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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Carenza di medici di base in città, in arrivo due equipe in zona Stadio

Soluzione temporanea dell'Ulss 9 Scaligera, ma la consigliera Bigon chiede alla Regione di «intervenire a monte». E il consigliere Bozza suggerisce: «Velocizziamo l'iter delle graduatorie e realizziamo nuovi modelli organizzativi»

Le prime inquietudini erano state espresse nei quartieri della seconda circoscrizione di Verona, dove i pensionamenti rischiano di lasciare senza medico di base tanti cittadini. Ma ormai la carenza di medici di medicina generale si è estesa a tutto il capoluogo. Ed è presente in diverse zone della provincia, dove l'Ulss 9 Scaligera ha attivato la soluzione tampone del Servizio Medico Distrettuale, una sorta di guardia medica diurna e potenziata che copre i bisogni sanitari di chi è rimasto senza medico di famiglia.

A Verona città si erano allarmati i cittadini di Quinzano, Parona e Avesa, quartieri dove non sembra esserci un ricambio tra i medici di base. Quindi non sembra esserci nessuno pronto a prendere il posto di quei camici bianchi prossimi al pensionamento. Ma anche al di fuori della seconda circoscrizione la situazione è simile. Nei quartieri Stadio, Chievo e San Massimo andranno presto in pensione dei medici di famiglia senza che ci siano colleghi pronti a sostituirli.

Ecco allora pronta la soluzione temporanea dell'Ulss 9 Scaligera, la quale attiverà due squadre di medici che si faranno carico delle cure primarie dei veronesi senza medico di base. Saranno attive nel quartiere Stadio, ma anche in altre zone della città saranno cercate sistemazioni dove poter ospitare gli ambulatori.

«Le due equipe che l'Ulss 9 mette in campo per tamponare la falla gigantesca determinata dalle carenze e dai pensionamenti dei medici di famiglia, seppur dettata da buona volontà, non può rappresentare la soluzione ad un problema dalla crescita esponenziale», ha commentato la consigliera regionale veronese del Partito Democratico Anna Maria Bigon.
Infatti, secondo i dati emersi da una recente ricerca realizzata dal PD sui medici di famiglia in Veneto, il Veronese risulta essere il territorio con maggior numero di aree carenti e con 352 medici vicini alla pensione. «Di fronte a questo scenario, che vivrà tra il 2023 e il 2024 il suo picco di pensionamenti, è evidente che non ci si può limitare a mettere i sacchi di sabbia - ha concluso Bigon - Bisogna intervenire a monte ed è la Regione che deve mettersi in prima fila in questo lavoro. Eppure, la giunta regionale mostra di non sentir ragione. Ad esempio, la nostra proposta di destinare 10 milioni per il supporto amministrativo dei medici di famiglia, in modo da scaricarli dalle incombenze amministrative, è stata respinta».

Mentre per il consigliere regionale di Forza Italia Alberto Bozza «occorre agire su due piani: in primis velocizzare l’iter delle graduatorie; e parallelamente realizzare nuovi modelli organizzativi, con lo sviluppo della medicina di gruppo e dei i poli-ambulatori e con condizioni favorevoli per la cessione degli immobili ai nuovi professionisti nelle aree più isolate».
«Oggi ci sono troppe lungaggini, così accade che quando viene aperta la graduatoria non ci sono più medici disponibili perché, nel frattempo, hanno trovato posto in ospedale o nel privato - ha spiegato Bozza - Invece occorre programmare a automatizzare le graduatorie per l’inserimento dei nuovi medici anche in base alle previsioni di pensionamenti. Inoltre, devono essere creati dei team di medici che lavorino assieme in una macro-area e che, ruotandosi, coprano anche le zone più periferiche o le frazioni dei comuni montani».

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