piattaforme satellitari all’internet delle cose. Soluzioni scelte per combattere i cambiamenti climatici, salvare l’ambiente, aumentare la produttività e contenere i costi.
È quanto emerge da una analisi di Coldiretti diffusa in occasione di Fieragricola Tech. Secondo l’ultimo rapporto dell'Osservatorio Smart Agrifood, il valore del mercato dell’agritech è cresciuto nel giro di cinque anni del 1.500%, passando da 100 milioni di euro a 1,6 miliardi.
Tra le soluzioni più adottate dalle imprese innovative c’è l’informatizzazione dell’azienda attraverso software di gestione, sistemi di monitoraggio e controllo di macchine e attrezzature agricole, servizi di mappatura e di coltivazioni e terreni, sistemi di monitoraggio di coltivazioni e terreni e sistemi di supporto alle decisioni. La superficie agricola coinvolta dalla nuova ventata di innovazioni tecnologiche e digitali è di quasi un milione di ettari a livello nazionale pari al 6% della superficie totale ma esiste un grande potenziale di crescita soprattutto con l’utilizzo dei big data analytics e del cosiddetto "internet delle cose".
La tecnologia digitale è poi alla base del sistema blockchain per la tracciabilità dei prodotti e la garanzia dell’origine considerata sempre più importante con il 53% dei consumatori che cerca spesso informazioni sulla tracciabilità dei prodotti agroalimentari al momento dell’acquisto, dal sito internet del produttore al qr code fino alla realtà aumentata. Un profondo cambiamento che vede in prima fila proprio le nuove generazioni con quasi una impresa agricola giovanile su tre (31%) che applica oggi tecniche di agricoltura di precisione. Ma tra i giovani molto apprezzato è anche l’utilizzo dei social per la promozione delle proprie attività.
Occorre però colmare i ritardi nell’espansione della banda larga nelle zone interne e montane, visto che quasi 1 famiglia su 3 che vive in campagna non dispone di una connessione adeguata. «Un gap insopportabile che penalizza le imprese agricole e che va superato per poter utilizzare al meglio nelle campagne tutto il potenziale delle nuove tecnologie - ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini - Vogliamo portare lo sviluppo tecnologico a tutte le aziende anche tramite il fondo da 225 milioni di euro inserito nella legge di Bilancio grazie all’impegno del ministro dell'agricoltura Francesco Lollobrigida e che potrà essere sfruttato per voucher all’innovazione».

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