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Cronaca Centro storico / Piazza Bra

Avrebbe screditato la sanità veneta, Crisanti indagato per diffamazione

Roberto Toniolo, direttore generale di Azienda Zero, ha presentato un esposto alla Procura di Padova, dove s'indaga anche sull'affidabilità dei tamponi rapidi usati dalla Regione Veneto per fronteggiare la pandemia

«Chi sbaglia paga». E poi alla domanda sul rispetto del codice comportamentale dei dipendenti ha risposto: «Io ritengo di averlo rispettato. Se qualcun altro non lo ha fatto non sono certo io a doverlo verificare». Parole del direttore generale della sanità veneta Luciano Flor. «Chi sbaglia paga», lo ha detto replicando all'inchiesta «Il giallo Veneto» trasmessa dal programma televisivo di Rai 3 Report. L'altra espressione l'ha usata ieri, 28 aprile, durante l'appuntamento quotidiano con gli aggiornamenti sull'emergenza coronavirus in Veneto.
Non lo ha detto chiaramente, ma Flor ha fatto intendere che il riferimento fosse al professore Andrea Crisanti, il quale rischiava ripercussioni per le sue critiche alle modalità scelte dalla Regione Veneto per affrontare la pandemia durante la seconda ondata. E queste ripercussioni si sono concretizzate in un esposto alla Procura di Padova per diffamazione. Ne parla Ivan Grozny Compasso su Padova Oggi, scrivendo che l'esposto è stato presentato da Roberto Toniolo, direttore generale di Azienda Zero. Secondo Toniolo, Crisanti avrebbe in più di un'occasione screditato l'operato della Regione e di Azienda Zero. Sarà compito della Procura, dunque, accertare se effettivamente siano stati diffamatori gli interventi del professor Crisanti, il quale risulta indagato.

Ma la Procura di Padova non sta indagando solo su Crisanti. Le perplessità del professore sull'efficacia dei tamponi rapidi ha portato la Procura ad aprire un fascicolo proprio per verificare l'affidabilità di questi test abbondantemente utilizzati non solo dalla Regione Veneto. L'ipotesi di reato, in questo caso, è frode in pubbliche forniture.
Su questa inchiesta della magistratura padovana è intervenuto il Partito Democratico del Veneto, il quale ha ricordato che nel gennaio scorso il Ministero della salute aveva avvisato che i test rapidi di prima e seconda generazione non avevano la stessa affidabilità del tampone molecolare. «Su un totale di oltre nove milioni di tamponi rapidi acquistati dalla Regione - hanno commentato dal PD - il 69% è di prima generazione e l'8% è di seconda generazione. Di fatto, solo il 23% dei tamponi rapidi acquistati è di terza generazione, ovvero quelli che, secondo il Ministero, mostravano risultati sovrapponibili ai tamponi molecolari. Sembra esserci una forte distanza tra le indicazioni del Ministero e gli acquisti effettuati da Azienda Zero».

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