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Cronaca

«Sentiremo ancora parlare di lui». Ora indagato per l'omicidio della suocera, potebbero riaprirsi le "piste fredde" su Zenatti

Il 54enne era stato dichiarato innocente nel 2008 per l'omicidio di due prostitute, nonostante una serie di indizi puntassero su di lui. Ora si trova in carcere per il delitto di Anna Turina, ma il capo della Mobile di Verona dell'epoca parla di una possibile riapertura dei vecchi casi

«Sentiremo ancora parlare di lui». È la profezia degli investigatori all'indomani dell'assoluzione di Enrico Zenatti per il duplice omicidio di due prostitute, Luciana Lino Da Jusus e Yolanda Garcia Holguin (il corpo di quest'ultima non è mai stato trovato), avvenuta nel 2008. Parole riportate anche nel corso della trasmissione Ore 14, che va in onda su Rai Due, alla quale ha parlato Marco Odorisio, oggi questore di Pordenone e all'epoca dei fatti a capo della Squadra Mobile di Verona che arrestò Zenatti: il 54enne veronese ora si trova nuovamente in carcere, questa volta accusato dell'assassinio della suocera, Anna Turina, trovata morta nella sua abitazione di Malavicina il 9 dicembre. 
«Quando fu scarcerato dicemmo tra di noi, le sentenze vanno sempre rispettate, senza se e senza ma, però ci siamo detti "vedrete che un giorno si tornerà a parlare di Enrico Zenatti», ha ribadito Odorisio all'intervistatrice Rai. «All'indomani del fermo dello Zenatti Enrico mi han chiamato (Odorisio fa riferimento ai colleghi della Questura di Verona, ndr) e mi ha detto "dottore, le nostre certezze, le nostre convinzioni"... Poi per carità, presunzione di innocenza fino alla sentenza, però le sentenze possono anche essere rivisitate, rivisionate e riviste, quindi probabilmente se dovessero emergere elementi nuovi rispetto all'indagine archiviata delle due ragazze sudamericane, chissà». 
La colpevolezza di Zenatti resta però ancora da dimostrare anche per l'omicidio della suocera, per il quale continua a professarsi innocente, nonostante attualmente sia lui l'unico indiziato per il delitto. Anche per i fatti del 2005 il quadro accusatorio sembrava non dare scampo al 54enne (ritagli di giornale sull'indagine nascosti in auto, le celle telefoniche che lo agganciavano, telefonate a ripetizione sui cellulari delle vittime fino al momento della morte e altro), ma dopo la condanna 18 anni arrivata con il rito abbreviato, la sentenza venne poi ribalta e infine confermata dalla Cassazione.
Ora gli investigatori lavorano innanzitutto per ricostruire l'omicidio più recente, partendo dall'individuazione dell'arma delitto, e appurare le eventuali responsabilità dell'uomo. Non viene esclusa però la possibilità di riaprire i vecchi casi del 2005, "piste fredde" (o "cold case") che per tornare ad essere battute devono avvalersi di nuovi elementi: non è possibile infatti essere giudicati due volte per lo stesso crimine, a meno che non emergano prove che contrastano con la precedente sentenza. Inoltre i carabinieri di Mantova starebbero verificando il possibile collegamento tra Zenatti e la scomparsa di una lucciola avvenuta nei mesi scorsi nella provincia lombarda. 

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