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Bandiera leghista in Comune, bufera

A San Pietro in Cariano il sindaco mette il "sole delle Alpi" in ufficio. Insorge l'opposizione

Il “sole delle Alpi” porta la burrasca a San Pietro in Cariano. Dove il simbolo di “ispirazione” leghista rende tesi i rapporti fra la maggioranza di centrodestra capitanata dal rappresentante del Carroccio Gabriele Maestrelli e la composita opposizione che fa capo a due liste civiche.

Una situazione che riporta in primo piano la mai sopita querelle relativa al rapporto fra i simboli di parte od area politica ed i luoghi sede di istituzioni. Un rapporto che da anni suscita polemiche, anche se con protagonisti diversi. Se le prime risalgono all’inizio del Duemila, con il centrodestra che stigmatizzava la presenza delle bandiere della pace in uffici pubblici e Comuni, poi è infatti toccato al centrosinistra criticare i leghisti per l’uso di simboli legati al Carroccio. Critiche che hanno interessato più di un sindaco del Veronese, per primi i due attuali primi cittadini di Arcole e Oppeano, che sono anche deputati. Per non parlare poi del caso più eclatante, anche se non direttamente connesso a simboli politici. Quello del sindaco di Verona Flavio Tosi, che prima è finito agli onori delle cronache nazionali per aver tolto dal suo ufficio il ritratto del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, sostituendolo di primo acchito con quello dell’ex-presidente Sandro Pertini, e che solo recentemente è tornato sui suoi passi, in occasione di una visita alla città del Capo dello Stato.
Adesso il nuovo caso nel Comune della Valpolicella. Dove le opposizioni hanno presentato congiuntamente una mozione con cui si impegna il sindaco “a disporre l’immediata rimozione della bandiera di partito della Lega Nord dal proprio ufficio in Comune”. Bandiera che secondo loro è stata esposta a fianco del gonfalone comunale e del tricolore. Un fatto che nei 64 anni di storia del comune non si era mai visto, dicono nel documento i consiglieri di minoranza, e che non è in linea con la normativa e la prassi. “Non è solo una questione formale ma si tratta anche di etica politica e, soprattutto, di evitare di cadere in abusi che hanno il loro unico triste precedente nel ventennio fascista”, spiegano poi i rappresentanti dell’opposizione. I quali raccontano come la loro mozione sia stata rinviata dal sindaco per approfondimenti nell’ultima seduta del consiglio comunale, quella del 7 maggio scorso.

“Ma quali approfondimenti – replica però il primo cittadino – la verità è che quella proposta era stata presentata senza rispettare le regole previste dal regolamento del consiglio, ovvero in ritardo e con una sola firma su sei. Mi sembra insomma che le opposizioni non stiano facendo altro che arrampicarsi sugli specchi, anche perché i problemi del paese sono ben altri rispetto a quelli delle bandiere che sono esposte nel mio ufficio. Se di questo vogliamo parlare comunque non c’è problema. Quella bandiera non è quella della Lega bensì il “sole delle Alpi”, simbolo che richiama il movimento ma di cui non è emblema, e comunque non si trova vicino a vessili istituzionali. Infine, per essere più precisi, non è stato né esposto nel salone né all’esterno del Comune, bensì solo nel mio ufficio privato”. Ma adesso lo toglierà? “Assolutamente no, visto che ho un parere legale che afferma che non c’è nessuna violazione di legge e che io ritengo di voler continuare a mostrarmi per quello che sono, ossia un appartenente alla Lega”. Come dire che del “sole delle Alpi” qui si continuerà a parlare a lungo.

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