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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca San Michele / Via San Michele

Sciopero del carrello a Montorio, Sbarre di Zucchero: «Organizzato dai detenuti»

L'associazione veronese smentisce il senatore Scalfarotto. La presidente Bizaj: «Non ci sogneremmo mai di istigare azioni che potrebbero ritorcersi contro i detenuti»

Sbarre di Zucchero non ha organizzato né ha istigato lo sciopero del carrello partito dai detenuti della quinta sezione del carcere di Montorio. L'associazione scaligera ha comunicato questa precisazione dopo le dichiarazioni diffuse tramite social network dal senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto, dopo la sua visita al casa circondariale di Verona.

«I troppi casi di suicidio hanno inciso sul morale dei detenuti che sono attualmente in sciopero del carrello, rifiutano cioè il cibo fornito dall’amministrazione - ha scritto Scalfarotto - È uno sciopero che non è stato indetto dai detenuti ma da un'associazione esterna presente in città. Molto di loro mi hanno detto di aver sentito dell’iniziativa in televisione e di aver conseguentemente aderito all’iniziativa in segno di solidarietà ai compagni che si sono tolti la vita in queste settimane». Sbarre di Zucchero è l'«associazione esterna» citata da Scalfarotto, che però ha voluto puntualizzare l'inesattezza delle parole del senatore. «Sbarre di Zucchero non organizza e non istiga nulla - ha dichiarato la presidente Monica Bizaj - Noi ci limitiamo a dare voce ai detenuti che ci scrivono per il tramite dei loro familiari».

Dunque, lo sciopero del carrello dei detenuti di Montorio non è un'iniziativa di Sbarre di Zucchero. L'associazione ha semplicemente amplificato un messaggio arrivato tramite una lettere consegnata a una parente di un detenuto. Lettera proveniente dalla quinta sezione del carcere e firmata «i ragazzi di Montorio».

«Ci siamo premurati di scrivere al senatore Scalfarotto, diffidandolo dal fare dichiarazioni mendaci nei nostri confronti - ha concluso Bizaj - Preciso che noi inoltriamo le trascrizioni e non le lettere originali per salvaguardare i detenuti che di loro pugno ci scrivono e che potrebbero essere riconosciuti dalla grafia. Perchè noi abbiamo a cuore i diritti e le sorti dei detenuti e non ci sogneremmo mai di istigare azioni che potrebbero ritorcersi loro contro».

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