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Economia

Produzione industriale ancora in calo. «Ma segnali positivi per il 2024»

Anche il 2023 si è chiuso con una contrazione (-2,28%) e il contesto rimane instabile. Le previsioni per l'anno in corso, però, sono di crescita per più del 20% delle imprese

Primi segnali di stabilizzazione per la produzione industriale veronese. È verona che il 2023 si è chiuso con una contrazione del 2,28%, la quale conferma la dinamica tendenziale negativa proseguita per l'intero anno, ma il calo è in fase di attenuazione.

L'ultima indagine trimestrale sull'economia veronese, diffusa da Confindustra, registra un miglioramento delle aspettative per l’inizio del 2024 con una previsione della produzione che si attesta sul -0,19%, un risultato, seppur ancora negativo, in netto miglioramento rispetto ai quattro trimestri precedenti. E l'82% delle aziende dichiara un utilizzo della capacità produttiva normale o soddisfacente per gli ultimi mesi dell’anno, segnando un incremento significativo rispetto al trimestre precedente (66%).

Prosegue l'andamento asimmetrico dei mercati, con tendenze opposte per i paesi Ue ed extra Ue. Le vendite verso i mercati extra Ue rimangono in campo positivo, con un incremento del +2,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Mentre continua la tendenza negativa per le vendite sul territorio nazionale (-2,6%) e con un calo più significativo per quelle verso i mercati dei paesi Ue (-3,7%).

Prospettive di lavoro a medio lungo termine per il 71% delle aziende, con miglioramenti in pagamenti e liquidità. E prosegue la discesa dei prezzi che a fine anno segna un ulteriore -1,8% per le materie prime e -1,1% per i prodotti finiti.

In leggera flessione le performance delle imprese dei servizi con il 69% che dichiara un fatturato in aumento o stabile rispetto all’81% della precedente rilevazione.

PREVISIONI PER IL 2024

Per quanto riguarda il 2024 gli imprenditori non hanno una visione univoca: ottimistica parlando di sé stessi ma meno rosea pensando al contesto italiano. Ne esce un quadro con solo il 18% degli intervistati che, sull’andamento dell’economia italiana, prevede una crescita, mentre più della metà delle aziende 57% presumono una situazione di stazionarietà, e il 25% una contrazione. Mentre sono oltre 4 su 10 gli imprenditori che si aspettano per il proprio business prospettive di crescita, per il 43% la situazione rimarrà stazionaria, e soltanto il 15% attende una contrazione.

Tra le opportunità da cogliere: l’acquisizione di nuovi clienti (23%), l’ottimizzazione dei processi interni (22%) e lo sviluppo di nuovi prodotti/servizi (14%).
Tra gli ostacoli da affrontare nel corso dell’anno, il 27% indica l’instabilità internazionale. Nonostante il calo inflazionistico dell’ultimo periodo rimane ancora la preoccupazione di nuovi rialzi dei prezzi delle materie prime e delle commodity energetiche, dichiarata dal 25% degli intervistati. Mentre nella terza posizione, continuano le difficoltà di reperimento delle figure professionali adeguate per 20% delle aziende.

«Il 2023 è stato un anno difficile che chiude in flessione, ma segnali positivi li colgo dalle previsioni per il 2024 - ha commentato il presidente di Confindustria Verona Raffaele Boscaini - Leggere nei numeri la differenza di aspettative per il proprio business rispetto al contesto nazionale conferma la sensazione che ci siano diverse aziende che continuano ad ottenere buoni risultati o per le quali l’orizzonte non è così fosco. Il contesto rimane comunque il fattore di maggiore instabilità e la sfida maggiore da affrontare. Una sfida alla quale le aziende si stanno già preparando lavorando sull’esterno e sull’interno. Da un lato, infatti, le imprese rispondono agli scenari in evoluzione cercando nuovi clienti. Alcuni mercati storici stanno manifestando qualche battuta di arresto ma le aziende non restano ferme ad aspettare di sentirne gli effetti e si attivano per potenziare i rapporti con i clienti già acquisiti che godono di un momento di maggiore crescita e dell’altro si attivano per cercare nuovi spazi nel mondo. Sul lato interno invece si fa leva sull’ottimizzazione dei processi produttivi per recuperare eventuali sacche di inefficienze e sullo sviluppo di nuovi prodotti per conquistare nuovi mercati. Un po’ meno significativo il ricorso alla digitalizzazione e gli investimenti sulla sostenibilità, ma ritengo si possa giustificare col fatto che al momento della raccolta dei dati si fosse ancora in attesa del piano 5.0 del Governo. Confido che nei prossimi mesi anche questi investimenti possano riprendere slancio. Quello su cui purtroppo occorre un lavoro di più lungo corso è l’attività per rispondere alla mancanza di persone. Un piano di attrazione dei giovani ha bisogno di tempo per essere ideato e implementato e per dare risultati. Ancora più a lungo termine si vedranno le ricadute sulle attività di orientamento dei ragazzi verso le competenze più richieste. Molte iniziative sono state avviate ma si può fare ancora molto e noi siamo impegnati direttamente con le istituzioni e con le scuole».

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