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Val Borago, prende il via la fase due per renderla "Sito di Interesse Comunitario"

Approvata l'acquisizione dal Consiglio comunale di Verona si attende che il Comune di Negrar faccia lo stesso passaggio. «Una sinergia piena tra enti locali affinchè l’area sia tutelata conosciuta», ha detto l'assessore Ilaria Segala

Dopo l’acquisizione, approvata in Consiglio comunale, sulla Val Borago si attende il sigillo della Regione Veneto. Inizia così la fase due: il Comune di Verona ha chiesto infatti che l’area sia riconosciuta ufficialmente quale Sito di Interesse Comunitario e quindi di poter essere capofila nella valorizzazione e gestione dell’area e della sua biodiversità, attraverso il Museo di Storia Naturale. Un passaggio storico, in accordo con i Comuni di Negrar e Grezzana, che permetterà di tutelare e conservare la ricchezza naturalistica del bosco, con tutte le sue specie di flora e fauna.

Per far proseguire l’iter si attende che il Comune di Negrar faccia lo stesso passaggio in Consiglio comunale, con l’acquisizione della sua quota parte. Nel frattempo è già partito il primo studio approfondito dell’habitat naturale della vallata. Il progetto “YouFAB – Fondo Alto Borago” riguarda un’area di 989 ettari, che si estende a nord dei quartieri di Avesa e Quinzano fino a Montecchio di Negrar: l’obiettivo è promuovere la conservazione della biodiversità della zona, attraverso il coinvolgimento dei cittadini, delle comunità locali e delle imprese del territorio.

Martedì mattina, a Palazzo Barbieri, l’assessore all’Ambiente Ilaria Segala e il presidente dell’associazione Il Carpino Mauro Spezia hanno spiegato i prossimi passi per arrivare alla definitiva gestione della vallata. Presente anche il vice segretario generale del Comune Giuseppe Baratta.
La prima fase ha riguardato, infatti, il salvataggio del Bosco dalla temuta vendita, chiesto a gran voce dai cittadini e sostenuto dalle tante realtà che hanno supportato l’operazione, in primis l’associazione Il Carpino.

L’area boschiva di oltre 38 ettari, a nord ovest della zona speciale di conservazione Borago-Galina, fra i Comuni di Negrar e Verona, rischiava di essere trasformata in un’area ad uso agricolo per la realizzazione di vigneti. Per impedire che ciò avvenisse si era sollevata l’opinione pubblica e il compendio era stato acquisito da Intesa San Paolo S.p.a., intenzionata, con tale operazione, a sostenere la crescita inclusiva e sostenibile del territorio. L’Istituto ha ora ceduto al Comune di Verona la quota che insiste sul territorio del capoluogo scaligero, che ne manterrà la fruizione pubblica.

«Traguardo raggiunto – ha detto l’assessore all’Ambiente -, grazie alla collaborazione di molti e al lavoro di squadra abbiamo salvato un compendio unico e prezioso dal punto di vista naturalistico e paesaggistico. Ora aspettiamo che Negrar approvi in Consiglio comunale l’acquisizione di sua competenza e che la Regione riconosca la Val Borago quale Sito di Interesse Comunitario. Una sinergia piena tra enti locali affinchè l’area sia tutelata conosciuta. Ringraziamo tutti i cittadini che si sono fatti promotori di una operazione partita dal basso che ha trovato, via via, il supporto di tutte le Istituzioni».

«Abbiamo posto le basi per la futura conservazione dell’area – ha sottolineato Spezia -. Un risultato importantissimo frutto del coinvolgimento di tante persone e realtà. Dalla Prefettura al Ministero che sono stati un riferimento fondamentale per superare la burocrazia. E poi la lungimiranza di Intesa San Paolo, il supporto dell’avvocato Stefano Dindo e il Comune di Verona per il totale e incondizionato sostegno, testimoniato dalla scesa immediata in campo del sindaco e degli assessori».

«Bene che la conferenza dei capigruppo abbia dato positivo riscontro alla mia richiesta di portare in Consiglio comunale la delibera di accettazione della donazione della Val Borago da parte di Banca Intesa. Ciò ha dato la possibilità all’associazione il Carpino e ai tanti cittadini che hanno contribuito all’impresa di vedere coronato il lungo lavoro fatto per salvare un’area preziosa dalla antropizzazione invasiva e dalla monocultura dei vigneti». Anche Michele Bertucco, di In Comune per Verona – Sinistra civica ecologista, ha commentato la vicenda. 
«Il lavoro svolto rappresenta anche un mirabile esempio di come sia possibile mettere insieme attori pubblici e privati per garantire la corretta tutela del patrimonio ambientale veronese.
Nello specifico, l’associazione il Carpino in collaborazione con il Museo di Storia Naturale di Verona e con docenti delle Università di Verona, Padova e Roma si è impegnata alla redazione del piano ambientale della ZSC (Zona Speciale di Conservazione); alla redazione del Piano delle azioni di conservazione del fondo; alle attività di educazione e didattica ambientale; al miglioramento della fruizione e della conoscenza del fondo da parte di guide ed escursionisti; alla ricerca storica, letteraria ed etnografica sul senso e sui saperi del luogo, anche promuovendo strumenti di partecipazione e coinvolgimento della comunità.
Resta amarezza al pensiero che tanta parte del patrimonio ambientale cittadino non sia stato altrettanto ben seguito e gestito. Mi riferisco in particolare ai tanti parchi (delle Colline, dell’Adige, delle Mura e dei Forti) che ancora attendono un piano ambientale compatibile con le esigenze di conservazione e di promozione di alcune tra le maggiori bellezze della città.
Il Borago è uno dei vaj più belli della nostra provincia: complessi fenomeni geologici hanno originato numerosi covoli e ripari scavati nelle pareti che fiancheggiano il torrente. Questi fenomeni erosivi sono tuttora attivi e la morfologia del vajo è in continua evoluzione. Sui versanti del vajo Borago prevale una foresta caratterizzata dalla prevalenza di carpino nero e orniello (orno-ostrieto), con presenza talvolta diffusa di numerose altre essenze (carpino bianco, faggio, roverella, tasso, nocciolo, ecc.). Le zone sommitali, data la scarsità di terreno fertile, sono state utilizzate per secoli come pascoli e/o come praterie da fieno».

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