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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

'Ndrangheta, ma anche clan pugliesi e stranieri: la criminalità organizzata a Verona

Nel suo recente rapporto semestrale, la Direzione investigativa antimafia ha evidenziato le infiltrazioni e gli interessi dei gruppi criminali in Veneto

Gli appalti per le grandi opere o i grandi eventi che fanno gola, il reinvestimento dei profitti illeciti in attività legali e soprattutto lo spaccio di droga. Per i suoi affari, la criminalità organizzata guarda alla provincia di Verona e al Veneto, dove «la presenza delle organizzazioni criminali di tipo mafioso è stata evidenziata da numerose investigazioni, che hanno dimostrato come nel corso degli anni il territorio sia stato infiltrato da esponenti di 'ndrangheta, cosa nostra e camorra». A scriverlo è la Direzione investigativa antimafia (Dia) nella sua relazione recentemente presentata al Parlamento.
Il documento si concentra sui fenomeni mafiosi del primo semestre 2022 e motiva questo interesse della criminalità organizzata verso il Veneto con ragioni di tipo economico («Nel periodo in esame, il tessuto economico-imprenditoriale del Veneto, dopo la forte frenata del Pil determinata nell’ultimo biennio dalla pandemia da Covid-19, ha dato segni di vitalità grazie alla ripresa di alcuni settori trainanti, come l’edilizia e il turismo») e logistico («La dotazione infrastrutturale della regione risulta più sviluppata rispetto all’intero Nord Est»).

Nella sua relazione, la Dia suggerisce di fare quindi molta attenzione alle «opportunità di ulteriore sviluppo economico per il territorio», rappresentate dalle grandi opere, come la Pedemontana o la realizzazione dell'Alta Velocità, e dai Giochi Olimpici e Paraolimpici di Milano-Cortina del 2026, «la cui organizzazione richiede un notevole impiego di risorse rientranti nel Pnrr». Tanti soldi pubblici che in parte potrebbero finire nelle casse delle organizzazioni criminali.
Organizzazioni che in Veneto fanno affari soprattutto nel commercio di stupefacenti e nel riciclaggio di denaro, ma riuscendo anche ad allacciare rapporti con operatori economici locali. Rapporti in cui non sempre sono necessarie estorsioni e usura.

Rapporti che, ad esempio, nel Veronese sono stati stretti con il clan della 'ndrangheta Giardino, capace anche di inserirsi «in importanti contesti imprenditoriali tramite la fornitura di manodopera alle grandi società vincitrici delle gare di appalto», come scritto dalla Dia.
Meno nota, ma comunque attiva in provincia di Verona, è una proiezione del clan pugliese Di Cosola, specializzata nel traffico di droga, oltre ad alcuni pregiudicati foggiani e brindisini «attivi nella commissione di reati predatori».
Infine, Verona risulta anche essere uno dei centri in cui operano gruppi criminali stranieri. In particolare, «nigeriani e centro-africani dediti prevalentemente al traffico di sostanze stupefacenti approvvigionate tramite una rete distributiva anche di livello transnazionale - si legge nel rapporto semestrale della Dia - I collaudati canali sfruttati per altre attività illecite, quali ad esempio, il traffico d’armi, sono divenuti nel tempo sicure direttrici per l’approvvigionamento della droga che, alternando rotte aeree, marittime e terrestri, raggiunge vari Paesi, fra cui l’Italia ove gli stretti contatti mantenuti con i vertici del sodalizio nel Paese d’origine, denominato Black Axe, agevolano anche lo spaccio di diverse tipologie di stupefacenti. I gruppi di criminalità nigeriana sono altresì dediti a reati di immigrazione clandestina, tratta di esseri umani, sfruttamento della prostituzione, truffe informatiche e riciclaggio, realizzato anche con il ricorso alle criptovalute, dimostrando una marcata abilità ad operare a livello internazionale».

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