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L'Arena ai piedi di David Gilmour: uno show memorabile sul palcoscenico veronese

Apparso forse più a suo agio nell'eseguire i brani dei Pink Floyd, il chitarrista inglese riesce comunque a mettere in mostra tutto il suo talento (e non è che sia poco) e a mandare in estasi gli spettatori accorsi sugli spalti dell'anfiteatro

Doveva essere l'evento di punta del cartellone extralirico dell'Arena di Verona e David Gilmour ha mantenuto le attese, incantando il pubblico che ha riempito gli spalti dell'anfiteatro scaligero e le centinaia di fans che, non essendo riusciti a trovare il biglietto, si sono dati appuntamento fuori dal monumento. Uno show fatto di grande musica, costellata di virtuosismi (non solo la chitarra del musicista inglese ma anche il basso di Pratt ad esempio, le tastiere di Carin o il sax di Theo Travis), e di uno spettacolo di luci che ha riportato alla memoria i fasti degli spettacoli dei Pink Floyd. 
Dopo aver aperto con "5 Am" e "Faces Of Stone", brani contenuti nel suo nuovo lavoro da solista che uscirà il 18 settembre, Gilmour annuncia al pubblico che eseguirà un mix di brani vecchi e nuovi, prima di lanciarsi in una struggente "Wish You Were Here" che arriva fino all'anima degli spettatori. In onore della memoria dell'amico Richard Wright (tastierista dei Pink Floyd defunto nel 2008), intona "A Boat Lies Waiting", per lanciarsi poi negli acidi assoli di chitarra di "The Blue". Ma se Gilmour sembra quasi patire un po' di nervosismo nell'eseguire i suoi ultimi pezzi (forse ancora da rodare per bene), quando pesca dal suo incredibile bagaglio storico il concerto sale inevitabilmente di livello: "Money" e "Us and Them" mandano in delirio i fans, che successivamente si placano un po' sulle note di "In Any Tongue" e si riaccendono sulla traccia che chiude l'album The Divison Bell, "High Hopes". 
Nell'eseguire i pezzi della storica band, il chitarrista inglese sembra più a suo agio, riuscendo sempre a dare il proprio tocco personale ad ogni brano. Terminata la pausa quindi, lo spettacolo riprende con le derive psichedeliche di "Astronomy Domine", una traccia che porta la firma di Syd Barrett, e prosegue poi catapultando i presenti nei paesaggi onirici disegnati dalle note di "Shine On You Crazy Diamond". "Fat Old Sun", con un grandissimo assolo dello stesso Gilmour, chiude per un attimo la parentesi Pink Floyd e si torna a brani più recenti come "On An Island", "The Girl..." e "Today" (forse il pezzo più applaudito del materiale recente del musicista inglese). Poi è il momento di "Sorrow" e della violenta scossa di "Run Like Hell", e il pubblico è di nuovo in piedi, come a prendere parte attiva allo show. Arriva infine il momento dei bis, dove i suoni della chitarra di Gilmour, pieni, puliti e allo stesso tempo acidi, regalano agli spettatori "Time/Breathe (reprise)" e "Comfortably Numb".
L'Arena è in delirio, il grande rock ha vinto ancora. 

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