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Musei Civici, Mi Riconosci: «Cambio di contratto applicato senza consenso»

«Imposta dall'alto una condizione contrattuale più svantaggiosa senza necessario e legale preavviso» a circa 50 lavoratori esternalizzati che svolgono servizi di guardiania

È stata aperta giovedì scorso, 6 aprile, una vertenza per circa 50 lavoratori esternalizzati che svolgono servizi di guardiania ai Musei Civici di Verona. Servizi che nel 2020 sono stati appaltati a Le Macchine Celibi, cooperativa che nell'estate scorsa avrebbe modificato unilateralmente la tipologia di contratto ai dipendenti. I lavoratori si sono quindi organizzati con i sindacati per risolvere la questione contrattuale, ma chiedono anche un confronto con il Comune per discutere sul futuro del settore museale in vista del prossimo bando.

Il cambio di contrasto che ha messo in agitazione i lavoratori è stato denunciato dall'associazione Mi Riconosci, che anche in occasione della mostra su Caroto in Gran Guardia aveva chiesto trattamenti economici migliori per chi lavora negli ambiti culturali. L'attivista di Mi Riconosci Federica Pasini ha chiesto al Comune di Verona fermezza nell'appianare un caso in cui i lavoratori non hanno colpe. «È inaccettabile imporre dall'alto una condizione contrattuale più svantaggiosa senza necessario e legale preavviso - ha detto Pasini - Già a maggio 2022 abbiamo denunciato l'applicazione del contratto nazionale dei servizi fiduciari da parte della cooperativa Rear, avvallata dal Comune di Verona, ma il passaggio contrattuale "in corsa" e senza accordo da parte de Le Macchine Celibi è ancora più sconcertante».

Il cambio di contratto da parte de Le Macchine Celibi sarebbe scattato dal giugno scorso, anche se pare che ad alcuni lavoratori sia stato comunicato ad agosto. I dipendenti che svolgono guardiania nei Musei Civici di Verona sarebbero dunque passati dalla tipologia di contratto per "multiservizi" a quella dei "servizi fiduciari livello D". Un contratto che peggiora le condizioni di lavoro, perché non prevede il pagamento della quattordicesima ed ha dei minimi salariali anche di 4 euro l'ora.
Per Le Macchine Celibi, il cambiamento sarebbe necessario perché la cooperativa non sarebbe in grado di aumentare i salari, come previsto dalle nuove tabelle retributive del contratto per "multiservizi". Ai lavoratori sarebbe stato comunque assicurato che i livelli retributivi mensili non sarebbero cambiati.

Ciò che all'associazione Mi Riconosci risulta sconcertante non è solo il cambio di tipologia di contratto, ma anche il fatto che l'aggiudicazione dell'appalto da parte Le Macchine Celibi nel 2020 è arrivata proprio perché questa cooperativa non applicava il contratto dei servizi fiduciari che adesso vorrebbe imporre ai lavoratori. Le Macchine Celibi vinsero l'appalto sulla cooperativa torinese Rear, che applica il contratto dei servizi fiduciari e che fece ricorso al Tar e al Consiglio di Stato. Le Macchine Celibi, però, ebbero la meglio in tribunale anche appellandosi all'inadeguatezza del contratto dei servizi fiduciari perché «non pertinente con i servizi oggetto dell'affidamento» e giudicato incongruente e poco dignitoso dal punto di vista retributivo in una sentenza del tribunale di Torino. «Ma ecco che a distanza di un anno Le Macchine Celibi impone ai lavoratori lo stesso contratto, per adeguarsi ai bassi livelli veronesi sulla pelle dei lavoratori - conclude Mi Riconosci - La cooperativa rimpalla la responsabilità della modifica unilaterale estiva al Comune, che non avrebbe accettato di adeguare il budget all'aumento salariale del contratto Multiservizi e non avrebbe lasciato scelta alla ditta di Bologna, impossibilitata a sostenere i costi degli aumenti in quanto in crisi finanziaria. La cooperativa, però, dichiara tutt'altro che miseria: il 28 luglio, due giorni dopo la controversa comunicazione ai dipendenti di Verona, in un lunghissimo post su Facebook vantava un fatturato di più 10 milioni di euro, "con un aumento del 38% rispetto al 2020" e un'"ottima capitalizzazione" che fa di Macchine Celibi "una delle prima aziende italiane di beni culturali", con più di 150 appalti che continua a vincere in tutta la penisola. Il contratto che si dovrebbe applicare in musei, biblioteche e istituti culturali è quello il Federculture, che garantisce dignità salariale e coerenza con le mansioni svolte. Anche il contratto dei multiservizi applicato precedentemente, seppur aggiornato nelle retribuzioni, non rispecchia le competenze e responsabilità di un operatore culturale e per i livelli che vengono applicati ha un salario netto ancora troppo basso».

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