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Lunedì, 29 Aprile 2024

Giro di fatture false coinvolge l'Hellas Verona, Setti indagato

Il club gialloblù smentisce che si tratti di contratti di sponsorizzazione. «Non è stata effettuata alcuna perquisizione, ma messe a disposizione risultanze contabili che consistono nella ricezione di tre fatture. La contestazione potrebbe equivalere a circa 50mila euro»

Dall'alba di questa mattina, 6 dicembre, oltre 100 militari della guardia di finanza ed agenti di polizia stanno eseguento perquisizioni e consegnando avvisi di garanzia in tutta Italia nell'ambito dell'indagine denominata "Cyrano" e condotta dalla guardia di finanza e dalla squadra mobile di Reggio Emilia. Sono 22 le società interessate dalle perquisizioni, tra cui anche l'Hellas Verona. E sono 26 gli indagati raggiunti dagli avvisi di garanzia, tra cui anche il presidente del club gialloblù Maurizio Setti.

L'operazione di oggi è partita da una richiesta della procura di Reggio Emilia, diretta da Calogero Gaetano Paci, e si basa su quanto finora raccolto attraverso l'indagine Cyrano. Indagine che avrebbe accertato la presenza di un'azienda attiva nel campo delle concessioni pubblicitarie, ma che avrebbe avuto l'unico scopo di emettere fatture per operazioni inesistenti per consentire l'evasione di tasse ed iva.

L'Hellas sarebbe una delle 22 società che avrebbe beneficiato di questo meccanismo. Società che avrebbero messo a bilancio delle fatture emesse dall'azienda definita "cartiera" e sostanzialmente false per ridurre i pagamenti di iva e imposte dirette. Un'evasione che la guardia di finanza ha quantificato in 10 milioni di euro.

Il club gialloblù ha però specificato che: «La guardia di finanza sta effettuando un’indagine su una società terza e non sull’Hellas Verona. Non è stata effettuata alcuna perquisizione né nella sede né altrove. Il club ha spontaneamente messo a disposizione le proprie risultanze contabili relative ai rapporti con detta società, che consistono nella ricezione di sole tre fatture relative al periodo di imposta di quattro anni fa e comunque di modesto importo. La contestazione potrebbe equivalere a circa 50mila euro. In ogni caso, si smentisce in maniera categorica che l’oggetto dei documenti fiscali richiesti attenga a contratti di sponsorizzazione, argomento di cui nessuno ha mai parlato».

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