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Profughi libici, la Caritas: "Manca un progetto condiviso"

Il costo a ospite sar minimo di venti euro a persona. L'associazione non potr accollarselo

La Caritas veronese ha dato disponibilità di trenta posti nella sua locanda del Samaritano. Ma ora aspetta risposte. Da Comune e prefettura. Perché non può accollarsi da sola il costo del soggiorno degli eventuali rifugiati.

In più la struttura per ora è adibita a dormitorio. Apre alle sette di sera fino alle sette e mezza del gorno dopo. Di conseguenza ci sono solo trenta letti, sei per stanza, e delle doccie. Neanche l'ombra di una cucina o di uno staff che possa prendersi cura degli ospiti per tutta la giornata.

"Abbiamo annunciato da tempo la disponibilità della struttura, durante una telefonata informale, alla prefettura e palazzo Barbieri - afferma il direttore della Caritas scaligera monsignor Giuliano Ceschi - che non è da confondere con la vicina casa di accoglienza del Samaritano, in cui si fa un lavoro molto diverso. In via ufficiosa leggiamo sui giornali che si sia deciso di accettare la nostra offerta. Chiediamo però di stabilire un piano preciso per poter gestire i profughi".

L'incertezza deriva dal fatto che c'è bisogno di almeno due operatori, uno per il giorno e uno per la notte. In maniera da prevenire eventuali disordini. Necessario anche un cuoco e il personale per le pulizie. Per ora la locanda è attrezzata solamente per l’accoglienza notturna di soli uomini "Tenendosi molto bassi - spiega monsignor Giuliano Ceschi - il costo a ospite sarà sui venti euro a persona. Fino ai primi di novembre, quando tornerà il freddo e la struttura deve tornare a offrire ricovero per i senza tetto".

Circa 130mila euro, quindi. Fino a ottobre. Chi li pagherà? Da sottolineare il fatto che lo status di rifugiato politico dà diritto al permesso di soggiorno per tre anni. Da novembre in poi però non si saprebbe dove dare accoglienza ai rifugiati. Non è stato ancora delineato neanche un percorso di inserimento. "Ricordiamo che la locanda è nata per aiutare durante il tempo invernale i senza dimora – conclude monsignor Ceschi - e quindi dal mese di novembre 2011 sarà necessario che la struttura venga liberata. Resta il timore che finito il tempo dell’accoglienza i trenta ospiti rifugiati politici si trovino sulla strada e vengano ad aggiungersi al numero dei già numerosi senza dimora".

In Comune è arrivata una proposta di convenzione. Ma la Caritas non ha ancora ricevuto risposta. In ogni caso a palazzo Barbieri la buona volontà c'è. Si aspetta la visita di venerdì del ministro dell'Interno Roberto Maroni. Poi tutto dovrebbe essere più chiaro.

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