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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Anziani e fragili assistiti in casa grazie alla domotica e alla tecnologia

Dall'accordo tra Adoa e università di Verona è partito il progetto Unisco per la cura, il benessere e la promozione dell’autonomia delle persone vulnerabili

Domotica e tecnologie al servizio di uomini e donne anziani, fragili o con disabilità, per assisterli in casa e sostenere la loro autonomia. Va in questa direzione l'accordo di studio e ricerca sottoscritto ieri, 15 marzo, nella sede del Vescovado scaligero da Adoa (Associazione diocesana opere assistenziali di Verona) e Dimi (Dipartimento di ingegneria per la medicina di innovazione dell'università).

E il primo frutto di questo accordo è il progetto Unisco (un ecosistema intelligente a supporto del co-housing di persone fragili), finanziato con circa 250mila euro dalla Regione Veneto tramite il Fondo Sociale Europeo in sinergia con il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale FSE+ 2021-2027.
Il progetto intende definire, implementare e valutare un modello coesivo e inclusivo dell’abitare per persone fragili, supportato da un ecosistema tecnologico innovativo strettamente integrato con protocolli di intervento socio-sanitari per la cura, il benessere e la promozione dell’autonomia delle persone vulnerabili.
Unisco è coordinato dal Dimi e vede la partecipazione di un ampio ventaglio di partner provenienti dall’ambito socio-sanitario, sia pubblico che privato, che dal mondo industriale. Sono partner del progetto tre enti del terzo settore associati ad Adoa (la Fondazione Gobetti che ospiterà presso la propria sede a San Pietro di Morubio anche un presidio permanente di formazione e ricerca dell'università; la Piccola Fraternità Porto Legnago e la Piccola Fraternità Lessinia); la facoltà di medicina dell'università (responsabile della definizione dei protocolli di intervento); l'Aoui (che partecipa con l'Healthy Aging Center e i reparti di geriatria, neurologia B e neuroriabilitazione), l'Ulss 9 Scaligera (per la definizione di un modello socio-assistenziale che favorisca la domiciliarità) e le imprese System Impianti ed Edalab (attive nello sviluppo di impianti domotici).

«Abbiamo stimolato alcune importanti realtà della provincia di Verona aderenti ad Adoa che si prendono cura delle persone vulnerabili, sviluppando sinergie di rete, sia a livello domiciliare che in strutture protette - ha dichiarato Tomas Chiaramonte, segretario generale di Adoa - Con l'università, l'Ulss 9 e l'Aoui vogliamo rendere la vita delle persone con bisogni speciali sempre più autonoma e desiderabile, in particolare con riferimento alla possibilità di compiere scelte abitative e lavorative connotate da un buon grado di autonomia ed indipendenza personale. Ciò sta per realizzarsi anche grazie all’implementazione di una rete diffusa di luoghi abitativi abilitanti e laboratori "protesici", strettamente collegati a servizi socio-sanitari territoriali già attivi e presidiati che, anche grazie all’uso della tecnologia, riescono a garantire supervisione, custodia e monitoraggio della persona e delle sue necessità, anche da remoto».

L'accordo sottoscritto con Adoa ci consente, come università, di rimettere a fuoco tre aspetti fondamentali che dovrebbero sempre animare il nostro lavoro di didattica, ricerca a terza missione - ha commentato il professor Michele Milella, direttore del Dimi - la libertà, perché l’università è il luogo della libertà e con questo progetto potremo dare maggiore libertà alle persone che vivono situazioni di fragilità; l’empowerment che ci permette di crescere, sia come individui che come relazioni di rete con realtà così importanti come quelle aderenti ad Adoa; la centralità della persona, uno slogan spesso abusato, ma che in questo progetto prende concretezza ed oggettività».

«La collaborazione tra Adoa e Dimi all’interno del progetto Unisco rappresenta una grande opportunità per implementare e validare soluzioni tecnologiche non invasive volte a supportare persone vulnerabili nella conduzione delle attività della vita quotidiana, nonché promuoverne e monitorarne lo stato di benessere e salute - ha spiegato Graziano Pravadelli, coordinatore del progetto - Alcuni esempi: il supporto nella corretta assunzione dei farmaci, il mantenimento delle capacità cognitive e motorie, il mantenimento per il maggior tempo possibile della autonomia o semi-autonomia abitativa, l’interazione con i servizi sanitari e socio-assistenziali del territorio e la promozione delle relazioni sociali nella comunità di appartenenza».

«Verona, con questo accordo, dimostra che è possibile coordinare azioni comuni tra enti del terzo settore, università e azienda ospedaliera dando vita a progetti innovativi per la salute ed il bene delle persone che sanno anche attrarre finanziamenti non ordinari - ha detto Patrizia Benini, direttrice dell'Ulss 9 Scaligera - Sarà mia cura proseguire nel lavoro di rafforzamento di questa rete virtuosa che consente anche all’azienda socio-sanitaria locale di svolgere il proprio ruolo di accompagnamento e valorizzazione dei processi di cura territoriali per il bene dei cittadini».

«Adoa è riuscita, assieme alla ricerca universitaria, ad impostare un lavoro strutturato e diffondibile sul territorio per aiutare le persone vulnerabili - ha constatato Matilde Carlucci, direttrice sanitaria dell'Aoui di Verona - È un esempio che può e dovrebbe essere replicato anche altrove. In particolare, la possibilità di incidere sui temi della sicurezza, dell’autonomia e del trattamento del dolore per ridurlo dalla sua manifestazione sino al trattamento in struttura è una sfida di umanità e scienza che dobbiamo vincere insieme».

E il vescovo Domenico Pompili ha concluso: «Questo accordo costituisce una concreta realizzazione di quel sogno che talora sembra attraversare la nostra società: quella sorta di passaggio dalla "medicina dei bisogni" alla "medicina dei desideri". In alcuni casi questo passaggio genera dei cortocircuiti in quanto non tutti i desideri possono essere esauditi, ma in questo caso si pongono le basi per permettere che si realizzi un desiderio molto radicato in ognuno di noi e cioè quello di poter essere curati a casa propria, di non dover necessariamente sradicarsi da quello che non è soltanto un contesto fisico ma è il mondo degli affetti ed il luogo della propria identità più segreta».

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