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Venerdì, 26 Aprile 2024

Prezzo stracciato del carburante alla "pompa bianca" grazie alla frode fiscale: sequestri anche a Verona

L'indagine è partita da un'analisi della guardia di finanza di Parma, che avrebbe fatto emergere le anomalie. 7 le persone indagate, di cui 3 per frode fiscale e associazione a delinquere, e l'equivalente di 149 milioni di euro posto sotto sequestro

In quei 7 distributori dislocati a Parma e provincia e nei 10 presenti nelle province di Piacenza, Reggio Emilia, Modena, Ferrara, Brescia, Lodi e Verona, il prezzo di benzina e gasolio era molto basso, anche inferiore al "prezzo di costo", questo perché sarebbe stato sfruttato il meccanismo illecito portato avanti da un'associazione a delinquere, con a capo tre italiani che operavano da Miami, Dubai e Napoli, che avrebbe permesso di evadere il fisco italiano e dell'Unione Europea.
I prodotti petroliferi venivano acquistati in alcune raffinerie in Slovenia e in Croazia ed arrivavano all'interno di un deposito di stoccaggio di Parma, dalla capacità di 1000 metri cubi. Da qui venivano poi distribuiti nei punti vendita della provincia parmigiana e nelle altre.

Come spiegano i colleghi di ParmaToday, ci sarebbe un'azienda emiliana al centro della maxi operazione della guardia di finanza, coordinata dalla Procura Europea, che riguarda un'ampia frode fiscale che ha portato al sequestro preventivo di beni per 149 milioni di euro, di 17 distributori stradali le cosiddette "pompe bianche" dislocate tra le province di Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Modena, Ferrara, Brescia, Lodi e Verona, svariati immobili riconducibili agli indagati nelle province di Parma, Roma, Potenza e Matera, quote societarie e disponibilità finanziarie in corso di quantificazione.
Durante le perquisizioni svolte dalle Fiamme Gialle con l'ausilio di cash-dog, ovvero cani addestrati a fiutare l'odore dei soldi, sarebbero stati rinvenuti alcuni milioni di euro in contanti nascosti all'interno del pavimento dell'azienda di Parma, mentre altre operazioni di questo tipo hanno avuto luogo anche a Potenza, Padova, Napoli, Salerno, L'Aquila e Lucca. 

Stando alla ricostruzione eseguita dai finanzieri emiliani che hanno portato avanti le indagini, i prodotti petroliferi provenivano dalle raffinerie slovene e croate ed arrivavano al deposito di Parma, per poi essere distribuiti nella medesima provincia ed in altre presenti in regione. Un meccanismo che avrebbe previsto il passaggio in società cartiere che non pagavano le imposte ed evadevano l'Iva, attraverso un'altra che fungeva da "filtro". 

Complessivamente sono indagate 7 persone, di cui 3 per frode fiscale e associazione a delinquere. È stato disposto il sequestro 149 milioni di euro, di cui 26 milioni frutto della frofe fiscale, mentre 110 milioni sarebbero il profitto dell'associazione per delinquere.

L'indagine di polizia giudiziaria ha preso il via dall'analisi operata dalle Fiamme Gialle, che avrebbe fatto emergere le anomalie dei prezzi di vendita di carburante, praticati sin dal 2019, dalla società parmigiana attraverso i propri punti vendita situati in città e provincia, i quali risultavano sensibilmente inferiori a quelli applicati nelle altre rivendite, anche in quelle che acquistavano gasolio e benzina direttamente dalle raffinerie.
Le successive attività sono state svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della guardia di finanza di Parma, prima sotto la direzione della Procura locae e poi sotto l’Ufficio EPPO di Bologna. La Procura Europea, la cui riunione plenaria nazionale è stata mercoledì ospitata presso il Comando regionale Emilia Romagna della guardia di finanza, è competente a perseguire i reati in danno del bilancio dell’UE, tra i quali rientrano le frodi carosello connesse al territorio di due o più Stati membri dell’Unione Europea, con danno complessivo pari ad almeno 10 milioni di euro. 

Secondo l'attività investigativa delle Fiamme Gialle, l’impresa parmigiana avrebbe sfruttato un complesso e ben articolato sistema di frode all’Iva messo in piedi dall’associazione a delinquere costituita dai tre italiani operanti da Dubai, Miami e Napoli.
L’organizzazione criminale in parola avrebbe organizzato dunque una frode carosello nell’acquisto e nella distribuzione sul territorio nazionale di prodotti petroliferi provenienti da raffinerie site in Slovenia e Croazia, che sarebbero stati ceduti fittiziamente dapprima a imprese del Regno Unito e della Romania e poi a società cartiere italiane, tutte gestite dai componenti dell’associazione per delinquere, per essere successivamente ceduti al reale destinatario italiano, ossia l’impresa parmigiana.

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