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Cronaca Garda / Via Cirillo Salaorni

Verona, Gardacqua proprio non ce la fa: le piscine rimangono chiuse fino a data imprecisata

Il giudice fallimentare congela la procedura di assegnazione al Comune dei beni mobili e così anche l'accordo con la società "Sport Management" che dovrebbe riprendere in mano gli impianti di Garda, abbandonati dal 12 ottobre

Doveva riaprire a novembre. Poi a Natale. Poi a Pasqua. Ora l’ottimismo iniziale sembra essere svanito, a Garda. Le piscine Gardacqua, che dovevano riemergere dopo lo spettro del fallimento totale, riapriranno in data non meglio precisata. Questo perché pare che il giudice fallimentare abbia bloccato la procedura di sottoscrizione del contratto di consegna dei beni mobili (attrezzature, mobili) al Comune, che poi avrebbe pensato a riaprire le porte. Tutto congelato, anche dopo l’ultimo passo compiuto dall’amministrazione con la delibera sulla polizza assicurativa e dopo gli accordi presi volta per volta con il curatore fallimentare. Gli impianti Gardacqua di via Salaorni sono chiusi dal 12 ottobre scorso e dal 21 dello stesso mese il Tribunale di Bolzano ha dichiarato fallita la società “Garda Aquapark Srl”, che li gestiva dal 2008.

Dopo mesi di discussioni, tra amministrazione, sindacati e lavoratori e aziende private, si era individuata nella “Sport management” la società adatta a far ripartire il polo natatorio e il 16 dicembre, infatti, un bando pubblico aveva assegnato la gestione per un anno. Nel capoluogo alto atesino si è tenuta martedì una nuova udienza per la riapertura del centro ma è stato incassato un nuovo stop. Il giudice ha sospeso il contratto con cui di fatto concedeva l’affitto dei beni mobili, per circa 30mila euro, al Comune e che a sua volta avrebbe incassato la cifra dalla “Sport management”. Il Comune si era fatto concedere anche la fideiussione e aveva stabilito la firma del contratto al 16 aprile, alla vigilia di Pasqua, quando si era ipotizzata la riapertura. Ma il giorno precedente il giudice ha deciso di sospendere la procedura. Ad alzare la voce, protestando vigorosamente, è stato l’ex sindaco di garda, Davide Bendinelli, attuale capogruppo comunale di maggioranza, che sostiene il sindaco Antonio Pasotti e che con lui ha lavorato per salvare gli impianti. Spiega Bendinelli, sulle pagine del Corriere Veneto, che

«Il primo gennaio abbiamo scritto alle banche creditrici, dicendo che davamo loro sei mesi di tempo per trovare un nuovo concessionario, altrimenti il bene sarebbe tornato al Comune con diritto di superficie». Ricordiamo che le banche trentine sono creditrici di una cifra tra i 5-6 milioni di euro.

«Ora il tribunale ci ha chiesto di bypassare la convenzione e di riprenderci prima il bene con il diritto di superficie, così poi ci potrebbero contestare l'ingiusto profitto dalle entrate degli affitti, ma noi non possiamo accettare una cosa così, perché ci metterebbe in una posizione di debolezza verso le banche stesse, che hanno concesso crediti a una società privata senza le garanzie adeguate. Io non voglio indietro un bene con le ipoteche: perché devo coprire i buchi alle banche trentine, quando fra poco tempo il Comune tornerà comunque in possesso del centro natatorio? E se vogliamo dirla tutta – conclude Bendinelli - a quel punto il Comune potrebbe fare l'affare del secolo, in quanto disporremo di un immobile del valore di 10 milioni, avendone spesi solo 2 milioni 700mila euro»

L’amministrazione ha fatto sapere di essersi rivolta agli avvocati per cercare di sbloccare la situazione. E intanto le porte di Gardacqua rimangono chiuse.

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