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Coronavirus nelle case di riposo, PD: «Zaia è intervenuto in ritardo»

Cominciata la distribuzione di mascherine, ma nelle strutture veronese si contano i morti tra gli anziani. E i lavoratori delle strutture contagiati vanno in isolamento e devono essere rimpiazzati

È iniziata sabato scorso, 28 marzo, la consegna delle mascherine nelle case di riposo della provincia di Verona. Lo ha annunciato l'Ulss 9 Scaligera, riconoscendo che il coronavirus sta colpendo duramente le strutture in cui sono accolti gli anziani, la categoria più esposta ai peggiori rischi in caso di contagio. E i numeri lo dimostrano: a Verona si sono contati 6 anziani ricoverati e 2 deceduti, a Villa Bartolomea i decessi sono stati 15, alle Piccole Suore di Lazise altri 3 morti e un decesso anche a Sommacampagna. Decine, poi, i contagiati e non solo tra gli ospiti, ma anche tra gli operatori che lavorano in queste strutture e che, una volta contratto il virus, devono isolarsi e quindi non possono più aiutare i colleghi. Il personale è quindi decimato e serve l'aiuto di associazione esterne o di volontari è difficile trovare dei sostituti.
Un sostegno alle case di riposo è arrivato anche dai vigili del fuoco, che hanno riorganizzato gli spazi e sanificato la struttura di Villa Bartolomea e ieri, 29 marzo, si sono dedicati con due mezzi e sette pompieri alla casa di riposo Immacolata di Lourdes di Pescantina.

Preoccupazione per la situazione è stata espressa dal presidente della Regione Veneto Luca Zaia, il quale ha scelto il dottor Paolo Rosi, responsabile del 118 del Veneto, per supervisionare il territorio veronese. Un intervento, quello del presidente regionale, giudicato tardivo dal Partito Democratico. «Solo adesso Zaia si accorge che in provincia di Verona la situazione è grave? - scrive la consigliera regionale PD Anna Maria Bigon - Molte persone sono chiuse in casa da giorni con sintomi, ma non vengono prese in carico dalla Ulss, i tamponi a tappeto al momento non si vedono e i contagi continuano a crescere, così come mancano le mascherine per i sanitari. Occorre riattivare immediatamente gli ospedali chiusi negli ultimi anni, di cui Zaia aveva annunciato la riapertura, visto che le terapie intensive rischiano di arrivare al limite entro breve. Inoltre, torno a sottolineare la necessità di fare convenzioni con alberghi in modo da trasferire, naturalmente in strutture diverse, gli asintomatici, le persone costrette alla quarantena dopo essere state a contatto con un caso conclamato e anche gli ospiti delle case di riposo in attesa che vengano sanificate le strutture. Dobbiamo eliminare ogni pericolo di contagio».
Di sottovalutazione del rischio all'Istituto Assistenza Anziani di Verona parla la consigliera comunale democratica Elisa La Paglia. «I ritardi sui tamponi e la perdurante mancanza di mascherine adeguate sono criticità che vanno assolutamente risolte - ha dichiarato La Paglia - Chiedo agli enti preposti di intervenire con maggior rapidità sui tamponi e sulle protezioni idonee, facendo appello alla loro professione di medici, anche contro il parere di qualche politico che non l'ha inserita tra le priorità. In provincia di Verona abbiamo circa 80 case di riposo, 5.600 ospiti e migliaia di dipendenti. Una vera e propria polveriera, tantissime vite a rischio, dipendenti che lavorano senza protezioni adeguate, sotto organico e decimate. Non mi interessa qui trovare responsabili o colpevoli, mettere in fila queste criticità lascia solo amareggiati e preoccupati che se non si cambia registro potremmo solo constatare la propagazione del contagio».

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