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Frode fiscale e percezione indebita di fondi statali: 5 arresti e sequestri per oltre 3 milioni di euro

L'operazione è stata svolta nei giorni scorsi dalla guardia di finanza di Legnago. Gli indagati dovranno rispondere di associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale e di aver percepito indebitamente erogazioni pubbliche per svariati milioni di euro

È scattata nei giorni scorsi un’importante operazione a contrasto delle frodi in campo IVA e in materia di indebite percezioni di fondi garantiti dallo Stato, da parte del Comando provinciale della guardia di finanza di Verona. 
Sono state infatti le Fiamme gialle della compagnia di Legnago, nella giornata di venerdì 10 giugno, ad eseguire un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale degli arresti domiciliari nei confronti di 5 individui, 4 uomini e 1 donna, che risultano indagati per associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale e alla percezione di erogazioni pubbliche per svariati milioni di euro.
Oltre al provvedimento cautelare personale, emesso dal Gip del tribunale di Verona su richiesta della locale Procura della Repubblica, i finanzieri hanno eseguito anche un decreto di sequestro preventivo, firmato sempre dalla medesima autorità giudiziaria nei confronti dei principali indagati, per un ammontare complessivo di oltre 3 milioni di euro.

L'indagine

L'attività investigative dei finanzieri di Legnago ha preso il via circa due anni fa da una delega di indagine per reati fallimentari nei confronti di una società che in precedenza aveva sede in un'altra provincia veneta. Gli accertamenti, condotti in maniera trasversale e approfondita, avrebbero fin da subito fatto emergere gravi anomalie fiscali. Secondo quanto riportato dalle forze dell'ordine, la società operativa nel commercio di pellet e ferro sarebbe stata di fatto amministrata da tre soggetti appartenenti ad una famiglia di imprenditori del basso veronese, pur risultando formalmente gestita da un individuo ritenuto un mero prestanome. 
I tre amministratori avrebbero innanzitutto utilizzato l’azienda come strumento per perpetrare un'ingente evasione fiscale, dopodiché l'avrebbero portata al fallimento attraverso la distrazione sistematica di merci, beni strumentali e liquidità aziendale a favore di altre società, sempre a loro riconducibili. 

La frode

Gli investigatori avrebbero appurato che l'articolato metodo per frodare il fisco consisterebbe, in sintesi, nell'eseguire acquisti fittizi di merce e successive false cessioni intracomunitarie verso società estere di comodo tramite la predetta azienda (poi fallita), ottenendo così a favore di questa lo status di esportatore abituale in maniera indebita. Tale condizione avrebbe comportato la generazione, in capo alla società, di un correlato plafond IVA (che non gli sarebbe spettato proprio perché fondato su false cessioni comunitarie) utilizzato per acquistare beni senza il pagamento dell’imposta sul valore aggiunto, permettendo così all’impresa di operare una concorrenza sleale rispetto agli altri operatori economici.
Dopo il fallimento della società, i 3 individui (ritenuti dagli investigatori la "mente" della frode) avrebbero utilizzato una nuova società (rappresentata legalmente da un ex dipendente di quella fallita), sempre gestita da loro, che avrebbe proseguito con il medesimo modus operandi.

Le accuse

L’attività di polizia tributaria e giudiziaria svolta dalle Fiamme gialle scaligere, avrebbe permesso di acquisire importanti elementi per sostenere che gli amministratori di fatto, con il concorso di prestanome, abbiano costituito una vera e propria un’associazione a delinquere dedita alla sistematica emissione e annotazione di fatture per operazioni inesistenti, del valore di circa 15 milioni di euro. I militari della compagnia di Legnago avrebbero inoltre acquisito concreti elementi per ipotizzare a carico di alcuni di essi il reato di riciclaggio e di autoriciclaggio dei conseguenti ingenti proventi illeciti.

Il sodalizio criminoso, attraverso la falsa attestazione dei dati di bilancio afferenti sia i ricavi che i costi della società, avrebbe anche richiesto ed ottenuto illegittimamente 7 finanziamenti garantiti dallo Stato (di cui al d.l. n. 18 del 2020 - cd “cura Italia”- e al d.l. n. 23 del 2020 – cd “decreto liquidità”), connessi all'emergenza sanitaria causata dalla diffusione del Covid-19, per un ammontare complessivo di oltre 2 milioni di euro, anch’essi oggetto del provvedimento di sequestro.

Arresti e sequestri

Le misure cautelari personali sono state eseguite dalle Fiamme gialle scaligere nelle province di Verona e Venezia, e riguardano 3 amministratori di fatto e 2 prestanome.
La misura, tuttora in fase di esecuzione, ha consentito finora ai finanzieri di sequestrare denaro contante e conti correnti per oltre 100 mila euro, un’auto, 5 immobili e alcune quote relative a oltre 20 terreni.

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