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Qualità dell'aria, i dati del doppio monitoraggio Arpav in Valpolicella

Il mezzo mobile dell'agenzia è stato posizionato in estate e in inverno a Negrar e San Pietro in Cariano. Entro i limiti gli ossidi di azoto, diversi invece gli sforamenti per le PM10 e l'ozono

Sono disponibili qui gli esiti delle campagne di monitoraggio sulla qualità dell'aria che Arpav ha svolto in due comuni della Valpolicella, San Pietro in Cariano e Negrar. Le rivelazioni sono state fatte in due periodi dell'anno, in estate e in inverno. A San Pietro in Cariano, il mezzo mobile dell'Arpav è stato posizionato in via Chopin dal 20 giugno al 4 agosto 2017 e dal 20 novembre 2017 all'11 gennaio 2018. A Negrar, invece, il mezzo mobile ha raccolto dati sull'aria dalla postazione di via Francia dal 21 giugno all'1 agosto 2017 e dal 24 novembre 2017 al 12 gennaio 2018. Le campagne sono state dunque effettuate più o meno negli stessi periodi e questo ha permesso di confrontare i dati ricevuti relativamente alla concentrazione nell'aria di PM10, ossidi di azoto e ozono.

Per quel che riguarda gli ossidi di azoto, in entrambi i siti non sono stati registrati superamenti dei limiti imposti dalla legge. Più problematica invece è la presenza di PM10 in inverno e di ozono d'estate.

Il valore medio annuale di 40 µg per metro cubo d'aria stabilito dalle norme per le PM10 è stato rispettato sia a San Pietro in Cariano e sia a Negrar, nonostante si siano registrati in entrambi i siti degli sforamenti del valore massimo giornaliero consentito di 50 µg per metro cubo d'aria. I superamenti dei valori limite di ozono nell'aria in estate sono stati superiori, soprattutto a San Pietro in Cariano dove si registrano dati peggiori rispetto anche a Verona.

In ambedue i siti, inoltro, appare significativa la concentrazione di idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) nel periodo invernale, con valori di benzo(a)pirene pari a 1.8 ng/m3. A San Pietro in Cariano il confronto con la campagna condotta nel 2008 evidenzia un aumento del benzo(a)pirene in periodo invernale da 0.14 ng/m3 a 1.87 ng/m3 nel 2017. E Arpav ipotizza che questo aumento sia legato alla maggiore diffusione dell'uso dei combustibili solidi, come legna e pellet, per il riscaldamento domestico.

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