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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Borgo Trento / Piazzale Aristide Stefani

Caso Citrobacter, ispettori ministeriali nell'ospedale di Borgo Trento

Il sopralluogo è stato confermato dall'Aoui, la quale ha anche comunicato che entro oggi fornirà alla Regione Veneto le controdeduzioni alla relazione prodotta dalla commissione ispettiva sulla vicenda del batterio killer

Per ora, nessuno si è dimesso e nessuno è stato licenziato dall'Azienda ospedaliera universitaria integrata (Aoui) per il caso citrobacter. Ma questo per ora non durerà a lungo.
La vicenda del batterio killer annidatosi nell'ospedale della donna e del bambino di Verona era stata approfindita da una commissione ispettiva regionale, la quale al termine del suo lavoro aveva prodotto una relazione e l'aveva inviata al presidente della Regione Veneto Luca Zaia. Da questa relazione è emerso che il problema si sarebbe trascinato da anni e che il batterio si sarebbe diffuso anche a causa di alcune mancanze da parte dell'ospedale. Il citrobacter avrebbe così contagiato circa 100 neonati, provocando la morte di 4 di loro e causando lesioni gravi ad altri 9. E per questo anche la Procura di Verona ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo, la quale potrebbe appoggiarsi anche sulla relazione prodotta dalla commissione regionale. Una relazione che la Regione Veneto ha girato anche all'Aoui chiedendo alla dirigenza dell'azienda di prendere i provvedimenti necessari. Provvedimenti che potrebbero essere presi nei prossimi giorni, dato che l'azienda ospedaliera scaligera ieri si era presa 48 ore di tempo per fornire le proprie controdeduzioni. Due giorni che poi sono diventati molto meno dato che già oggi la direzione dell'Aoui ha comunica che entro stasera «verrà inviata alla Regione Veneto la relazione interna con le controdeduzioni necessarie alla direzione di area». E sempre per motivi di trasparenza, l'azienda ospedaliera ha confermato che oggi «è previsto il sopralluogo degli ispettori del Ministero della salute».

In questo momento, dunque, ci si trova in una situazione di stallo che comunque durerà poco. Più lunga invece sarà l'indagine della Procura, ma quella è la parte giudiziaria della vicenda ed ha un percorso autonomo. La parte che ora interessa alle mamme ed ai papà dei bimbi contagiati dal citrobacter è che i responsabili della struttura vengano sollevati dal loro incarico. E per questo sono state chieste le loro dimissioni.
Ma oltre ai vertici, ci sono anche gli operatori, anche loro finiti nel vortice delle polemiche. A scudarli ci ha pensato Guerrino Silvestrini, segretario regionale di Nursing Up Veneto, il sindacato degli infermieri. «Siamo vicini e solidali con tutte le famiglie coinvolte in questa spiacevole ed incresciosa situazione - scrive Guerrino - Abbiamo chiesto all'Aoui Verona l'immediato invio della relazione tecnica, in forza del fatto che Nursing Up è il primo sindacato di categoria e quindi portatore di interessi diffusi della categoria infermieristica e con nostro disappunto, invece, è arrivata a mezzo stampa. Da quanto emerge, la catena delle responsabilità parte dai vertici e quindi invitiamo a non avanzare sommarie conclusioni gratuite e potenzialmente lesive. Denigrare, offendere, aggredire gli operatori sanitari non porta a nulla ma solo malessere e sfiducia».

Ma il caso citrobacter è anche politico, nonostante l'invito dell'ex sindaco di Verona Flavio Tosi a non strumentalizzare. «La dolorosissima vicenda dei bambini deceduti o gravemente menomati dal citrobacter non deve diventare uno strumento di lotta politica nella campagna elettorale per le prossime elezioni regionali - ha scritto Tosi - In questa dolorosa vicenda, sono in gioco il diritto alla giustizia da parte dei familiari delle vittime, il diritto alla salute dei cittadini veronesi, la reputazione di straordinari professionisti che hanno operato e operano con impegno e dedizione all'ospedale di Verona. Tutti valori troppo importanti per essere decise in questo momento da una politica in caccia di voti».
L'invito di Tosi non ha molto seguito, anche se il candidato consigliere per il Partito Democratico Giandomenico Allegri unisce il caso citrobacter ad altri accaduti in questi anni. «Se sostituiamo il termine  citrobacter con Mose o Pfas ci ritroviamo di fronte a un presidente della Regione Veneto che non sapeva nulla o che quand’è ormai tardi tuona come se la questione della prevenzione non lo riguardasse».

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