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Lunedì, 29 Aprile 2024

Fatture false per oltre 62 milioni di euro: 4 arresti, 12 indagati e beni sequestrati

Al centro dell'indagine della guardia di finanza di Verona un consorzio attivo nei settori delle pulizie, del facchinaggio, della logistica e del packaging, a cui facevano capo diverse cooperative

Sono 4 le persone finite agli arresti domiciliari nella mattinata di mercoledì per mano della guardia di finanza di Verona, che ha eseguito l'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale scaligero su richiesta della procura. Inoltre è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni per un valore di oltre 3 milioni di euro.
Sono i risultati dell'attività investigativa e della successiva verifica fiscale eseguita da lNucleo di polizia economico-finanziaria scaligero nei confronti di un consorzio attivo nei settori delle pulizie, del facchinaggio, della logistica e del packaging, a cui facevano capo diverse cooperative
Le indagini coordinate dalla procura infatti avrebbero consentito di individuare un’associazione per delinquere responsabile dell’emissione e dell’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per oltre 62 milioni di euro tra il 2018 e il 2021.

Le Fiamme gialle spiegano che approfondendo i rapporti fra le numerose cooperative e il consorzio, sarebbe stato possibile dimostrare «l’operatività di un’organizzazione criminale dedita alla gestione e allo sfruttamento di manodopera formalmente assunta da cooperative chiamate "spurie" (false cooperative utilizzate come "scatole vuote" finalizzate all’evasione fiscale e contributiva) di fatto gestite dagli indagati», che avrebbero tenuto le redini dell’intera struttura societaria.
Obiettivo del consorzio, una volta ottenute le commesse e gli appalti, sarebbe stato quello di sfruttare il vantaggio ultraconcorrenziale che nasceva dalla totale inottemperanza agli obblighi di versamento delle imposte da parte delle cooperative consorziate.

Secondo le forze dell'ordine, lo schema illecito sarebbe stato lineare: «il Consorzio provvedeva a instaurare i rapporti con i committenti (pubblici o privati) aggiudicandosi i lavori a prezzi estremamente competitivi; i lavori venivano eseguiti dalle cooperative consorziate, intestate a soggetti prestanome, che omettevano di versare imposte e contributi; le cooperative fatturavano (con IVA) al Consorzio, beneficiario così di “IVA a credito”, senza tuttavia versare all’erario l’IVA dovuta; il Consorzio onorava solo in parte i pagamenti delle fatture per i lavori svolti dalle cooperative le quali non esercitavano alcuna azione a tutela dei crediti maturati nei confronti del Consorzio; i lavoratori venivano diretti dal committente e non dalle singole cooperative».

In sostanza, le cooperative si sarebbero rivelate asservite agli interessi del consorzio e della presunta associazione criminale, svolgendo la funzione di entità giuridiche di comodo che, oltre a costituire illeciti contenitori di forza lavoro (la fornitura di manodopera è vietata se non svolta da agenzie interinali a tale scopo autorizzate), erano sfruttate per dirottare oneri tributari e contributivi mai assolti (vero guadagno dell’attività criminosa).

Alla luce dei risultati ottenuti dall'attività investigativa, oltre ai quattro soggetti tratti in arresto e al consorzio (iscritto nel registro degli indagati per le ipotesi previste dagli artt. 24-ter e 25-quinquiesdecies del d.lgs. n. 231/2001 per gli anni 2020 e 2021), risultano indagate altre 12 persone, tra le quali un commercialista veronese che gestiva la contabilità del consorzio e delle cooperative.

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