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Cronaca Porto San Pancrazio / Lungadige Galtarossa

Violenze in questura, due inchieste. Siulp: «Accostamento è inopportuno»

Il sindacato della polizia chiede di non avvicinare due vicende che hanno avuto diversi sviluppi «in ragione degli assai diversi presupposti investigativi»

Non ci sarebbe solo una ma sono due le inchieste della Procura di Verona sulle presunte violenze inflitte da alcuni poliziotti nelle stanze della questura scaligera. Violenze che avrebbero avuto come vittime cittadini stranieri o senza fissa dimora fermati dagli agenti durante i loro controlli.
L'inchiesta più importante è quella che ha portato a 5 arresti e al coinvolgimento di 17 indagati, tra ispettori e agenti di polizia. La seconda inchiesta è invece più piccola e ha due indagati, un assistente capo e un agente scelto della squadra Volanti di Verona. La particolarità di questa seconda indagine è che si concentra su un fatto avvenuto nel febbraio 2022 e quindi prima rispetto agli abusi di cui si sarebbero macchiati i cinque poliziotti arrestati nei giorni scorsi.

Il sindacato di polizia Siulp di Verona chiede però di non confondere le due inchieste, che sono distinte e parallele, ma soprattutto di non supporre che all'interno della questura di Verona ci sia stato «un atteggiamento lassista» nei confronti dei poliziotti indagati. «Il procedimento penale che interessa i due colleghi della seconda indagine ha visto un autonomo sviluppo in ragione degli assai diversi presupposti investigativi - ha spiegato il segretario provinciale del Siulp Davide Battisti - Ed infatti, già lo scorso 6 dicembre si è celebrato l’incidente probatorio, nel corso del quale sono stati sentiti, in contraddittorio, i denuncianti. La Questura ha condotto scrupolose verifiche amministrative attivando nei confronti dei poliziotti interessati un procedimento disciplinare. Anche attivando cautele eccezionali, quali la temporanea sospensione dal servizio. Non vogliamo, né prima ancora possiamo, entrare nel dettaglio dell’inchiesta interna. Ci limitiamo a segnalare come i colleghi siano stati riammessi in servizio una volta accertata l’insussistenza dei presupposti cautelari che ne avevano determinato la sospensione. Proprio la constatazione che le indagini si sono svolte in parallelo a quelle relative all’altro più corposo filone di inchiesta, rappresenta un evidente indicatore della implausibile analogia tra le due indagini».

«Accertare che alcuni si sono resi responsabili di condotte indegne non può voler dire che ogni denuncia nei confronti di un poliziotto è aprioristicamente meritevole di essere apprezzata come vera», ha concluso Battisti.

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